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26 giugno 2012 - 6 Tamuz 5772
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Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

Perché è proprio Qorakh il prototipo della ribellione e della discordia? In fondo le sue tesi sono ragionevoli e convincenti e oltretutto riconducibili a una profonda idea religiosa: “...tutta la Comunità è composta da persone sante...” (Bemidbar, 16; 3). La kedushah di Israele non può essere esclusivo appannaggio di pochi eletti, sostiene Qorakh! Spesso però la disgregazione nasce proprio quando una nobile causa si trasforma in un un’ideologia di partito, quando sotto al manto di una giusta idea si camuffa un disegno politico, populista e demagogico, che con la Torah ha poco a che vedere. Qorakh non è altro che un rivoluzionario, mosso da forti ambizioni personali, che una volta raggiunto il potere si sarebbe probabilmente trasformato nel capo dei ghigliottinatori!

Dario
 Calimani,
 anglista



Dario Calimani
L’antisemitismo cresce. Ma, per vedere positivo, si potrebbe anche dire che l’interesse per gli ebrei non accenna a diminuire. E infatti escono studi – come quello di Marina Caffiero – che arricchiscono la nostra conoscenza dell’antisemitismo cristiano. Ma escono anche studi che cercano di indagare invece la ‘cattiveria degli ebrei’, per i quali si applica la regola secondo la quale - essendo essi molto uniti e sempre in accordo fra di loro, come si sa (!) - quando uno è cattivo tutti sono cattivi. E questa regola vale naturalmente solo per gli ebrei. Escono dunque studi sul rapporto fra sionismo e fascismo, ad esempio, magari ulteriormente sfruttati da nobili recensori per dimostrare un patto scellerato fra sionismo e nazismo che, trasformando gli ebrei in vittime, costituisse l’alibi per la creazione di uno stato ebraico. Ora, indagare e leggere la storia fa bene alla salute, ma deformarne così la lettura è demoniaco. E fa male all’animo, specie quando si veda che il tentativo è quello di confermare che gli ebrei non meritano compassione, che sono sempre stati corrotti e cospiratori, e che si sono sempre presentati come vittime per controbilanciare quella vittima che essi stessi hanno prodotto uccidendo il Cristo-dio. Questa corrente di studi e di pensiero è il passatempo preferito che unisce in una gloriosa impresa storiografica a sfondo antisemita ambienti a tendenza negazionista: il cattolicesimo integralista, il fascismo inveterato, ma anche (con visione paganizzata) il comunismo vecchio stampo. Chiamano la loro 'libertà di ricerca storica'. E non si sa se ne rimanga offesa in tal modo la storia, la ricerca o la libertà. Forse tutte e tre. Ciò che più preoccupa è che, per pura superficialità, a certa s/cultura di questo tipo che gira anche online venga da qualcuno di noi riconosciuta affidabilità. E non facciamo nomi per non pubblicizzare il nulla.

davar
Mario Scialoja (1930-2012)
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:

“L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane partecipa al dolore dei musulmani d'Italia per la scomparsa dell'ambasciatore Mario Scialoja. Protagonista del dialogo interreligioso, Scialoja aveva fatto dell'incontro con l'Altro, nel segno di un confronto sempre positivo sulle radici e sui valori che ci uniscono, l'impegno di una vita spesa per la condivisione del comune destino dell'umanità a prescindere dalle specifiche appartenenze ideologiche, culturali e religiose. Molto intense e proficue le sue relazioni con il mondo ebraico. Anche nei momenti apparentemente più difficili l'ambasciatore si è infatti sempre adoperato in favore della pace e della reciproca conoscenza percorrendo questa strada con grande coraggio e determinazione”.

