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17 aprile 2011 - 13 Iyar 5771
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Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

Stasera e domani è Pesach Shenì, una sorta di Pesach di “riserva” per coloro che non hanno potuto fare il sacrificio pasquale a suo tempo o perché in stato di impurità o perché impossibilitate a raggiungere il Santuario. In questo giorno non si recita il Tachanùn (preghiera di supplica), qualcuno usa mangiare matzòt o dolci di Pesach per richiamare alla memoria l’atmosfera della festa passata. Qual’ è il senso di tutto ciò ? Perché prevedere, dopo un mese, un “recupero” per Pesach, cosa impensabile per qualsiasi altro adempimento? Pesach è il momento, più di ogni altro, in cui ci si riconosce come popolo e nel quale ognuno si riappropria dell’identità ebraica. E soprattutto per quegli ebrei che si sono “…resi impuri, o che si trovano - bederekh rechokà -  in un percorso lontano…..” (Numeri; 9, 10), deve essere sempre concessa un’altra chance.
Dario
 Calimani,
 anglista


Dario Calimani
Nella Corea del Sud si studia il Talmud a scuola e tutti ne hanno una copia in casa tradotta in coreano, perché lì sono convinti che la genialità degli ebrei è dovuta allo studio della Ghemarà. Ma è vero che tutti gli ebrei studiano il Talmud? Ed è vero che tutti gli ebrei sono geniali? Sulla base di due assiomi errati si costruisce l’antisemitismo. Un amico intellettuale era solito dirmi: “Gli ebrei vengono ammirati (e accettati) per la loro intelligenza. E se invece fossero tutti stupidi, sarebbe allora una buona ragione per eliminarli?” L’ammirazione incondizionata è sempre sospetta. 

