Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
“I
primi risultati di delicatissime indagini tutt'ora in corso a Roma e
altrove, oltre a fruttare numerosi arresti, hanno portato allo scoperto
i deliri e i propositi criminali di attivisti di estrema destra che
operavano nell'ambito della nostra società. Mi attendo che gli
inquirenti vadano a fondo nell'azione di sradicare chi semina l'odio
dal consesso civile che gli ebrei italiani hanno contribuito a
realizzare e nel quale vogliono continuare a vivere. E' inoltre
particolarmente grave che il nome di un leader ebraico italiano, quello
del Presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, sia
emerso fra gli altri nell'ambito delle minacciose farneticazioni
registrate dagli inquirenti. Chi minaccia un solo ebreo minaccia tutti
gli ebrei e chi minaccia gli ebrei minaccia i valori cui fa riferimento
tutta l'Italia. A Riccardo va la più ferma, incondizionata solidarietà
mia personale, oltre a quella di tutti gli ebrei italiani. La cultura
dell'odio non potrà prevalere fino a quando resteremo uniti, solidali e
fedeli ai valori di civiltà che gli ebrei italiani si tramandano nelle
generazioni".
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Qui Torino - Il ministro Riccardi comincia dalla sinagoga la sua missione in visita alla città piemontese
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Un'accoglienza
calorosa è stata tributata nella Comunità ebraica di Torino al
professor Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione
internazionale e l’integrazione, fondatore e leader della Comunità di
Sant’Egidio, in visita a diverse realtà del quartiere di San Salvario e
alla sinagoga torinese che si trova nella centrale zona del capoluogo
piemontese. Il ministro, dopo i discorsi di benvenuto del presidente
Beppe Segre e del Rav Alberto Moshè Somekh, e dopo aver salutato la
vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De
Benedetti, ("mia eccellente guida alla sinagoga di Casale"), ha rivolto
ai presenti - fra cui Daniela Sironi, responsabile di Sant’Egidio
Piemonte, Isabella Nespoli, rappresentante del Word Jewish Congress, il
senatore Pietro Marcenaro e molte figure di spicco della comunità -
parole di apprezzamento e ringraziamento, sottolineando il suo impegno
a combattere ogni forma di razzismo e antisemitismo e come sia per lui
bello e significativo iniziare il suo viaggio alla scoperta di Torino
proprio dalla Comunità ebraica, esempio di integrazione, di accoglienza
dello straniero e di multiculturalismo. (a.t.)
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Anna De Privitellio Salvadori (1951 - 2011)
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Spesso
è difficile nel mondo di oggi conciliare i tempi lavorativi, così
frenetici, imprevedibili, con la realtà dei sentimenti. Non si ha il
tempo di fermarsi a riflettere, tutto passa, scorre come un fiume in
piena, inarrestabile. Ieri nessuno dei dipendenti della Comunità
ebraica di Venezia è riuscito a continuare come nulla fosse il proprio
lavoro alla notizia che Anna De Privitellio Salvadori se n’era andata.