Israele - Il grande omaggio al contributo degli Italkim
Quando si dice "pochi ma buoni"... La piccola comunità degli Italkim è l'espressione di questo detto, come emerge dal ricco programma del convegno L'Italia in Israele - Il contributo degli Ebrei Italiani alla nascita e allo sviluppo dello Stato d'Israele, che si terrà il 27 e 28 giugno presso il Centro Culturale di Mishkenot Sha'ananim, ai piedi dello storico Mulino di Gerusalemme, fortemente voluto dal filantropo Moses Montefiore, anch'egli di origine italiana.
Il convegno nasce da un'idea della Hevrat Yehudé Italia, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Israele, l’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv, Mishkenot Sha’ananim e con la partecipazione speciale della Regione Puglia, terra storicamente intrisa di ebraismo, rappresentata per l'occasione dall’assessore alla Cultura e al Turismo, Silvia Godelli, che sarà presente a Gerusalemme con un intervento dal titolo La Puglia e gli Ebrei.
Questo convegno è sentito come il naturale seguito di quello tenutosi l’anno scorso per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, in occasione della visita ufficiale del Presidente Giorgio Napolitano in Israele. Allora i diversi interventi mettevano in luce l’affinità ideale con un altro Risorgimento, rappresentato dal nascente movimento sionistico. Quest'anno si è pensato invece di dedicare un evento alla presenza degli ebrei italiani (gli Italkìm) in Israele, prima, durante e dopo la sua nascita come Stato e alla loro partecipazione allo sviluppo della società israeliana.
Tra i temi trattati: la mappa degli Italkìm in Israele, la storia e le idee che caratterizzano questa comunità, l’apporto ai più diversi aspetti della società israeliana, dalla cultura alla scienza, dalla diplomazia all’amministrazione dello Stato, dall’economia alla difesa.
Numerosi e illustri gli oratori, tra i quali Shlomo Avineri, David Cassuto, Sergio Della Pergola, Francesca Levi Schaffer, Sergio Minerbi, Alfredo Rabello, Alessandro Rofé, Manuela Consonni, Lia Addadi, mentre dall’Italia giungeranno il giornalista Paolo Mieli e lo storico Mario Toscano.
Arricchiscono il programma: un’intervista a Martino Godelli, pioniere del sionismo socialista italiano, sopravvissuto ad Auschwitz e immigrato in seguito al kibbutz Netzer Sereni (realizzata con l'aiuto della sede di corrispondenza RAI di Gerusalemme); una mostra fotografica dei momenti più significativi nei rapporti istituzionali tra i due Stati; un concerto di Pizzica, eseguito dal noto gruppo musicale pugliese Kalascima; la proiezione del film San Nicandro, Sefat. Il viaggio di Eti, del regista Vincenzo Condorelli, sull’epopea verso Israele degli abitanti del paese garganico. Verranno inoltre proiettati, per gentile concessione delle Teche RAI, alcuni dei più significativi documentari realizzati da Sorgente di Vita sul rapporto tra Italia e Israele.
Chiude il convegno l’Ambasciatore d’Italia, Luigi Mattiolo, con un intervento sui rapporti tra Italia e Israele, sempre più improntati all’amicizia e alla cooperazione.
E proprio all’ambasciatore Mattiolo, ormai giunto al termine del suo mandato, è in un certo senso dedicato il convegno. Un’occasione per la nostra comunità di salutare e ringraziare lui e la signora Stefania per avere fino alla fine valorizzato e sostenuto concretamente le nostre attività.

Per leggere l'intero programma: http://www.mishkenot.org.il.


