LA NUOVA PREMIER, FIGLIA DI UN SOPRAVVISSUTO ALLA SHOAH  

Élisabeth Borne, Primo ministro di Francia 
"Dedico questa nomina a tutte le bambine" 
 

“È una comunità che è mia, che ha partecipato alla storia della Repubblica e che ha il suo posto nella Repubblica”, così Élisabeth Borne aveva parlato della Comunità ebraica francese in un'intervista rilasciata a un emittente locale. Figlia di un sopravvissuto alla Shoah di origine polacca, Borne è stata nominata dal presidente Emmanuel Macron nuovo Primo ministro di Francia. Considerata una figura tecnica, ministra del Lavoro proveniente dalle fila della sinistra, è la seconda donna a guidare l'esecutivo nella storia del paese. “Voglio dedicare questa nomina a tutte le bambine di Francia: andate in fondo ai vostri sogni, niente deve frenare la battaglia per il posto delle donne nelle nostre società”, le sue parole durante il passaggio di consegne (nell'immagine) con il suo predecessore, Jean Castex.
Borne, 61 anni, è nata e cresciuta a Parigi. I genitori erano Marguerite Lecèsne, farmacista della Normandia, e Joseph Bornstein, rifugiato ebreo dalla Polonia. Il padre, morto quando la figlia aveva soli undici anni, era arrivato in Francia nel 1939, fuggendo dall'invasione tedesca. Con l'avanzare dei nazisti, scelse di entrare nella Resistenza transalpina per poi essere catturato. Nel 1944 fu deportato ad Auschwitz-Birkenau insieme al padre, al fratello maggiore Leon e al fratello minore Albert, che furono tutti giustiziati all'arrivo nel lager. Lui sopravvisse e tornò in Francia dove si ricongiunse con un altro fratello, Isaac. Poi nel 1972 l’improvvisa scomparsa. Borne ha raccontato la difficoltà di crescere solamente con la madre. Nonostante le difficoltà, si distinse negli studi. 

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LA PRIMA CONFERENZA AGRITECH A NAPOLI

"Italia e Israele, insieme nell'agricoltura
per garantire la sicurezza alimentare"
 

Lavorare per garantire la sicurezza alimentare a livello globale. Allo stesso tempo implementare un sistema produttivo sempre più sostenibile ed efficiente. Obiettivi ambiziosi, condivisi da Italia e Israele che vogliono diventare, insieme, un punto di riferimento internazionale nel settore agroalimentare. E vogliono farlo a partire da Napoli, dove in queste ore i due paesi hanno lanciato la conferenza “Techagriculture: l'agricoltura incontra l'innovazione”. Una tre giorni - organizzata da Confagricoltura e dall'ambasciata di Israele in Italia, in collaborazione con l'Università Federico II e il Comune di Napoli, con il patrocinio di tre ministeri, Affari esteri, Sud e Agricoltura - dedicata a sviluppare nuove e concrete collaborazioni, con la condivisione dei rispettivi know how in primo luogo tra le aziende dei due paesi. Ma con lo sguardo rivolto oltre i rispettivi confini, come hanno voluto evidenziare le autorità intervenute all'incontro. Tra loro, il capo della diplomazia italiana Luigi Di Maio, la ministra per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna e il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli. Richiamando gli oltre vent'anni di collaborazione tra Italia e Israele, Di Maio ha evidenziato “i reciproci vantaggi già ottenuti e le potenzialità della cooperazione italo-israeliana nei settori ad alto contenuto tecnologico, tra cui la l'agritech e il foodtech”. Per il ministro “l'importanza di adottare soluzioni coordinate nella risposta a sfide comuni quali il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare e l'efficientamento produttivo” sono “sfide la cui urgenza è resa ancora più impellente dalle conseguenze, non solo nel breve, ma anche nel medio e lungo periodo che la guerra in Ucraina potrà proiettare sugli equilibri internazionali”. Su questa linea anche la riflessione dell'ambasciatore d'Israele Dror Eydar, che ha definito il summit “un segnale di speranza”..

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LA PRESENTAZIONE DEL VOLUME DI LIANA ELDA FUNARO

Isacco Artom, uno statista da riscoprire

“La scuola del silenzio. Nelle intenzioni di chi ha scritto questo libro, il titolo, che riprende una bella espressione di Isacco Artom, riassume uno stile di vita, un senso di riservatezza fattiva, di pudore nel mettere in pubblico i successi personali. Per me che scrivo queste righe di introduzione, il titolo andrebbe capovolto: è il silenzio su quella scuola che m’induce a riflettere. Perché così tanti anni sono stati necessari per avere un profilo esauriente di una figura così luminosa, che racchiude in se stessa un modo di essere cittadini, di pensare la politica, di ripensare all’identità dell’ebraismo nella società moderna?”. A firmare questo interrogativo, lo storico Alberto Cavaglion nella prefazione del volume di Liana Elda Funaro, La scuola del silenzio. Per un profilo di Isacco Artom (ed. Salomone Belforte). Un testo che, come hanno ricordato i relatori del recente incontro a cura dell’Archivio Ebraico Terracini, rappresenta un lavoro fondamentale per comprendere il segno lasciato da Artom (1829-1900), grande statista astigiano e segretario personale di Cavour, nella storia italiana. A presentare assieme all'autrice il volume all’Archivio di Stato di Torino, il presidente della Comunità ebraica della città Dario Disegni, gli studiosi del Risorgimento italiano Adriano Viarengo, Silvano Montaldo, Rosanna Roccia, assieme alla presidente dell'Archivio Ebraico Terracini, Bianca Gardella Tedeschi. A chiudere i lavori della tavola rotonda, il vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni.

