Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui               29 Aprile 2021 - 17 Iyar 5781
L'OMAGGIO DI MATTARELLA ALLA SCRITTRICE E TESTIMONE DELLA SHOAH 

Il Quirinale si inchina a Edith Bruck

“Ricordare è una sofferenza, ma non mi sono mai sottratta. Anche illuminare una sola coscienza vale la fatica e il dolore di tenere vivo il ricordo di quello che è stato. Per me la memoria è vivere e la scrittura è respirare”.
Instancabile voce di Memoria, Edith Bruck è una luce e un punto di riferimento per molti. A coronamento di un percorso che è passato e continua a passare anche attraverso libri straordinari (come l'ultimo, Il pane perduto, in lizza al Premio Strega) la scelta del Capo dello Stato Sergio Mattarella di conferirle quest’oggi il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Il suo simbolico ringraziamento a nome di tutto un Paese. 
"Quando ho saputo di questa onorificenza - ha detto Edith - ho pianto". 

L'INTERVISTA CON PAGINE EBRAICHE

"Anziani, una fragilità da tutelare"

“Vivo tutto il mio tempo in casa, esco pochissimo. Scherzando con gli amici dico che il mio è un po’ un bunker, il bunker Bruck”, ci ha raccontato recentemente. L'occasione era il primo anno di pandemia, al centro di uno speciale approfondimento a più voci. 
Lo Strega, per lei, non è una novità: era già stata in lizza nella cinquina finale, nel 1974, con Due stanze vuote. “In casa mi sento protetta. D’altronde, anche senza Covid, non sono mai stata troppo mondana. Penso molto. Forse, per la mia salute, penso anche troppo. Ed è da questa attività – dice Bruck – che scaturiscono pensieri non troppo positivi”.
La sua impressione è che, anche stavolta, l’umanità non stia imparando dai suoi errori. Persistendo così in modo inquietante nelle storture, nelle miopie e negli eccessi che rischiano di mandare in frantumi una società. “Pensiamo al Covid: si elencano i morti – accusa – come se fossero noccioline. E pensiamo agli anziani, visti il più delle volte come un peso, un fastidio di cui liberarsi al più presto. Il modello verso cui tendiamo è quello di una crescente disumanizzazione. Andiamo a marcia spedita, a me pare, verso un mondo caratterizzato da un sempre più marcato egoismo, da una non voglia di condividere. La verità è che al mondo manca l’amore. Che è sempre la miglior medicina”.
Il generale imbarbarimento ha radici più profonde del Covid. “La gente – sostiene Bruck – è da tempo ormai che si è allontanata. Nella società della comunicazione, bisogna dirselo, non c’è più comunicazione. Ognuno è chiuso nel suo piccolo mondo, non ci si parla davvero più”.
C’è di che esserne sopraffatti, per un animo sensibile come quello di Edith. Che però, come ha rilevato Furio Colombo nel proporla per lo Strega, ha dalla sua una “misteriosa e straordinaria letizia” che le permette di affrontare, con la forza delle sue idee e dei suoi sentimenti, il particolare periodo contingente.
Tra le iniziative in cui è stata coinvolta in questi mesi menziona con piacere la commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria alla fascia di popolazione più anziana voluta dal governo. Presieduto da monsignor Vincenzo Paglia, gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, il gruppo di lavoro è composto da professionalità diverse. Prezioso tra gli altri è proprio il contributo di Edith Bruck. “La mia proposta – racconta – è stata soprattutto una: dare agli anziani più spazio. Nei giornali, in televisione. C’è bisogno della loro voce. E non solo al tempo del virus”.

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IL PANE PERDUTO - FURIO COLOMBO SPIEGA LA SUA SCELTA 

"Un bel libro su una storia atroce: 
contraddizione che lo rende grande"

Ogni libro scritto da Edith Bruck è poesia, travolgente emozione. Anche e soprattutto quando esplora temi difficili e dolorosi. Quando mette a nudo le sue ferite.
Il pane perduto (La nave di Teseo), l’ultima sua prova, continua questa tradizione di altissima letteratura. A proporlo alla direzione del più prestigioso premio italiano il giornalista ed ex parlamentare Furio Colombo, artefice della legge che ha istituito in Italia il Giorno della Memoria, che parla con Pagine Ebraiche di libro “denso e portatore di verità”, caratterizzato da “bellezza letteraria, stilistica, di sentimenti”.
L’autrice vi ripercorre la propria vita, segnata in gioventù dalla deportazione nei campi di sterminio. Un confronto dal quale mai si sottrae, consapevole del fatto, come ha affermato in una intervista con L’Osservatore Romano dalla quale è scaturita la richiesta d’incontro e la recente visita nel suo appartamento di papa Bergoglio, che “illuminare una sola coscienza vale la fatica e il dolore di tenere vivo il ricordo di quello che è stato”. Il pane perduto, prosegue Colombo, “è un bel libro su una storia atroce: e questa contraddizione impossibile lo fa ancora più grande”.
Tra i due l’amicizia è da tempo profonda. “Siamo praticamente coetanei, ricordiamo le stesse persone, le stesse situazioni”, osserva Colombo. “Edith Bruck è una Testimone della Shoah, ma ancor prima di ciò, un po’ come Primo Levi, una grande scrittrice. Quando nelle scuole incontra i ragazzi, quell’esperienza li scuote e trascina. Le sue parole e la sua poesia sono un dono”. 
Una capacità di smuovere sentimenti forti che il tempo sospeso della pandemia non sembra aver intaccato. “Edith affronta un momento di vita molto difficile. Di solitudine e isolamento in un mondo che si fa sempre più incattivito. Lo fa però – conclude Colombo – con misteriosa e straordinaria letizia”.

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