Cecilia Nizza, Reponsabile alla Cultura della Hevrat Yehudé Italia


Israele - Quando i numeri (non) fanno la differenza


Dalla scienza alla letteratura. Dall’economia alla politica. Dall’arte alla musica. Tanti sono i contributi degli italiani alla nascita e allo sviluppo dello Stato di Israele nei campi più diversi. Contributi che verranno celebrati a Gerusalemme nel convegno che porterà a confronto italkim e tantissimi ospiti per un appuntamento che, come ha sottolineato l’ambasciatore d'Italia in Israele Luigi Mattiolo, si colloca in naturale sequenza con la conferenza dello scorso anno dedicata al centocinquantenario di unità nazionale. “Sono convinto che l’epopea degli Italkím rappresenti un prezioso retaggio per lo Stato ebraico e sia anche di arricchimento per l’Italia, per la sua memoria collettiva e il suo legame con Israele” le parole di presentazione del diplomatico, in procinto di terminare il suo mandato. Un’occasione dunque anche per salutarlo. “Siamo onorati di essere parte integrante di questo evento per salutarlo e gli auguriamo ogni bene e fortuna per il proseguimento della sua carriera - ha spiegato Uri Dromi, direttore del centro culturale internazionale Mishkenot Sha’ananim, che ha organizzato il convegno insieme alla Hevrat Yehudè Italia e l’Istituto italiano di cultura, con la partecipazione della Regione Puglia.
“Pur esigua numericamente, la comunità degli Italkím si distingue per il suo alto profilo culturale e professionale, e per aver contribuito fattivamente alle innovazioni che pongono lo Stato di Israele all’avanguardia nella ricerca scientifica, tecnologica e agricola. Allo stesso tempo gli Italkím sono legati alla bimillenaria tradizione culturale ebraica italiana, conservandone i riti nella sinagoga di Conegliano Veneto che, assieme al Museo U. Nahon, costituisce il punto di incontro privilegiato della comunità” la descrizione che Eliahu Benzimra, presidente della Hevrat Yehudè Italia ha dato degli ebrei italiani d’Israele. E saranno in tanti a intervenire nel corso del convegno, dal demografo Sergio Della Pergola a Sergio Minerbi, diplomatico già ambasciatore dello Stato ebraico presso la Santa Sede, e poi tra gli altri Lia Romanin Jacur Addadi dell’Istituto Weizmann, Angelo Colorni del Centro nazionale di maricoltura, Angelica Calò Livné, regista ed educatrice, il giurista Alfredo Mordechai Rabello, l'architetto e archeologo David Cassuto, la professoressa Manuela Consonni dell’Università Ebraica di Gerusalemme e Marina Finzi Norsi del Centro di diagnosi e riabilitazione infantile del Ministero della Sanità. In contemporanea la mostra Italia-Israele, 60 anni di relazioni a cura dell’ambasciata d’Italia. D’altronde, come ha messo in evidenza Benzimra, “fin dalla sua costituzione, le relazioni fra la Repubblica Italiana e i suoi rappresentanti in Israele con le istituzioni del popolo ebraico qui e nella diaspora sono state improntate all’amicizia, che si è rafforzata dai giorni indimenticabili dell’aliyah B’. Gli immigrati vecchi e nuovi hanno contribuito a diffondere nella nuova realtà quei valori che rendono l’Italia paese simbolo della cultura”.

rt - twitter@rtercatinmoked


Qui Roma - Alle donne tunisine il Premio Langer
Un riconoscimento all'impegno, alla tenacia e alla passione dimostrata nel portare avanti battaglie coraggiose e difficili. Per le donne e non solo. Si è svolta ieri pomeriggio alla Camera dei Deputati la cerimonia di consegna del premio internazionale intitolato alla memoria dell'europarlamentare trentino di origine ebraica Alexander Langer. Istituito nel 1996, il premio si propone di presentare il lavoro di persone e associazioni non conosciute al grande pubblico ma distintesi per le loro scelte, per l'indipendenza di pensiero e il profondo impegno civile e sociale. A vincere questa edizione, sulla base di un'originaria segnalazione fatta da Bettina Foa, membro del comitato scientifico della Fondazione Langer e funzionario della Comunità Europea, è stata l'Associazione delle donne democratiche tunisine (ATFD), autentico baluardo per la difesa delle donne contro i rischi di regressione culturale legati all'ascesa dell'Islam politico e ancor prima soggetto capace di convogliare le ambizioni, le istanze e le rivendicazioni della metà in rosa di pari passo con la concessione di crescenti diritti e opportunità da parte delle autorità politiche. “Il premio – si legge nella motivazione diffusa dalla giuria – vuole riconoscere la lotta lunga e coraggiosa per i diritti delle donne e per i diritti umani di uno fra i soggetti più significativi che agiscono nel contesto tunisino. Vuole anche sottolineare la centralità della lotta per i diritti delle donne come condizione essenziale per il successo della transizione democratica in una realtà segnata da profondi rivolgimenti. Una realtà che giustamente Alexander Langer, pensando anche al possibile ruolo positivo di un paese come l’Italia, comprendeva nel più ampio spazio euromediterraneo, per il suo essere da molti secoli luogo di incontro e di integrazione fra culture e popoli”. Nata nel 1989 dagli sviluppi di un movimento attivo da alcuni anni, l'ATFD – che oggi conta circa 200 iscritte - ha affrontato lungo tutto l'arco della sua esistenza molte sfide di grande importanza per il progresso sociale e giuridico della Tunisia fronteggiando con un'azione positiva di rinnovamento la strumentalizzazione che lo Stato faceva della questione femminile e il vuoto di strategia dei partiti dell'opposizione sulle questioni della parità delle donne. La giuria riconosce in particolare all'ATFD il merito di essere stata la prima realtà femminista indipendente "a lavorare sui temi dell'uguaglianza e della cittadinanza, in stretta relazione con quelli della democrazia e della separazione tra religione e politica". Come infatti successivamente affermato, “nell'approccio dell'ATFD vi è un legame indissolubile tra lotta femminista e lotta per la democrazia".

