David
Sciunnach,
rabbino
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“Questa
sarà la Legge di colui che è affetto da tzaràt… Egli sarà condotto al
sacerdote…” (Vaikrà 14, 2). Il grande Rabbì Yakòv Krantz conosciuto
come il Maghìd di Dubnav diceva riguardo a questo: Molte persone
sottovalutano e disprezzano i divieti legati alla lashòn ha rà –
maldicenza.
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David
Assael,
ricercatore
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È
di questi giorni la notizia che la Corte amministrativa egiziana ha
respinto un ricorso contro la decisione del Ministro dell’Interno di
espellere dal Paese un cittadino libico perché omosessuale.
Già da tempo si hanno notizie di raid governativi contro i locali gay
per presunti reati contro la morale pubblica e cose di questo genere.
Naturalmente, non un sussulto da parte di chi denuncia Israele come
Stato di apartheid, non una flottiglia o manifestazione. A parte questo
dato, a cui siamo tutti abituati, la notizia è lacerante per la
coscienza ebraica, vista la frequente legittimazione di Israele da
parte di Al Sisi da quando è al potere. Si rinnova il conflitto fra
l’adesione a valori universali e la necessaria protezione del proprio
particolare. Da quale parte stare?
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Museo della Shoah, aggiudicato l'appalto |
Come
anticipato ieri sul nostro notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24,
via libera del Comune di Roma per la realizzazione del Museo della
Shoah a Villa Torlonia con l’aggiudicazione (con copertura finanziaria
di oltre 16 milioni di euro) della gara d’appalto.
A darne notizia era stato Silvio Di Francia, consulente del sindaco
Marino e già assessore della Giunta Veltroni, nel corso del convegno
“Quale memoria per quale società? I musei della Shoah nel terzo
millennio” svoltosi a Palazzo Montecitorio. “Museo della Shoah, dal
Campidoglio arrivano 16 milioni” titola il Corriere della sera
sottolineando come “nella tormentata storia del museo romano, un altro
passo significativo si compie”. Nel dare notizia dell’accaduto,
Repubblica indica nella prossima riunione del cda della Fondazione un
momento decisivo nella definizione degli assetti interni. In
quell’occasione infatti il Consiglio dovrà decidere se accettare o meno
le dimissioni del presidente Leone Paserman.
Erdogan contro Bergoglio. Dopo le dichiarazioni di papa Bergoglio a
cento anni dal genocidio degli armeni mai riconosciuto dalla Turchia,
arriva la gelida risposta del presidente turco Recep Erdogan che ieri,
durante l’Assemblea degli esportatori turchi, ha invitato il papa a non
ripetere “i suoi errori”. Erdogan ha poi attaccato i cosiddetti
“politici e religiosi che si mettono a fare gli storici” e che “non
dicono delle verità ma stupidaggini” (Corriere della Sera).
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il monito del presidente ucei
"Il mondo civile reagisca
alla strage di innocenti"
“Rivolgo
un pensiero, commosso, solidale e straziato dal dolore, alle comunità
musulmane e cristiane che, solo per credere nella propria religione,
sono vittime di atroci sofferenze in Asia e in Africa e subiscono vere
e proprie stragi di innocenti. Il mondo civile non può più rimanere
fermo, paralizzato dalle proprie divisioni, ma creare una grande
alleanza che protegga gli innocenti e gli indifesi e che sconfigga i
vili e barbari portatori e predicatori di morte. Lo ha affermato il
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna
intervenendo ieri nel corso del convegno ‘Quale memoria per quale
società? I musei della Shoah nel terzo millennio’ che ha richiamato un
folto pubblico, istituzionale e non, a Palazzo Montecitorio. “Cultura e
Memoria – ha spiegato il presidente UCEI – sono le parole chiave, gli
antidoti affinché la nostra società sia consapevole dei propri valori
fondamentali e irrinunciabili, primo tra tutti il rifiuto di ogni
deriva fanatica e fondamentalista che finisce per diventare assassina
contro chiunque venga considerato diverso”.
Svolgendo una riflessione attorno al tema del convegno, Gattegna ha poi
sottolineato come si tratti di un quesito che deve essere posto con
grande determinazione, “per non dimenticare che l’Italia fascista, nel
secolo scorso, ha avuto una storia drammaticamente intrecciata con
quella della Germania nazista e insieme hanno diffuso i virus
dell’intolleranza etnica, della xenofobia, del razzismo e
dell’antisemitismo”. Virus che una volta inoculati è difficile
debellare del tutto. E infatti, è stato rilevato, serpeggiano ancora
nel nostro continente, spesso mascherati, ma sempre ispirati agli
stessi principi. “Principi abbietti e aberranti – è stato detto – che
il regime fascista introdusse nelle leggi razziste del ’38 allorché,
riunito in questo stesso palazzo, il Parlamento di allora si coprì di
vergogna votandole all’unanimità”.