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davar
Napolitano conclude con gli Italkim la sua storica visita
"Sentimenti di amicizia e di solidarietà" a Gerusalemme
Napolitano al Tempio italiano"Ritorno dopo qualche anno in questo luogo di indimenticabile significato simbolico e impatto emotivo e rinnovo sentimenti di amicizia e solidarietà". Lascia queste parole sull'albo della comunità degli Italkim che lo ha accolto fratenernamente a Gerusalemme. Lascia Israele circondato da sentimenti vivi di amicizia, di affetto e di solidarietà. Ma il l'agenda della storica, intensa visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non è ricca solo di affermazioni di principio e momenti ufficiali. L'incontro con la comunità degli italiani in Israele, avvenuto ieri sotto le volte della casa italiana di Gerusalemme ha infatti aperto nuovi orizzonti di collaborazione e di intesa.
Al tempio italiano che simboleggia la nostra presenza nazionale nella capitale ebraica il Presidente ha visitato in anteprima la mostra Da Garibaldi a Herzl aperta da oggi al pubblico e realizzata in collaborazione con molti enti fra cui gli archivi e il museo della Comunità ebraica di Roma. Alla scoperta di testimonianze emozionanti e talvolta poco conosciute che dimostrano il ruolo da protagonisti degli ebrei italiani nel processo di unità nazionale italiana Il Capo dello Stato ha salutato i suoi ospiti definendo quella italiana di Gerusalemme una "comunità specialissima" in ragione dei "valori storici e religiosi" da essa incarnati. Ad accogliere Napolitano erano presenti tutti i leader della comunità degli italkim (il discorso di benvenuto è stato pronunciato dal professor Sergio Della Pergola) assieme al Presidente degli ebrei italiani Renzo Gattegna.
Napolitano al Tempio italiano“Gli italiani di questa generazione – ha commentato il Presidente Ucei sintetizzando il significato della missione - grazie alla struttura istituzionale democratica garantita dalla Costituzione hanno vissuto 63 anni di libertà e di rispetto dei diritti fondamentali. Gli ebrei italiani, appartenenti a una minoranza che ha contribuito alla formazione della civiltà e della cultura del nostro Paese e dell'Europa, ma ha anche dovuto attraversare i millenni vedendosi spesso negare dalle stesse società e dai governanti la pari dignità e il reciproco rispetto, forse sono oggi in una posizione privilegiata per apprezzare più di altri l'enorme progresso e il passo decisivo verso la libertà, l'eguaglianza e la fratellanza iniziato nel 1948". “Infatti – ha aggiunto Gattegna - per gli ebrei e per altre minoranze, la cosiddetta emancipazione, nel secolo che è trascorso dall'emanazione dello Statuto Albertino del 1848 e l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana del 1948, esattamente 100 anni, non possono dimenticare che in questo periodo sono compresi anche gli anni dal 1922 al 1945 durante i quali l'Italia fu degradata dal fascismo a dittatura e gli ebrei da cittadini che avevano combattuto nelle guerre risorgimentali e nella Prima guerra mondiale vennero ridotti a esseri inferiori, braccati e deportati dalle loro case e avviati verso lo sterminio. “Non si può che essere felici – ha concluso il Presidnete dell'Unione - dei riconoscimenti che in Israele sono stati attribuiti al Presidente della Repubblica Napolitano e ritenere che l'impegno, la determinazione e l'equilibrio con i quali in ogni occasione si erge a supremo difensore dei valori costituzionali, siano alla base del vastissimo consenso e della stima che tutti gli italiani dimostrano nei confronti del Quirinale e dell'altissima carica ricoperta con tanto onore".
Giunto in Israele sabato notte Napolitano, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, come il Dan David Prize e anche visitato anche i Territori palestinesi.Proprio riguardo alla notizia portata dal Presidente della Repubblica sulla possibile apertura di una ambasciata palestinese a Roma, la vicepresidente della Commissione Esteri della Camera Fiamma Nirenstein ha emesso una nota in cui afferma che "L`unificazione tra Fatah e Hamas, organizzazione terroristica e antisemita con lo scopo di distruggere Israele, come sancito del resto nella sua carta costitutiva, rende problematica l`istituzione di un`ambasciata palestinese in Italia”. "Lo dico nell`apprezzamento del viaggio in Israele del presidente Napolitano, che ha di nuovo ribadito i sentimenti di profonda amicizia fra il popolo italiano e quello israeliano e dopo la dichiarazione del primo ministro Berlusconi dei giorni scorsi, in cui ha sottolineato come l`Italia sia contro la dichiarazione unilaterale e a favore della trattativa per realizzare il processo di pace e la speranza di due stati per due popoli". In una dichiarazione riportata dalle agenzie di stampa il Presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici si è dal canto suo appellato al presidente della Repubblica. "Napolitano è un amico di Israele – ha detto - e mi auguro che si opponga all'autoproclamazione dello Stato palestinese. I drammatici episodi della Nakba, con il tentato ingresso in Israele di palestinesi da Gaza, Siria e Libano, ripropongono in maniera drammatica il problema della ostilità che circonda il popolo israeliano".

 