Terremoto - Un aiuto a chi soffre
Prosegue la raccolta fondi in soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto. Per chi volesse offrire il suo contributo, specificando nella causale “Terremoto 2012, ecco i dati bancari (codice Iban) delle quattro Comunità ebraiche colpite:





Comunità ebraica di Ferrara: IT09F0615513000000000022715
Comunità ebraica di Mantova: IT19O0503411501000000022100
Comunità ebraica di Modena: IT55W0200812925000102122135
Comunità ebraica di Parma: IT82B0693065940000000001687

In attesa di definizione anche il progetto di ricostruzione che verrà finanziato dalla raccolta lanciata dall’UCEI che vi ha contribuito con una quota dei fondi dell’Otto per Mille.
Chi desidera partecipare può farlo versando il proprio contributo al conto corrente bancario intestato all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, IBAN IT40V0200805189000400024817 causale Terremoto Emilia; oppure sul conto corrente postale intestato all’Unione Comunita Ebraiche Italiane numero 45169000 sempre specificando la causale Terremoto Emilia.


Qui Milano - Quali sfide per il nuovo governo
L’incontro organizzato ieri sera a Milano dal Benè Berith all’indomani delle elezioni comunitarie e dell’UCEI, per discuterne gli esiti insieme ai candidati, eletti e non, si è aperto con una notizia un po’ inaspettata: il neoeletto Consiglio della Comunità domani non si riunirà come previsto, a causa dell’impossibilità del presidente Walker Meghnagi di essere presente. Così, quello che in origine doveva essere un semplice momento di riflessione alla vigilia della prima riunione di questo nuovo Consiglio, si è trasformato nel primo confronto non soltanto fra i membri che lo compongono, ma anche fra essi e gli iscritti alla Comunità. I protagonisti del dibattito: Daniele Nahum, vicepresidente uscente appena rieletto con la lista Ken2.0, Gabrielle Fellus, unica candidata della lista Am-Im, e Ruben Pescara, candidato con Com.unità, entrambi non eletti, Rami Galante, che torna a far parte del Consiglio con la lista Welcomunity, e Alfonso Sassun, segretario generale. Quest’ultimo ha aperto la serata presentando i numeri emersi dalle elezioni dello scorso 10 giugno: il dato più significativo è il fatto che l’afflusso alle urne ha superato di poco il 30 per cento degli aventi diritto al voto, sia per quanto riguarda la Comunità ebraica di Milano, sia per quanto riguarda l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A partire da una ricerca delle possibili cause di questo distacco verso gli affari della Comunità, sollecitati dagli spunti offerti dalla moderatrice Fiona Diwan, direttrice del Bollettino e di Mosaico, il giornale e il sito della Comunità di Milano, gli ospiti hanno intavolato un confronto su quali siano i punti da migliorare e di conseguenza sulle aspettative di questo nuovo governo. E naturalmente i temi toccati sono stati quelli più caldi del dibattito metacomunitario: i rapporti della Comunità con il rabbinato, la difficile situazione economica e la riscossione dei contributi, ma soprattutto la scuola. Perché essa riflette in un certo senso i problemi della Comunità ed è uno degli argomenti che più coinvolge e riguarda tutti quanti. E se tutti si sono trovati d’accordo sulla necessità di maggiori fondi da destinare alle scuole ebraiche da parte dello Stato, al centro della discussione c’è stato il problema del calo nelle iscrizioni, in particolar modo al liceo, dovuto in parte a un più generale calo demografico ma in parte anche alla concorrenza delle altre due scuole ebraiche della città. Tante le soluzioni proposte. “La scuola deve presentare dei progetti nuovi che ne incrementino la qualità, come corsi di lingue straniere o una corrispondenza con scuole ebraiche di altre città”, ha per esempio affermato Gabrielle Fellus. E mentre Daniele Nahum ha sostenuto fra le altre cose la necessità di reinserire il liceo classico per non far scappare gli umanisti dopo la terza media, Ruben Pescara ha invece posto l’accento sulla necessità di concentrarsi di più sull’aspetto ebraico dell’educazione scolastica, proponendo addirittura di svolgere almeno parte delle lezioni in ebraico. “Abbiamo a disposizione tre esperti nel campo della scuola all’interno del nostro consiglio, Daniele Schwarz, che è stato designato alla sua gestione, Guido Osimo, insegnante all’università Bocconi e Raffaele Turiel, assessore uscente dell’UCEI, che formeranno una squadra in grado di risolvere questa situazione”, ha sottolineato Rami Galante. Ma andando al di là di una questione, quella della scuola, che in realtà è molto più complessa, in quanto tocca temi contemporaneamente di carattere religioso, sociale ed economico, è importante rilevare un fatto positivo a livello più generale. La serata di ieri infatti ha rappresentato un primo tentativo di trovare soluzioni molto concrete a problemi che esistono e sono grandi, idee che anche in virtù della loro diversità riflettono perlomeno un atteggiamento realmente propositivo e la volontà di rimboccarsi le maniche e lasciare da parte scontri ideologici e polemiche per giungere a una risoluzione efficace in tempi rapidi. Allora forse questo sarà davvero un governo improntato al dialogo, come ha promesso il presidente Walker Meghnagi: dialogo non solo fra le due liste che ne costituiscono i poli opposti e “che si impegnano ad attuare un confronto pacato”, e cioè senza grossi litigi, ma anche con gli iscritti, del cui sostegno e coinvolgimento è necessario avvalersi maggiormente.