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COMICS&JEWS E ANIMAZIONE Cartoons on the Bay con Nyosha Israele protagonista a Venezia
Apre
domani a Venezia, nella prestigiosa sede della Rai, l’edizione 2015 di
Cartoons on the Bay, il festival dedicato all’animazione e al
crossmediale che vedrà nei prossimi giorni una fortissima presenza
israeliana. È infatti Israele il paese ospite d’onore di questa
trentesima edizione del festival, e numerosi sono gli esponenti del
mondo dell’animazione che presenteranno le loro opere in laguna. Albert
Hanan Kaminski, uno dei più grandi registi di lungometraggi e serie
televisive al mondo, riceverà il Pulcinella Award alla carriera, e nel
primo giorno del festival, che coincide quest’anno con Yom haShoah,
protagonista sarà Liran Kapel, con il suo pluripremiato cortometraggio
basato sulla storia di una sopravvissuta alla Shoah. “Nyosha”, che
racconta i sogni di una bimba di dieci anni convinta che se riuscirà a
comprarsi un paio di di scarpe riuscirà a salvarsi, sarà proiettato
durante la cerimonia di apertura.
a.t. Leggi
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serie tv
L'identità dei Mad Mensch
L’ombroso
protagonista della serie tv Mad Men, Don Draper, bussa, ma la porta è
aperta. Tiene stretta a sé una torta confezionata e viene mestamente
accolto in una shivah, la commemorazione dei sette giorni di lutto che
gli ebrei osservano in casa quando perdono un famigliare. Ha ancora
vivido il ricordo di Rachel Menken, l’ereditiera proprietaria di un
grande magazzino, con la quale aveva intrecciato uno dei suoi tanti
amori turbolenti. Menken era il cliente, lui il pubblicitario più
ambito di Madison Avenue. Mentre si guarda intorno vede le scarpe
abbandonate all’entrata e gli specchi coperti da un telo; un uomo con
la kippah gli chiede di poter essere il decimo uomo del minian per
recitare il kaddish. Interviene però prontamente la sorella di Rachel
che dice lapidaria: “Non può, non è ebreo”. Draper osserva affascinato
gli uomini in preghiera, strizza l’occhio vitreo e se ne va.
Dissolvenza.
Si apre così la seconda parte dell’ultima stagione del telefilm sui
pubblicitari newyorchesi che ha travolto buongustai, cultori delle
sceneggiature d’autore e nostalgici dell’America anni ’60 tutta
vestitini pastello e locali annebbiati dal fumo delle sigarette. Una
scelta, quella del creatore Matthew Weiner che conferma l’impostazione
profondamente ebraica del serial. Nato a Baltimora da una famiglia
ebraica, lo scorso 29 marzo Weiner è stato protagonista di un incontro
al Museum of Jewish Heritage di New York proprio per discutere le
radici delle sue origini nella creazione di Mad Men con il critico
televisivo Matt Zoller Seitz: “Sono cresciuto a Los Angeles e molte
persone non credevano fossi ebreo, il che per la generazione dei miei
genitori suonava come un complimento, ma questo mi ha permesso di
cogliere tante frasi o impressioni direttamente. In Mad Men ho voluto
ricreare quella barriera che rendeva New York frammentata. La prima
puntata inizia con Don Draper che fa una ricerca di mercato e
intervista un cameriere afroamericano, un uomo troppo vecchio per
lavorare e con una divisa troppo stretta per lui. Il padrone del locale
interviene e rozzamente chiede se il cameriere lo stava infastidendo.
Volevo raccontare il pregiudizio e la segregazione".
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Ticketless
- Il poeta ribelle |
La
polemica del Corriere tra il regista Mario Martone ed Ernesto Galli
Della Loggia intorno al film su Leopardi, “Il giovane favoloso”, una
volta tanto, nobilita la prima pagina dei nostri quotidiani, allentando
la morsa dei fatti di sangue. Non mi è piaciuto il film di Martone: il
ritratto del poeta malato attenua, fino a negarla, la grandezza del
filosofo, dello studioso – oltre che del poeta. Martone lamenta la
censura cattolica nei confronti del ‘poeta ribelle’, in verità ci
restituisce un ritratto scolastico nel senso più modesto del termine
(il difficile rapporto con le donne di un uomo deforme, una Silvia che
assomiglia alla Bellucci)… Galli, correttamente, ribatte ricordando gli
studi della miglior critica leopardiana non-cattolica, da De Sanctis in
avanti.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Gli ebrei e le parole |
Il
libro “Gli ebrei e le parole. Alle radici dell’identità ebraica”,
scritto congiuntamente da Amos Oz e sua figlia Fania Oz-Salzberger
(storica di grande statura, docente presso l’Università di Haifa),
recentemente pubblicato in Italia dalla Feltrinelli, offre un’analisi
suggestiva, acuta e originale della vexata quaestio di cosa significhi,
ieri e oggi, ‘essere ebreo’. Un’investigazione di ampio respiro,
improntata a leggerezza, ironia e sense of humour, che è anche una
sorta di storia universale degli ebrei, considerata dal particolare
punto di vista del rapporto privilegiato del ‘popolo del Libro’ con la
scrittura. Un rapporto che, secondo gli autori, rappresenterebbe la
principale chiave interpretativa del controverso problema identitario:
perché sarebbe proprio intorno a tale rapporto che tale identità, da
sempre, si fonda, si costruisce, si trasforma e si pone in crisi,
attraverso atti di fedeltà e conservazione, di innovazione e
trasformazione, di ribellione e tradimento: ma che comunque si
consumano, sempre, attraverso lettere, parole, libri.
Francesco Lucrezi, storico
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