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  16 dicembre 2011 - 20 Kislev 5772
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alef/tav
rav arbib Alfonso
Arbib,
rabbino capo
di Milano


A Chanukkà festeggiamo la riconsacrazione del Bet Hamikdàsh profanato dai greci. Un commentatore del '600, il Bakh afferma che la profanazione greca è una conseguenza di una "profanazione" interna che si è espressa nella scarsa partecipazione e nella scarsa importanza data dagli ebrei al servizio del Tempio. Tutta la storia e i rituali di Chanukkà ruotano intorno al problema dell'assimilazione. L'assimilazione però non è soltanto l'influenza della cultura esterna sugli ebrei ma anche e forse soprattutto la rilevanza dell'ebraismo nelle nostre menti e nella nostra vita.

Laura Quercioli Mincer, slavista


laura mincer
Nell’ottobre del 2006 l’allora presidente polacco Lech Kaczyński ornava il petto della anziana rom Alfreda “Noncia” Markowska con l’Ordine del Cavaliere di Gran Croce, in riconoscimento all’eroismo da lei dimostrato durante la Seconda guerra mondiale, quando salvò oltre cinquanta bambini ebrei, nascondendoli sotto la grande gonna a fiori, strappandoli ai massacri e alle retate. Nel 2007 la città di Gorzów ha dedicato un monumento a Papusza, la più grande poetessa rom mai vissuta, alla quale una donna ebrea aveva insegnato a leggere e a scrivere. L’Italia, un paese che si considera appartenere a un cultura superiore a quella di altri popoli, quando dedicherà a un concittadino rom un monumento, un’onorificenza?
 
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davar
"Gli inquirenti fermino il delirio di chi semina odio"
Solidarietà del presidente UCEI a Riccardo Pacifici
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:

“I primi risultati di delicatissime indagini tutt'ora in corso a Roma e altrove, oltre a fruttare numerosi arresti, hanno portato allo scoperto i deliri e i propositi criminali di attivisti di estrema destra che operavano nell'ambito della nostra società. Mi attendo che gli inquirenti vadano a fondo nell'azione di sradicare chi semina l'odio dal consesso civile che gli ebrei italiani hanno contribuito a realizzare e nel quale vogliono continuare a vivere. E' inoltre particolarmente grave che il nome di un leader ebraico italiano, quello del Presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, sia emerso fra gli altri nell'ambito delle minacciose farneticazioni registrate dagli inquirenti. Chi minaccia un solo ebreo minaccia tutti gli ebrei e chi minaccia gli ebrei minaccia i valori cui fa riferimento tutta l'Italia. A Riccardo va la più ferma, incondizionata solidarietà mia personale, oltre a quella di tutti gli ebrei italiani. La cultura dell'odio non potrà prevalere fino a quando resteremo uniti, solidali e fedeli ai valori di civiltà che gli ebrei italiani si tramandano nelle generazioni". 

Qui Torino - Il ministro Riccardi comincia dalla sinagoga
la sua missione in visita alla città piemontese
Un'accoglienza calorosa è stata tributata nella Comunità ebraica di Torino al professor Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, fondatore e leader della Comunità di Sant’Egidio, in visita a diverse realtà del quartiere di San Salvario e alla sinagoga torinese che si trova nella centrale zona del capoluogo piemontese. Il ministro, dopo i discorsi di benvenuto del presidente Beppe Segre e del Rav Alberto Moshè Somekh, e dopo aver salutato la vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De Benedetti, ("mia eccellente guida alla sinagoga di Casale"), ha rivolto ai presenti - fra cui Daniela Sironi, responsabile di Sant’Egidio Piemonte, Isabella Nespoli, rappresentante del Word Jewish Congress, il senatore Pietro Marcenaro e molte figure di spicco della comunità - parole di apprezzamento e ringraziamento, sottolineando il suo impegno a combattere ogni forma di razzismo e antisemitismo e come sia per lui bello e significativo iniziare il suo viaggio alla scoperta di Torino proprio dalla Comunità ebraica, esempio di integrazione, di accoglienza dello straniero e di multiculturalismo. (a.t.)