Non è stato facile riprendere lo svolgimento ordinario delle attività
d’ufficio, ma c’era da chiamare il rabbino, organizzare i
trasferimenti, contattare le onoranze funebri. Il mio compito in queste
occasioni dovrebbe essere quello di raccogliere informazioni,
testimonianze per redigere un testo che possa ricordare, sebbene
sommariamente, la persona scomparsa. Personalmente non me la sono
sentita di fare questo, di esprimermi con le solite frasi di
circostanza. Certo avrei potuto scrivere di quanto Anna fosse sempre
disponibile a collaborare nell’organizzazione delle attività
comunitarie, di come all’asilo ebraico sia stata una maestra apprezzata
dai genitori e amata da tutti i bambini come una mamma. A volte però
non si può essere professionali e obiettivi. A volte bisogna lasciare
che i sentimenti e l’emotività prevalgano su ogni altra logica a
rischio anche di risultare retorici. Così vi racconterò di come Anna
avesse sempre un sorriso per tutti anche quando sarebbe stato più
facile negarsi, di come sia riuscita a crescere due figli nella Torah,
due ragazzi generosi, sempre pronti ad aiutare con passione chi ne ha
avuto bisogno, due amici con cui ho condiviso la mia infanzia ebraica,
i momenti felici e tragici che hanno investito le nostre vite. Nell’affettuoso
messaggio inviato dal presidente Amos Luzzatto si legge: “La Comunità
di Venezia ha perduto per una crudele malattia una delle sue figlie più
care, dolcissima maestra, custode della tradizione ebraica, amata
consorte del suo vicepresidente Mario Salvadori. Tutti gli ebrei
veneziani la rimpiangono e la ricorderanno come una cara sorella. Il
suo sorriso accompagnerà sempre il suo ricordo, unito al dolore per la
sua scomparsa prematura. Rabòt banòt 'asù chayl-weatt 'alyt 'al
kullana - רבות בנות עשו חיל ואת עלית על כלנה Molte donne si sono distinte per valore ma tu le hai superate tutte" (Proverbi 31,29)”. Credo
che queste parole possano essere condivise da tutti coloro che l’hanno
potuta conoscere in vita e che la ricorderanno ora che non c’è più.
Michael Calimani
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La misura di una democrazia
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Una
democrazia si misura in vari modi. È elementare che il popolo possa
esprimere la sua classe dirigente attraverso libere elezioni. Ma questo
non è sufficiente. È essenziale che i programmi dei partiti politici
che competono siano democratici, o per lo meno decenti. E questo in
molti paesi, in particolare arabi, non avviene. Infine, è fondamentale
che non solo dall'opposizione, ma anche e soprattutto dalla parte dei
vincitori che hanno conquistato il potere si possa ascoltare una
pluralità di voci. E questo è raro perfino nelle democrazie avanzate.
In Israele, in questi giorni, sentiamo Meir Dagan, l'ex-capo del Mosàd
– la potente agenzia della sicurezza israeliana che opera in paesi
esteri – e persona che sa alcune cose sull'Iran, esprimersi
esplicitamente contro un attacco israeliano nel paese sciita. Sentiamo
il ministro Dan Meridor, vecchia guardia del Licud e membro del gruppo
strategico degli otto all'interno del gabinetto Netanyahu, criticare
severamente l'ingerenza di ministri e deputati governativi contro la
libertà di associazione e la libertà di opinione. Sentiamo il
consigliere legale del governo, il potente Attorney General Yehuda
Weinstein, esprimersi contro la pericolosa erosione del potere
giudiziario da parte del legislativo e dell'esecutivo. Questi segnali
forti dimostrano che la vittoria elettorale, la maggioranza
parlamentare, e l'egemonia di governo non comportano la fine del
dibattito politico e la messa a tacere di tutte le voci dissenzienti.
Israele è spesso accreditata come l'unica democrazia del Medio Oriente,
e queste sono le ricevute.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
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Scuse e solidarietà
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Prima
che i tragici fatti di Firenze facessero passare in secondo piano
l’assalto di Torino contro il campo nomadi, per quasi un giorno i
telegiornali hanno dedicato ampio spazio alle scuse della ragazzina che
si era inventata lo stupro, quasi come se la colpa dell’accaduto fosse
sua (solo uno tra quelli che ho sentito ha commentato che sarebbero
stati altri a doversi scusare): un approccio molto inquietante, perché
sembra quasi implicare che se lo stupro fosse stato vero il pogrom
sarebbe stato giustificato, come se una punizione collettiva fosse una
cosa perfettamente logica. Ancora più assurdo prendersela con una