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IL PROGRAMMA SPECIALE ALL'INTERNO DEL LUCANIA FILM FESTIVAL 

Da Venosa a Matera, tracce di identità ebraica 

Un viaggio all’insegna del mondo ebraico, dei suoi molti stimoli sia culturali che spirituali e della sua “poliedrica lettura”.
A proporlo “Tracce ebraiche”, il programma speciale della 23esima edizione del Lucania Film Festival al via quest’oggi. Tra Venosa e Matera, quattro giorni di incontri declinati nel segno della musica, della danza, del cinema, della letteratura e della cucina. Un’occasione, inoltre, per parlare di quella fondamentale testimonianza (non solo storica) costituita dalle catacombe locali.
Non a caso la rassegna si aprirà con un forum dedicato a questo sito, in una prospettiva sia di tutela che valorizzazione, con intervento tra gli altri del presidente del Centro di Studi ebraici Giancarlo Lacerenza. Tra i numerosi appuntamenti in programma nei giorni successivi a Matera una lezione di Asher Salah su “Italia e Israele allo specchio: rappresentazioni dell’altra nazione nelle cinematografie dei due paesi”, la performance di danza contemporanea “Jewish Soul” a cura di Mario Piazza, una testimonianza sull’ortoprassi della cucina ebraica da parte del rav Ariel Finzi, un laboratorio di scrittura ebraica animato da Anna Linda Callow. Mentre Miriam Camerini, Manuel Buda e altri artisti proporranno al pubblico vari spettacoli a tema dal loro repertorio.

 

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PROROGATA FINO AL 3 LUGLIO L'ESPOSIZIONE DEL MEIS

Oltre il ghetto, dentro e fuori
una mostra per l'estate 

Dall’emblematico dipinto “Ester al cospetto di Assuero” al quadro, mai esposto prima, “Il rapimento di Edgardo Mortara”. Dalle chiavi del ghetto di Ferrara alla rara tavola decorata della sukkah di Praglia. Opere di grandissimo valore storico e artistico, ma anche chiavi per raccontare e comprendere secoli di storia dell’ebraismo italiano. Sono le opere protagoniste della terza grande mostra del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara Oltre il ghetto. Dentro&Fuori a cura di Andreina Contessa, Simonetta Della Seta, Carlotta Ferrara degli Uberti e Sharon Reichel. Inaugurata nell'autunno 2021, in questi mesi l'esposizione ha ricevuto grande attenzione da parte del pubblico e per questo il Meis ha deciso di prorogarla ancora un po' e mantenerla aperta fino a domenica 3 luglio.

 

MIDORLEDOR, L'INIZIATIVA A ROMA 

Patrimonio culturale ebraico,
un laboratorio di idee e stimoli
 

Molte idee e proposte hanno caratterizzato Yom Iyun, la mattinata di approfondimento dedicata alla trasmissione del patrimonio culturale ebraico che si è svolta a Roma nel segno del progetto MiDorLeDor nato dalla collaborazione tra Taube Center for Jewish Life and Learning, AEPJ e UCEI. L’evento romano, tenutosi nella sede del Centro Bibliografico UCEI, ha rappresentato un’occasione per fare il punto su un percorso in molte tappe, scandito in particolare dall’organizzazione di numerosi seminari (sia online che in presenza) che hanno visto al centro temi come “Comunicare il patrimonio nel crocevia delle culture”, “La musica come specchio del patrimonio ebraico e dei suoi minhagim”, “Identità ebraiche. Le comunità dall’emancipazione ad oggi”, “Creare contenuti culturali”.

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Colonne sonore
Oggi il mondo è un po' più triste, e il cielo un po' più buio. È arrivato il fatale annuncio: la Apple non produrrà più l'iPod. 
Per innumerevoli anni ho potuto godere della sua ineffabile e irrinunciabile compagnia, ai mari e ai monti, in casa e per la strada, nel coricarmi e nell'alzarmi. 160 giga di gioia e piacere assoluti, dramma e serenità. Serenità, soprattutto, e distanza, distanza dai fastidi quotidiani. Emozioni a ogni passo, minuto dopo minuto. Un jukebox di cinquantamila brani di classica fra cui scegliere, duecentoquindici giorni filati di musica, selezionata brano per brano, esecuzione per esecuzione. Musica che è stata colonna sonora di una vita.
Dario Calimani
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Inguaribili ingenui
Finlandia e Svezia hanno manifestato la loro intenzione di diventare membri della Nato (North Atlantic Treaty Organization). Sennonché, ambedue sono Stati membri dell’Unione Europea. L’art. 42 (7) del Trattato sull’Unione europea dispone che “Qualora uno Stato membro subisca un'aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Ciò non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri. 
Emanuele Calò
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Interessi europei e solidarietà in bilico
La guerra russa all’Ucraina prosegue implacabile senza trionfi decisivi alimentando una resistenza sempre più tenace, e intanto nel dibattito pubblico l’appoggio quasi unanime al Paese aggredito comincia a diminuire, a lasciare il posto alle riserve ai dubbi alle critiche aperte al Presidente Zelensky e alla sua continua richiesta di armi per difendersi. Accanto a questo intiepidirsi della partecipazione collettiva e dell’empatia col popolo ucraino iniziano a emergere considerazioni molto pragmatiche (anche un po’ ciniche ed egoiste, direi) sul prezzo esorbitante che l’Europa dovrà pagare a causa di questa situazione, sull’impossibilità di rinunciare del tutto al gas russo, in genere sulle gravi conseguenze economiche provocate dall’insieme delle sanzioni alla Russia.
David Sorani
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