Un secolo e mezzo di scambi e di esperienze
Dall'Italia e da Israele: storia, realtà sociale e valori comuni
Napolitano al Tempio italianoChi sono gli Italkim, gli italiani che hanno scelto di vivere in Israele? Come interpretare il loro itinerario, le loro vicende storiche? Quale ruolo possono assumere nell'ambito della società italiana, di quella europea e sulla scena mediorientale?
Sul monte Scopus, all'Università Ebraica di Gerusalemme si conclude stamane la seconda giornata del pretigioso convegno dedicato a Italia-Israele: gli ultimi 150 anni. Un caleidoscopio di storia, cultura, analisi sociale e politica sotto l'alto patronato del Quirinale voluto dall'ambasciata d'Italia in Israele e coordinato da Simonetta Della Seta che ha offerto innumerevoli spunti di riflessione e di conoscenza.
Fra gli interventi di oggi quelli di due italkim di Israele di grande prestigio, i professori Sergio Della Pergola e Vittorio Dan Segre.
Della Pergola ha tracciato un quadro statistico e sociologico della comunità degli italiani che consente di comprendere, nell'ambito di numeri piccoli ma significativi, quanto sia stata e continui ad essere importante nel quadro della società israeliana.
I cittadini italiani che vivono in Israele sono circa 14 mila. Un microfenomeno, ma di grande significato, che ha lasciato il segno sulla storia e continua a lasciarlo sull'attualità.
L'analisi dei flussi dell'Aliya, della salita verso Israele, consente di leggere i grandi fenomeni condizionati dai drammatici avvenimenti del secolo scorso, dalle persecuzioni, dalla costruzione dello stato democratico ebraico in Palestina, dell'entrata di Israele con i conflitti del 1967 (il grande spartiacque della Guerra dei Sei giorni) e del 1982 (prima guerra del
Napolitano al Tempio italianoLibano), degli Anni di piombo, della tensione e del risorgere di un antisemitismo mimetizzato sotto le ambiguità della critica al progetto sionista, della fine della Prima repubblica italiana.
“Una comunità - ha concluso il demografo - che ha dato molto al paese chiedendo pochissimo in cambio. E anche una comunità che come hanno dimostrato alcuni dati presentati in anteprima, ha spostato in larga maggioranza bruscamente il proprio asse politico dal fronte progressista a quello conservatore”.
Vittorio Dan Segre, in un intervento di altissimo richiamo ai valori che l'insigne studioso e diplomatico ha affidato per la pubblicazione al numero di giugno del giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche, è tornato alla lezione mazziniana che insegnò la prevalenza doveri sui diritti e al credo dei primi sionisti.
Gli ebrei italiani che al momento dell'unità nazionale rappresentavano l'uno per mille della popolazione, furono il 115 per mille nelle guerre di Indipendenza e il 139 per mille nell'esercito nazionale che prendeva forma”.
“Il costo culturale e sociale della costruzione nazionale e dell'entrata nella modernità fu enorme e lacerante. Ma gli ebrei italiani lo affrontarono restando sempre, nel bene e nel male in prima fila. Comprendere i tradimenti dell'Italia, superare l'esclusione e le persecuzioni comportò un prezzo altissimo. E gli ebrei italiani furono numerosi alla Marcia su Roma, come furono numerosissimi nella partecipazione alla lotta partigiana .
“I numeri - ha concluso Segre - contano poco nelle riscosse spirituali. Non so se i maestri di oggi potranno far rifiorire quel gentil stil nuovo che caratterizzò le vicende degli ebrei italiani – ma sono certo che il contributo degli Italkim possa essere ancora significativo per sviluppare quel coraggio civile che i Italia e in Israele deve essere risvegliato, quell'amore del libero dibattito, l'impegno inderogabile contro il falso, l'immorale e l'ingiusto”. 
Dopo il benvenuto di Ruth Fine, capo dipartimento di Studi Romanici e Latino Americani dell'Università Ebraica, moderato dai professori Israel Bartal,Università Ebraica di Gerusalemme, Giovanni Pillonca, direttore Istituto italiano di cultura di Haifa, Cristina Bettin, dell'Università Ben Gurion e Carmela Callea, direttore dell’Istituto italiano di Cultura di Tel Aviv, il convegno è poi proseguito con relazioni dedicate a I viaggiatori italiani a Gerusalemme negli anni Venti e Trenta (Charles Burdett, University of Bristol), L’architettura italiana degli anni Trenta in Palestina (Masha Halevi, Università Ebraica di Gerusalemme); Il patrimonio archeologico legato all’Italia (Yaacov Schaffer), L’Italia e l’aspirazione ai Luoghi Santi (Paolo Pieraccini, Università di Firenze), Gli ordini religiosi in Israele ed il legame con l’Italia (padre Pierbattista Pizzaballa, Custodia di Terra Santa); I fotografi italiani e Israele (Gabriele Borghini, Comune di Siena); Ebrei ed Israele nel cinema italiano (Asher Salah, Accademia Bezalel), Lo scambio letterario: il racconto di un grande scrittore (Meir Shalev); Le influenze musicali (Edwin Seroussi, Università Ebraica).