Francesca Matalon 

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Suu Kyi ha ritirato il Nobel per la pace. E ora?
Pochi giorni fa Aung San Suu Kyi, ha potuto ritirare il Premio Nobel per la pace che le era stato conferito nel 1991. Leader storico della resistenza del Myanmar (Birmania, secondo la nomenclatura del colonialismo occidentale), per più di venti anni sottoposta a pesanti limitazioni della liberta da parte del regime militare, ora parlamentare, Suu Kyi ha ribadito in un commosso discorso a Oslo i punti fondamentali della propria ideologia non-violenta e della fede buddista che la ispira. «Tra gli aspetti positivi dell’avversità – ha dichiarato – trovo che il più prezioso sia costituito dalle lezioni che ho imparato sul valore della bontà d’animo. Essere gentili vuol dire dare risposte cariche di sensibilità e di calore umano alle speranze e ai bisogni degli altri. Persino la più sfuggente manifestazione di bontà d’animo può alleggerire la pesantezza di un cuore. La gentilezza può cambiare la vita delle persone. In ultima istanza, il nostro obiettivo dovrebbe essere creare un mondo dove non ci siano persone senza terra, senza un tetto e senza speranza». Questa composta dignità non ha certamente un compito facile di fronte a sé: per quanto forse avviato da qualche mese verso un percorso democratico, il Myanmar è un puzzle di oltre 130 gruppi etnici, il principale dei quali – Bamar, a cui la stessa Suu Kyi appartiene, circa il 60 per cento della popolazione – non ha finora manifestato particolare rispetto per le minoranze culturali e linguistiche. Pochi giorni fa nella parte ovest del paese, vi è stata una nuova serie di scontri, con numerosi morti, fra la maggioranza buddista e i musulmani Rohingya, gruppo minoritario e discriminato a cui la cittadinanza birmana non è riconosciuta. Lo stato di emergenza che ne è derivato non promette purtroppo soluzioni gentili.