Anna De Privitellio Salvadori (1951 - 2011)
Spesso è difficile nel mondo di oggi conciliare i tempi lavorativi, così frenetici, imprevedibili, con la realtà dei sentimenti. Non si ha il tempo di fermarsi a riflettere, tutto passa, scorre come un fiume in piena, inarrestabile. Ieri nessuno dei dipendenti della Comunità ebraica di Venezia è riuscito a continuare come nulla fosse il proprio lavoro alla notizia che Anna De Privitellio Salvadori se n’era andata. Non è stato facile riprendere lo svolgimento ordinario delle attività d’ufficio, ma c’era da chiamare il rabbino, organizzare i trasferimenti, contattare le onoranze funebri. Il mio compito in queste occasioni dovrebbe essere quello di raccogliere informazioni, testimonianze per redigere un testo che possa ricordare, sebbene sommariamente, la persona scomparsa. Personalmente non me la sono sentita di fare questo, di esprimermi con le solite frasi di circostanza.
Certo avrei potuto scrivere di quanto Anna fosse sempre disponibile a collaborare nell’organizzazione delle attività comunitarie, di come all’asilo ebraico sia stata una maestra apprezzata dai genitori e amata da tutti i bambini come una mamma.
A volte però non si può essere professionali e obiettivi. A volte bisogna lasciare che i sentimenti e l’emotività prevalgano su ogni altra logica a rischio anche di risultare retorici. Così vi racconterò di come Anna avesse sempre un sorriso per tutti anche quando sarebbe stato più facile negarsi, di come sia riuscita a crescere due figli nella Torah, due ragazzi generosi, sempre pronti ad aiutare con passione chi ne ha avuto bisogno, due amici con cui ho condiviso la mia infanzia ebraica, i momenti felici e tragici che hanno investito le nostre vite.
Nell’affettuoso messaggio inviato dal presidente Amos Luzzatto si legge: “La Comunità di Venezia ha perduto per una crudele malattia una delle sue figlie più care, dolcissima maestra, custode della tradizione ebraica, amata consorte del suo vicepresidente Mario Salvadori. Tutti gli ebrei veneziani la rimpiangono e la ricorderanno come una cara sorella. Il suo sorriso accompagnerà sempre il suo ricordo, unito al dolore per la sua scomparsa prematura. Rabòt banòt  'asù chayl-weatt 'alyt 'al kullana -  רבות בנות עשו חיל ואת עלית על כלנה
Molte donne si sono distinte per valore ma tu le hai superate tutte" (Proverbi 31,29)”.
Credo che queste parole possano essere condivise da tutti coloro che l’hanno potuta conoscere in vita e che la ricorderanno ora che non c’è più.

Michael Calimani


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pilpul
La misura di una democrazia
sergio della pergolaUna democrazia si misura in vari modi. È elementare che il popolo possa esprimere la sua classe dirigente attraverso libere elezioni. Ma questo non è sufficiente. È essenziale che i programmi dei partiti politici che competono siano democratici, o per lo meno decenti. E questo in molti paesi, in particolare arabi, non avviene. Infine, è fondamentale che non solo dall'opposizione, ma anche e soprattutto dalla parte dei vincitori che hanno conquistato il potere si possa ascoltare una pluralità di voci. E questo è raro perfino nelle democrazie avanzate. In Israele, in questi giorni, sentiamo Meir Dagan, l'ex-capo del Mosàd – la potente agenzia della sicurezza israeliana che opera in paesi esteri – e persona che sa alcune cose sull'Iran, esprimersi esplicitamente contro un attacco israeliano nel paese sciita. Sentiamo il ministro Dan Meridor, vecchia guardia del Licud e membro del gruppo strategico degli otto all'interno del gabinetto Netanyahu, criticare severamente l'ingerenza di ministri e deputati governativi contro la libertà di associazione e la libertà di opinione. Sentiamo il consigliere legale del governo, il potente Attorney General Yehuda Weinstein, esprimersi contro la pericolosa erosione del potere giudiziario da parte del legislativo e dell'esecutivo. Questi segnali forti dimostrano che la vittoria elettorale, la maggioranza parlamentare, e l'egemonia di governo non comportano la fine del dibattito politico e la messa a tacere di tutte le voci dissenzienti. Israele è spesso accreditata come l'unica democrazia del Medio Oriente, e queste sono le ricevute.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