 

Qui Torino - Il Salone del Libro chiude in bellezza
logoL’edizione 2011 del Salone Internazionale del Libro di Torino conclusosi ieri chiude con una grande affermazione numerica che avvicina – per alcune ore si era pensato che potesse persino batterlo - il primato assoluto al botteghino riscontrato nel 2010. Circa 305mila visitatori (nel 2010 erano stati 315mila) per la più partecipata manifestazione europea del settore. Manifestazione che quest’anno aveva come ospite d’onore la Russia e che per la prima volta apriva uno spazio significativo sulla letteratura palestinese. “La gente - il commento del presidente del Salone Rolando Picchioni - non si è stancata del clima di festa di questo Salone. Avevamo pensato che dopo i bagni di folla torinesi delle ultime settimane, con le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, l'Adunata degli Alpini e le notti bianche, la gente non avesse più voglia di grandi eventi. Invece non è stato così". Molti come ogni anno gli appuntamenti con scrittori di fama internazionale. Per quanto riguarda gli autori nostrani overbooking tra i tanti gli incontri con Dario Fo, Margherita Hack e Massimo Gramellini. Numeri importanti anche per Lorenzo Del Boca e l’esegeta biblico Erri De Luca, autore di distribuzione Pagine Ebraichedue scritti, E disse (ed. Feltrinelli) e Le sante dello scandalo (ed. Giuntina), entrambi posizionati ai primissimi posti nella classifica dei libri più venduti. Vincitore del Premio Internazionale del Salone 2011, dopo la straordinaria affermazione dell’israeliano Amos Oz nell’edizione passata, lo scrittore spagnolo Javer Cercas, che allo sprint ha battuto l’algerina Assia Djebar e l’indiana Anita Desai. Anche quest’anno moltissimi gli incontri in  calendario dedicati a ebraismo e cultura ebraica, sfide di Israele in un Medio Oriente spesso ostile, valore imprescindibile della Memoria. Era stato proprio una tavola rotonda dal titolo Identità italiana identità ebraica, coordinata dal giornalista Guido Vitale con interventi del rav Roberto Della Rocca e degli storici Anna Foa, Emiliano Perra ed Elena Mazzini, ad accogliere alcuni tra i primissimi visitatori nella giornata inaugurale del Salone. A seguire, nei cinque giorni di fiera, protagonisti tra gli altri David Bidussa e Sarah Kaminski, Alberto Cavaglion e Massimo Foa. Grande successo di pubblico anche per la presentazione di due volumi dedicati alla partecipazione ebraica alla Resistenza: Ebrei nella Resistenza in Piemonte 1943-1945 (ed. Zamorani) di Gloria Arbib e Giorgio Secchi, Voci della Resistenza ebraica italiana (ed. Le Chateau) di Alessandra Chiappano. Due testimonianze di valore, quelle della coppia Arbib-Secchi e di Chiappano, che rendono giustizia a una straordinaria vicenda di coraggio spesso poco considerate dalla storiografia.
Come da tradizione infine Salone del Libro significa inevitabilmente ancbe Pagine Ebraiche. Il giornale dell’ebraismo italiano è stato infatti massicciamente distribuito all’ingresso principale del padiglione centrale per il terzo anno consecutivo. Grande interesse in particolare per il dossier che il numero di maggio dedica al libro e alle novità letterarie di quest’anno dando appuntamento proprio al Salone di Torino e alla Festa del Libro Ebraico di Ferrara. Molti visitatori hanno chiesto informazioni su come abbonarsi e ricevere il mensile UCEI a casa. Tra I tanti aneddoti quello che riguarda Franco, simpatico e arzillo 90enne di origine ligure. “Tutti gli anni siete i primi espositori da cui vado” ci raccontava questo nostro affezionato lettore. Franco ha poi aperto la sua borsa a tracolla e sistemato all’interno una decina di copie da distribuire a parenti e amici. “Ci state simpatici” il suo saluto prima di dirigersi verso il padiglione centrale mano nella mano con la compagna di una vita.
 