sedicenne che non è stata capace di assumersi le proprie responsabilità
se pensiamo che questa è una caratteristica costante della società
italiana di oggi (dai politici ai genitori che prendono le difese dei
figli quando hanno difficoltà a scuola), per cui l’unico problema,
quando c’è una situazione difficile da affrontare, non è immaginare le
possibili soluzioni ma trovare qualcuno a cui dare la colpa. Che una
ragazza cresciuta nell’Italia di oggi si senta responsabile per
un’azione violenta a cui non ha partecipato in alcun modo, solo perché
è stata usata come pretesto una sua bugia un po’ sciocca e ingenua, può
apparire da un lato come un sintomo incoraggiante di un barlume di
speranza che arriva dalla prossima generazione, ma dall’altro dimostra
una vergognosa vigliaccheria da parte del mondo degli adulti, pronto a
scaricare allegramente su una ragazzina sprovveduta le responsabilità
di una società violenta e intollerante. Oggi la Comunità di Torino
ha ricevuto la visita del Ministro per la cooperazione internazionale e
l’integrazione Andrea Riccardi, che ha dedicato la giornata alla città,
ed in particolare al quartiere multietnico di San Salvario, incontrando
comunità religiose e associazioni di immigrati. In questo contesto il
Presidente della Comunità Beppe Segre ha espresso “tutta la nostra
solidarietà dopo l’attacco squadristico al campo di nomadi, avvenuto
proprio qui a Torino, e che di un pogrom ha tutte le caratteristiche:
la violenza insensata ed irrazionale ad un gruppo minoritario ed
emarginato, sulla base di stereotipi e di falsità” e ha poi proseguito
citando i passi della Torà in cui si prescrive il rispetto per lo
straniero, ricordando che “anche noi fummo stranieri, anche noi abbiamo
conosciuto lo stato d’animo dello straniero”. Una solidarietà che
qualcuno (stando alle voci sentite durante l’assemblea comunitaria del
14 dicembre) avrebbe forse voluto più tempestiva e incisiva, ma che
comunque acquista visibilità nel contesto istituzionale in cui è stata
espressa. Oltre a questo, almeno noi dovremmo essere capaci di
ragionare sulle cause dell’accaduto senza cadere nella trappola di chi
scarica le responsabilità su qualche teppista o su una ragazzina
ingenua.
Anna Segre, insegnante
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Democrazia minore
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“Sto
leggendo i diari di Mussolini e le lettere della Petacci e devo dire
che mi ritrovo in molte situazioni. Anche con le lettere della
Petacci”. Lo dice l’ex premier Silvio Berlusconi, che alla
presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa ricorda come Mussolini
si lamentasse del fatto di non potere neppure raccomandare una persona.
“Che democrazia è questa?”, si chiedeva Mussolini. E infatti, fanno
notare a Berlusconi, non era una democrazia quella di Mussolini. “Beh
era una democrazia minore”, aggiunge Berlusconi. A scrivere
queste righe è "La Nazione", lo storico giornale toscano non certo
ostile all'ex premier. Dispiace per lui che si ritrovi a immedesimarsi
in Mussolini (il riferimento alla Petacci potrebbe aprire spunti
satirici) ma la definizione del fascismo quale "democrazia minore" è di
una pochezza epocale e offende il concetto stesso di democrazia,
accostandolo a una dittatura che calpestò i più elementari diritti
civili, portò il paese alla distruzione morale ed economica
sacrificando la vita di tanti suoi cittadini in folli "imprese" di
guerra e ha macchiato indelebilmente l'Italia, con la promulgazione di
leggi razziste e persecutorie. Davvero è il caso di dire, dinanzi a "cotal pensiero", sic transit gloria mundi!
Gadi Polacco, Consigliere della Comunità ebraica di Livorno
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Addio a Wicky Hassan |
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È
morto stamattina a Roma Wicky Hassan, cofondatore e creativo del Sixty
Group e titolare dei marchi di abbigliamento Miss Sixty ed Energie.
Hassan era nato a Tripoli 58 anni fa, era giunto a Roma alla fine degli
anni Sessanta. È stato uno dei più attivi e geniali creativi di moda
degli ultimi anni.
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Si
chiude una settimana pessima, all’insegna di una successione di eventi
drammatici, se non purtroppo luttuosi, contrassegnati dall’evidenza di
un razzismo che non è residuo del passato ma scomodo compagno della
nostra quotidianità. Come tale in fermento e destinato, quindi, a fare
di nuovo capolino, di qui a non molto.
Claudio Vercelli
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