Enzo Campelli, sociologo

Storie - Roma e il revisionismo della toponomastica 
La storia non si riscrive con la toponomastica o con i premi alla memoria. Eppure a Roma, medaglia d’oro della Resistenza, c’è chi ne è testardamente convinto. Proprio questa mattina  il Consiglio del Municipio Roma II, governato dal centrodestra, ha votato la proposta di risoluzione n. 52 avente per oggetto “Intitolazione strada a Giorgio Almirante” dell’attuale viale Liegi o di un viale di Villa Borghese, avanzata dal consigliere Roberto Cappiello del partito “la Destra” di Storace. La seduta è stata momentaneamente sospesa per le proteste dei partigiani dell’Anpi romana e di diversi esponenti politici (tra cui Carla Di Veroli), ma poi si è proceduto al voto della risoluzione, che fortunatamente è stata bocciata con il voto contrario dei 9 consiglieri del centrosinistra ma anche di un esponente del centrodestra e l’astensione di altri due (tra cui la presidente), mentre 8 consiglieri del centrodestra hanno votato a favore.
L’auspicio è che non venga più ripresentata né in questa né in altra sede. Giorgio Almirante fu infatti il segretario di redazione della rivista "La difesa della razza" (quindicinale che tra il 1938 e il 1943 fu il capofila del razzismo del regime fascista), caporedattore del "Tevere", distintosi per una campagna antiebraica già prima delle leggi razziste, e fu uno degli aderenti a "Il Manifesto della razza" che aprì la strada alla legislazione razziale in Italia. Negli anni della Repubblica Sociale di Salò firmò un bando che imponeva la presentazione ai posti di polizia fascisti e tedeschi degli sbandati o appartenenti a bande, pena la fucilazione nella schiena per quanti non si fossero presentati.
Nei giorni scorsi ha provocato polemiche accese anche la decisione del sindaco Gianni Alemanno e del Campidoglio di concedere l’uso della prestigiosa Pietro da Cortona dei Musei Capitolini per la terza edizione del ‘premio Duelli-Gallitto’, un evento dedicato alla memoria dell’ausiliaria scelta di Raffaella Duelli e del comandante Bartolo Gallitto, entrambi della X MAS, organizzato dall’associazione X flottiglia MAS e da quelle Campo della Memoria ed Armata Silente.
Va ricordato che la X Mas di Junio Valerio Borghese, tra il 1943 e il 1945, oltre ad essere impegnata nelle azioni di repressione dei partigiani, agli ordini delle SS tedesche, macchiandosi di numerosi crimini di guerra, ebbe anche un carattere fortemente antisemita. La rivista della Decima, «L’Orizzonte», ospitò numerosi articoli contro gli ebrei, in particolare di Giovanni Preziosi, uno dei più importanti esponenti dell’antisemitismo di matrice fascista, in cui si sosteneva la teoria del complotto giudaico mondiale, in combutta con la massoneria.
L’Anpi di Roma ha promosso un sit in al Campidoglio ed ha parlato di “manifestazione inopportuna e impropria”, denunciando che queste organizzazioni sono “di chiara matrice nostalgica e revisionista, nate per celebrare la repubblica sociale italiana ed il fascismo”. E il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha dichiarato: "Dare spazio logistico e patrocinio ad una kermesse del genere è stato un errore di valutazione, che condanniamo. Questi due signori, combatterono per un'ideologia folle, che ha portato l'Italia al baratro e che ha contribuito a costruire il clima dell'odio nei confronti dei diversi, in particolare nei confronti degli ebrei - con le leggi razziste del 1938  -. Queste persone, con l'occupazione nazista collaborarono con i tedeschi nella deportazione e nello sterminio degli ebrei".

Mario Avagliano - twitter @MarioAvagliano

notizie flash   rassegna stampa
Qui Roma - Coppa dell'Amicizia,
la finalissima  si terrà il 4 luglio

  Leggi la rassegna

È il 4 luglio la data scelta per la finalissima della 49esima edizione della Coppa dell'Amicizia. Storico appuntamento calcistico che vede impegnate più anime della Comunità ebraica di Roma, a contendersi il trofeo quest'anno saranno il team Borgofafa e la vincente della semifinale in programma domani sera tra Gruppo Lelletto e Haganà. 





 

Più riflessioni interessanti che notizie nuove oggi nella rassegna stampa. Sul piano interno, diversi giornali riflettono sull'intervista di Beppe Grillo a Ganz di “Yediot Achronot”, di cui ha dato notizia ieri Battistini sul Corriere.


Ugo Volli twitter @UgoVolli

















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