Con Napolitano e i fratelli Coen la notte dei Dan David
PremiazioneMarcus Feldman, i fratelli Cohen, Cynthia Kanyon e Gary Ruvkun sono i vincitori per il 2011 del premio Dan David, riconoscimento che prende il nome dal filantropo di origine rumena che deve la sua fortuna a un prestito d'onore: grazie infatti al prestito di un cugino gli fu possibile investire 200mila dollari per acquisire una quota della Photo Me, azienda produttrice delle macchine automatiche per fototessere della quale ora è presidente e azionista. Un riconoscimento prestigioso ricevuto qualche giorno fa dal presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano (per l'anno 2010) alla presenza del suo omonimo israeliano Shimon Peres, per l'impegno da sempre dimostrato per l'affermazione dei valori democratici.
Il professor Marcus Feldman dell'Università di Stanford è vincitore del premio 2011 per la sua ricerca pionieristica nel campo dell'evoluzione degli animali e delle piante nella sezione “Passato – “Evoluzione”. L’attività di ricerca del professor Feldman ha prodotto risultati di grande interesse nel campo dell’evoluzione animale e vegetale. Il suo lavoro ha portato a una maggior comprensione dell’importanza del fattore culturale nelle diverse civiltà. L’opera di Feldman non entra solo nel merito di argomenti scientifici di base, ma indaga anche le conseguenze sociali delle conclusioni da lui tratte in termini di modelli evolutivi. Con il professor Luigi Cavalli Sforza, Feldman ha dato origine alla teoria quantitativa dell’evoluzione culturale, studio la cui applicazione potrebbe avere conseguenze molto importanti soprattutto in riferimento alla società cinese.
Nella sezione “Presente – “Cinema e Società” il premio è invece andato ai Joel ed Ethan Coen per la loro originale e creativa collaborazione, unica nella storia del cinema. I Coen sono due  due celebri registi e sceneggiatori statunitensi, famosi soprattutto per le loro commedie irriverenti e sofisticate. Normalmente scrivono insieme il soggetto e la sceneggiatura dei loro film e, nonostante di solito sia Joel a essere accreditato come regista, la collaborazione tra i due fratelli è così stretta che questa distinzione non è netta, tanto che nel mondo del cinema vengono spesso definiti come "il regista a due teste".  Il controllo sul taglio finale dei loro film, la padronanza dei generi cinematografici, la commedia noir e la loro capacità di portare la complessità narrativa in trame apparentemente semplici, sono diventati i tratti distintivi delle loro pellicole.
Il cinema di Joel e Ethan Coen ha sempre goduto di una considerazione notevole presso i critici: il loro film d'esordio, Blood Simple, ha avuto un immediato successo. Refrattari alle definizioni che ne stigmatizzino il loro modo di fare cinema, Joel ed Ethan sono quelli che più apertamente rigettano lo status di registi impegnati o la qualifica stessa di autori. Il loro è un cinema classico, nel senso più stretto del termine. Nella loro produzione una dozzina di film e un gran numero di premi tra cui un Oscar per la migliore regia per No Country for Old Men (Non è un paese per vecchi).
Ai professori Cynthia Kenyon dell'Università della California e Gary Ruvkun  della Facoltà di medicina dell'Università di Harvard va infine il premio nella sezione “Futuro– Invecchiamento Affrontare la sfida” per la loro ricerca a seguito della quale è stato stabilito che l'invecchiamento è regolato geneticamente e che un ormone simile all'insulina umana è la chiave della longevità. Nel riassumerei suoi successi e quelli del suo gruppo di ricerca, Cynthia Kenyon ha dichiarato: "A me sembra possibile che una fonte di giovinezza, fatta di molecole, e non semplicemente di sogni, un giorno possa essere realtà".
Kenyon è membro della National Academy of Sciences. Tra i tanti riconoscimenti le sono stati conferiti una laurea honoris causa dell'Università di Parigi, il King Faisal Premio Internazionale per la Medicina, il premio della Fondation IPSEN e l'AARP Inspire Award Premio.
A Gary Ruvkun è stato riconosciuto il merito di aver dato un importante contributo per il futuro della salute umana con la scoperta della conservazione delle vie di segnalazione ormonali, con influenza universale in materia di invecchiamento degli animali. Le sue ricerche nell'ambito dell'invecchiamento hanno un enorme impatto nello studio della longevità e della salute umana. Tra i riconoscimenti da lui ottenutivi: il Benjamin Franklin Medal del Franklin Institute, il premio Albert Lasker per la ricerca medica di base. Ruvkun è inoltre membro dell'Accademia Americana delle Arti e delle Scienze e della National Academy of Sciences
Istituito nel 2002, il Dan David Prize è un prestigioso premio internazionale gestito dall’Università di Tel Aviv che promuove ricerche innovative e interdisciplinari e che viene assegnato ogni anno a tre personalità che si siano distinte per eccellenza, creatività, giustizia, democrazia, progresso e nella promozione di lavori scientificamente, tecnologicamente e umanamente rilevanti per lo sviluppo e il miglioramento del nostro mondo. Il riconoscimento interessa tre diverse dimensioni temporali: passato, presente e futuro. Ogni anno la commissione internazionale sceglie una materia di studio per ciascuna categoria. Per ogni dimensione temporale viene assegnato un premio da un milione di dollari. I vincitori donano il 10 per cento della somma del proprio premio per il finanziamento di 20 borse di studio destinate a studenti eccellenti che seguono corsi di dottorato e post-dottorato in tutto il mondo. Il Premio Dan David intende svolgere un ruolo determinante nella formazione della prossima generazione di leader e coinvolge gli studenti delle scuole superiori attraverso un concorso di scrittura chiamato "Name Your Hero" (Dai un nome al tuo eroe).