Scuse e solidarietà
Anna SegrePrima che i tragici fatti di Firenze facessero passare in secondo piano l’assalto di Torino contro il campo nomadi, per quasi un giorno i telegiornali hanno dedicato ampio spazio alle scuse della ragazzina che si era inventata lo stupro, quasi come se la colpa dell’accaduto fosse sua (solo uno tra quelli che ho sentito ha commentato che sarebbero stati altri a doversi scusare): un approccio molto inquietante, perché sembra quasi implicare che se lo stupro fosse stato vero il pogrom sarebbe stato giustificato, come se una punizione collettiva fosse una cosa perfettamente logica. Ancora più assurdo prendersela con una sedicenne che non è stata capace di assumersi le proprie responsabilità se pensiamo che questa è una caratteristica costante della società italiana di oggi (dai politici ai genitori che prendono le difese dei figli quando hanno difficoltà a scuola), per cui l’unico problema, quando c’è una situazione difficile da affrontare, non è immaginare le possibili soluzioni ma trovare qualcuno a cui dare la colpa. Che una ragazza cresciuta nell’Italia di oggi si senta responsabile per un’azione violenta a cui non ha partecipato in alcun modo, solo perché è stata usata come pretesto una sua bugia un po’ sciocca e ingenua, può apparire da un lato come un sintomo incoraggiante di un barlume di speranza che arriva dalla prossima generazione, ma dall’altro dimostra una vergognosa vigliaccheria da parte del mondo degli adulti, pronto a scaricare allegramente su una ragazzina sprovveduta le responsabilità di una società violenta e intollerante.
Oggi la Comunità di Torino ha ricevuto la visita del Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi, che ha dedicato la giornata alla città, ed in particolare al quartiere multietnico di San Salvario, incontrando comunità religiose e associazioni di immigrati. In questo contesto il Presidente della Comunità Beppe Segre ha espresso “tutta la nostra solidarietà dopo l’attacco squadristico al campo di nomadi, avvenuto proprio qui a Torino, e che di un pogrom ha tutte le caratteristiche: la violenza insensata ed irrazionale ad un gruppo minoritario ed emarginato, sulla base di stereotipi e di falsità” e ha poi proseguito citando i passi della Torà in cui si prescrive il rispetto per lo straniero, ricordando che “anche noi fummo stranieri, anche noi abbiamo conosciuto lo stato d’animo dello straniero”. Una solidarietà che qualcuno (stando alle voci sentite durante l’assemblea comunitaria del 14 dicembre) avrebbe forse voluto più tempestiva e incisiva, ma che comunque acquista visibilità nel contesto istituzionale in cui è stata espressa. Oltre a questo, almeno noi dovremmo essere capaci di ragionare sulle cause dell’accaduto senza cadere nella trappola di chi scarica le responsabilità su qualche teppista o su una ragazzina ingenua.

Anna Segre, insegnante

Democrazia minore
“Sto leggendo i diari di Mussolini e le lettere della Petacci e devo dire che mi ritrovo in molte situazioni. Anche con le lettere della Petacci”. Lo dice l’ex premier Silvio Berlusconi, che alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa ricorda come Mussolini si lamentasse del fatto di non potere neppure raccomandare una persona. “Che democrazia è questa?”, si chiedeva Mussolini. E infatti, fanno notare a Berlusconi, non era una democrazia quella di Mussolini. “Beh era una democrazia minore”, aggiunge Berlusconi.
A scrivere queste righe è "La Nazione", lo storico giornale toscano non certo ostile all'ex premier. Dispiace per lui che si ritrovi a immedesimarsi in Mussolini (il riferimento alla Petacci potrebbe aprire spunti satirici) ma la definizione del fascismo quale "democrazia minore" è di una pochezza epocale e offende il concetto stesso di democrazia, accostandolo a una dittatura che calpestò i più elementari diritti civili, portò il paese alla distruzione morale ed economica sacrificando la vita di tanti suoi cittadini in folli "imprese" di guerra e ha macchiato indelebilmente l'Italia, con la promulgazione di leggi razziste e persecutorie.
Davvero è il caso di dire, dinanzi a "cotal pensiero", sic transit gloria mundi!

Gadi Polacco, Consigliere della Comunità ebraica di Livorno

notizieflash   rassegna stampa
Addio a Wicky Hassan     Leggi la rassegna

È morto stamattina a Roma Wicky Hassan, cofondatore e creativo del Sixty Group e titolare dei marchi di abbigliamento Miss Sixty ed Energie. Hassan era nato a Tripoli 58 anni fa, era giunto a Roma alla fine degli anni Sessanta. È stato uno dei più attivi e geniali creativi di moda degli ultimi anni.

 

Si chiude una settimana pessima, all’insegna di una successione di eventi drammatici, se non purtroppo luttuosi, contrassegnati dall’evidenza di un razzismo che non è residuo del passato ma scomodo compagno della nostra quotidianità. Come tale in fermento e destinato, quindi, a fare di nuovo capolino, di qui a non molto.

Claudio Vercelli












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