Qui Roma - Antisemitismo e islamofobia
logo“Desidero esprimere il mio plauso ai promotori dell'iniziativa per il carattere innovativo e originale della metodologia seguita, consistente nell'analizzare in modo comparativo e approfondito i fenomeni dell'antisemitismo e dell'islamofobia”, così il presidente della Camera. Gianfranco Fini, ha introdotto ieri nella sala del Mappamondo della Camera dei deputati il convegno dedicato alla presentazione della ricerca su antisemitismo e islamofobia realizzata su iniziativa del Comitato Passato e Presente di Torino (che riunisce la Fondazione Istituto Gramsci, il Centro Studi Piero Gobetti, l'Istituto
G. Salvemini e la Fondazione Rosselli), e finanziata dalla Compagnia di San Paolo. L'iniziativa dal titolo “Antisemitismo e islamofobia. Tra ostilità e convivenza” è stata organizzata d'intesa con l'associazione "A buon diritto" e con l'associazione di cultura ebraica "Hans Jonas", rispettivamente presiedute da Luigi Manconi e Tobia Zevi. Dopo i saluti di Gianfranco Fini sono intervenuti all'incontro l'onorevole Rosy Bindi, Luigi Manconi, Tobia Zevi, Saul Meghangi, Adriano Prosperi e Claudio Vercelli.
Si tratta di un contributo prezioso - ha continuato Fini nel suo intervento - alla conoscenza delle tristi dinamiche del pregiudizio etnico, razziale e religioso che si sono da tempo riattivate all'interno della società italiana ed europea. E' mio auspicio che le Istituzioni sappiano trarre da ricerche come questa lo spunto e l'impulso necessari a moltiplicare gli sforzi per la salvaguardia della comunità nazionale da ogni pulsione razzista, integralista e xenofoba. Venendo ai contenuti della ricerca, dobbiamo subito osservare che vi emerge, come dato generale, il preoccupante aumento, nel giro di qualche anno, della ignoranza, della preconcetta diffidenza, se non dell'aperta insofferenza nei confronti delle minoranze etniche e religiose”. “Sarebbe un grande risultato se la politica rinunciasse sempre e comunque ad assecondare e vellicare le paure irragionevoli e le pulsioni oscure variamente presenti nella pubblica opinione". Ancora, la terza carica dello Stato, ha sottolineato che si producono "danni profondi alla tenuta civile e democratica della società quando si rappresenta l'arrivo di migranti con l'immagine pericolosamente fuorviante dell''invasione'. Secondo Gianfranco Fini "la legge della domanda e dell'offerta non va applicata in politica come la si applica nel commercio. Perché accade in politica che sia spesso l'offerta a orientare e a far crescere la domanda. E non c'è dubbio che quando la politica offre paure e rassicurazioni ingiustificate, genera a sua volta nei cittadini altre paure e altre richieste ingiustificate di rassicurazione, in un circuito vizioso che danneggia la democrazia".
Fra gli altri illustri e stimolanti interventi il professore Adriano Prosepri ha offerto il seguente spunto di riflessione: “Una domanda si impone davanti alle rivelazioni di questo rapporto: dobbiamo ammettere che c’è stata una vittoria postuma di Osama bin Laden, qualcosa che sopravvive alla sua scomparsa in questo levarsi di barriere mentali e legali nelle nostre società documentato dal rapporto firmato da Alfredo Alietti e Dario Padoan? O non si dovrà piuttosto rivolgere lo sguardo all’interno stesso delle nostre società e al loro deficit di cultura e di tutela dei diritti umani?”. “Per rispondere alla domanda - prosegue - bisognerà intanto partire dal nucleo fondamentale del rapporto: la scoperta che dopo l’11 settembre 2001 il razzismo è riemerso e si è generalizzato al di là dei ristretti territori politici e culturali dove dormiva il virus di questa peste del XX secolo. Oggi è diffuso nell’atmosfera e contagia, in forme più o meno gravi, la maggioranza della popolazione. E offre, come suggeriscono gli autori, un 'legame sociale nella società dell’eccezione giuridica'. Il titolo richiama l’attenzione sulla mentalità diffusa ma anche sulle regole che governano oggi la nostra società, suggerendo implicitamente un problema che si deve affrontare qui: quale sia il contributo alla diffusione del razzismo offerto dal potere politico, sia in generale, sia nel caso specifico del regime di populismo mediatico oggi vigente”.
“Dunque - prosegue Prosperi - il dato di partenza è che atteggiamenti di tipo razzistico, ritenuti un residuo di culture obsolete e superate, stanno riemergendo. Ne è coinvolto un numero alto di persone. Non si tratta di un razzismo aggressivo e violento: questo però non ci tranquillizza”. E infatti avverte: “C’è un limite in questa inchiesta: qui si censiscono opinioni. Se accanto alle opinioni si mettono gli episodi di cronaca che si sono infittiti nella vita del paese ci troviamo davanti a forme di intolleranza violenta esplosa con atti individuali e con fiammate collettive”.
La ricerca dedicata a Il razzismo come legame sociale nella società dell’eccezione giuridica. Alcune note su anti-semitismo e anti-islamismo in Italia, coordinata da Alfredo Alietti e Dario Padovan, ricercatori di sociologia presso le Università di Ferrara e Torino, è stata promossa dal Comitato Passato e Presente di Torino con il sostegno della Compagnia di San Paolo. Il Comitato è nato nel 2007 dalla sinergia tra quattro istituti culturali, il Centro studi Piero Gobetti, la Fondazione istituto piemontese Antonio Gramsci, la Fondazione Rosselli e l’Istituto di studi storici Salvemini di Torino, da molti anni operanti nelle realtà cittadina e piemontese. La ricerca ha rilevato il grado di ostilità nei confronti degli ebrei e dei musulmani nella nostra società. Gli strumenti sociologici utilizzati sono stati messi a punto sulla base di una lunga tradizione di ricerca empirica sul pregiudizio. In ragione di ciò non è stato realizzato il tipico sondaggio d’opinione, il quale registra la frequenza di opinioni contrarie o favorevoli nei confronti di un determinato gruppo o minoranza. Tali opinioni sono state invece incrociate con un sistema di credenze sociali più ampio – costituito da punti di vista autoritari, etnocentrici e anomici – proprio per capire le strutture profonde generatrici di pregiudizio. Ciò ha permesso di gettare uno sguardo sulla diffusione del pregiudizio in Italia, fenomeno che viene spesso sottostimato se non apertamente negato. Fatto, quest’ultimo, che pone un duplice problema: da un lato tale negazione si configura come una sorta di autoassoluzione collettiva, attribuendo i comportamenti razzisti all’attività di minoranze ideologiche o a situazioni eccezionali (e come tali non troppo preoccupanti); dall’altro, tale negazione costituisce una vera e propria strategia attraverso la quale non si riconoscono i concreti effetti razzizzanti di politiche, discorsi, affermazioni che sono invece oramai parte del discorso pubblico, delegittimando inoltre tutte le iniziative che cercano di contrastarne i deleteri effetti.
L’auspicio del Comitato è che la riflessione, avviatasi con la presentazione pubblica dei risultati della ricerca, di cui si è avuta una appassionata eco con la discussione avvenuta alla presenza del Presidente della Camera dei Deputati lunedì 16 maggio, possa proseguire poiché la democrazia stessa si alementa di conoscenza, dibattito e consapevolezza, come ha osservato lo stesso Presidente Fini.

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Il dibattito pubblico sull'Islam
Tobia ZeviNon appena sono giunti i primi dati elettorali, molti esponenti della politica milanese si sono abbandonati allo slogan «Con la sinistra Milano si riempirà di minareti». La minaccia dell’invasione islamica e della città tappezzata di moschee è stata tra le più rozze e gettonate in campagna elettorale. Ma si è rivelata non così potente. Nella ricerca del comitato «Passatopresente» presentata alla Camera dei Deputati è uno dei dati più clamorosi: la maggioranza degli intervistati è favorevole alla costruzione delle moschee.
Ma per quale motivo gli ebrei italiani dovrebbero interessarsi alle moschee? Direi essenzialmente per tre ragioni: 1) I musulmani italiani, quelli che vogliono pregare, lo fanno sia se la moschea c’è sia in caso contrario. Riunirsi nei garage non è solo poco igienico, ma anche assai meno rassicurante sul piano della sicurezza (cosa predicano gli imam?). Solo la struttura, fisica e giuridica, della moschea consente alla comunità islamica di discutere e negoziare con le istituzioni e con tutta la società. 2) Il rapporto tra ebrei e musulmani, oggi ben più numerosi, non può essere semplice. Molte questioni, a cominciare dalla politica internazionale, ci divideranno. Ma siccome è altamente auspicabile che le relazioni non si traducano in scontro, è altrettanto auspicabile che le due comunità sappiano ingerirsi reciprocamente non solo nel male ma anche nel bene. Se ebrei e musulmani (e altre minoranze) sapranno combattere alcune battaglie comuni sarà possibile confrontarsi lealmente, e anche animatamente, sui motivi di dissenso. 3) Come cittadini e come minoranza dobbiamo vigilare sullo stato dei diritti nel nostro paese. La qualità del dibattito pubblico sul tema dell’Islam (e sulle moschee) è semplicemente vergognosa. La politica cavalca una fobia pericolosa e incivile. Gli strumenti proposti - per esempio il referendum - sono assolutamente inadeguati: come si può sottoporre il diritto alla libertà religiosa di una minoranza alla valutazione di una maggioranza, per giunta strumentalmente sobillata? 

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas 


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notizie flash   rassegna stampa
Calcio - La rivincita del Maccabi Haifa,
vincitrice del campionato israeliano
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Il Maccabi Haifa FC, imponendosi contro l'Hapoel Kyrat Shmona FC per 2 a 0, vince, con una giornata di anticipo, il campionato di calcio israeliano. E' una grandissima rivincita per la squadra che lo scorso anno si era fatta sfuggire il titolo all'ultima giornata di campionato. Il patron Jaacov Schahar, all'ottavo titolo con il club, ha detto: "Durante la preparazione estiva in Bulgaria ho parlato ai giocatri e capito che ancora soffrivano per aver perso il titolo all'ultima giornata. Ho chiesto loro di rialzare la testa e lavorare per poterlo rivincere. Sono molto contento che ce l'abbiano fatta e ora possono camminare a testa alta". Ma il tecnico Elisha Levi avverte: "Il lavoro non è finito. Siamo in corsa per la doppietta e dobbiamo ancora affrontare l'Hapoel Tel-Aviv in finale di Coppa di Stato".
 

Due i temi principali della rassegna stampa di oggi. Innanzitutto vi è il secondo giorno della visita del presidente Napolitano in Israele (Voce Repubblicana, redazione del Foglio), con la visita a Ramallah e la promessa di elevare il rango diplomatico della rappresentanza palestinese in Italia (Breda sul Corriere, Cuomo su Giornale). Poi si continua a parlare delle conseguenze dei tentativi di invasione di massa dei confini israeliani organizzati l'altro ieri dal governo siriano, dagli Hezbollah, da Hamas e in parte anche dall'Autorità palestinese. Per Ferrari su Avvenire, Ben Aluf su Liberal e per Rousselin sul Figaro, questo è il segno che le rivolte arabe si estendono anche a Israele. Per la redazione del Foglio, "l'unica rivolta siriana che è permessa è ai confini di Israele"... »

Ugo Volli











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Pagine Ebraiche 
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L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.