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17 settembre 2010 - 9 Tishrì 5771
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
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Roberto Colombo
Roberto
Colombo,
rabbino 

Non credere che ci si debba pentire solo delle cattive azioni. La vera penitenza deve essere per il carattere. L'astioso, il geloso, l'arrogante e colui che cerca onore, se non cambia il modo di essere, morirà senza aver fatto teshuvà e non avrà parte nel mondo futuro. (Maimonide: Regole della Teshuvà - 7,3) 
Sonia
Brunetti Luzzati,
pedagogista


Sonia Brunetti Luzzati
I fini giustificano i mezzi? E’ una vecchia questione che nelle ultime settimane ha animato la polemica sul simbolo del Sole delle Alpi impresso in tutti gli arredi scolastici dell’istituto del comune di Adro nel Bresciano. Dalle reazioni e dai dibattiti è emerso che il valore di quell’atto deriva solo dallo scopo verso cui è stato programmato e quindi, a seconda dell’opinione sostenuta, era più o meno condannabile. Un salto di qualità nelle nostre abitudini di pensiero forse sarebbe rappresentato dai modi nei quali tendiamo a ragionare sui fini e sui mezzi e ai pericoli inerenti a questi modi.
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davar
Congresso UCEI - Da Firenze un appello per le candidature
WertheimerManca poco più di una settimana al 29 settembre, ultimo giorno utile per  presentare la candidatura a delegato del prossimo Congresso dell’Unione  delle Comunità Ebraiche Italiane che si riunirà dal cinque all’otto  dicembre per definire il futuro assetto dell’ebraismo italiano. Una volta individuati i candidati, gli iscritti alle 21 comunità ebraiche italiane saranno chiamati a esprimere una preferenza in occasione delle elezioni a suffragio universale indette per domenica sette novembre. Dalla Comunità di Firenze, capofila della prima circoscrizione cui spetta l’elezione di otto delegati e include anche altre sedici piccole e medie realtà nazionali (Ancona, Bologna, Casale Monferrato, Ferrara, Genova, Livorno, Merano, Modena, Padova, Parma,  Pisa, Torino, Trieste, Venezia, Vercelli, Verona), arriva una forte  sollecitazione a proporsi, a portare la propria esperienza a servizio  della minoranza ebraica nei quattro giorni congressuali. L’iniziativa è del Consiglio presieduto da Guidobaldo Passigli che negli  scorsi mesi ha indicato il suo delegato in Dario Bedarida e che ora ha  scelto varie formule per pubblicizzare l’invito a farsi avanti per  l'elezione diretta degli altri delegati. Quindi non solo per via  telematica raggiungendo gli iscritti che hanno fornito il proprio  indirizzo di posta elettronica alla Segreteria, ma anche attraverso un’affissione in vari punti del giardino antistante alla sinagoga che in concomitanza dello Yom Kippur verrà gremito da centinaia di persone e  tramite una distribuzione massiccia del medesimo invito all’uscita del Tempio una volta conclusosi il digiuno. “Abbiamo pensato di agire su più fronti - spiega il presidente Passigli  - perché il 29 settembre è ormai alle porte ed è importante ricordare a  chi ha intenzione di presentare la propria candidatura che ha ancora  poco tempo per farlo”. Volantini analoghi a quelli in distribuzione all’esterno del Beth Hakenesset fiorentino saranno fatti circolare anche  nella Comunità di Siena, piccolo nucleo ebraico che rientra nella  giurisdizione di Firenze.

Adam Smulevich


Rito italiano
WertheimerUna volta all’anno salgo a Gerusalemme per trascorrere un sabato nel Beit haknesset di rito italiano, quello dei miei padri. Salendo le scale dell’edificio, sorto più di cento anni fa per iniziativa, se non erro, di evangelici germanici, in un’epoca di grande sviluppo extra moenia della città, fantastico di ritornare in una comunità minore del Nord Italia, per una certa atmosfera di antichità che ispira l’ambiente. Come il canto delle zemirot del mattino che mi giungono salendo le scale mi riportano, per un istante, a memorie lontane del passato. E entrando nel Beit haknesset, non posso fare a meno di rivedere tante e tante persone che non sono più con noi, dal Parnas, per eccellenza del Tempio di Conegliano-Gerusalemme, Umberto Shemuel Nahon, i due rabbini Artom, Meir Padoa, Giorgio Coen Pirani….e tanti altri componenti della kehillah degli italkim gerosolomitani. Negli ultimi anni, con vivo piacere incontro persone sconosciute, molti giovani e pure appartenenti ad altre ‘edot, attratti dalla specificità del minhag dei Benei Roma e dalle arie delle tefillot, recitate da hazanim dalla voce squillante. Abituato da decenni ai Batei haknesset ashkenaziti, mi rituffo nel mondo delle mie radici, in questo angolo di Italia ebraica, nella città che più di tutte, accoglie gli ebrei saliti dai Quattro angoli della Terra. E sento di esprimere un profondo sentimento di riconoscenza per tutti coloro che hanno trapiantato in Eretz Israel i tesori materiali, e spirituali, delle antiche comunità dello Stivale, per tramandare alle generazioni future il retaggio millenario dei padri. L’indomani, visitando il Museo Nahon, annesso al Beit haknesset, appena riordinato con il motto “Oggetti dello spirito, materiale degli oggetti; made in Italy” non ho potuto non riflettere sull’anima dell’ebraicità italica, espressione di una cultura fedele per generazioni al proprio particolarismo religioso, ma aperta alla civiltà circostante, nelle sue manifestazioni artistiche, soprattutto nei secoli post-rinascimentali fino alla emancipazione, pur sottoposti alla segregazione civile e, spesso, a sussulti persecutori. La Curatrice del Museo, Andreina Contessa, mi ha illustrato i criteri del riordinamento degli oggetti esposti nelle quattro sale, per materiali usati. Dai metalli preziosi (corone e rimonim d’argento) ai tessuti dei meilim e delle cortine (parochet) degli aronot, dalle arche sante lignee barocche al seggio del profeta Elia delle milot, alle pergamene delle meghilot di Esther e ai testi manoscritti di antichi formulari di tefillot. Tesori di Judaica, donativi di famiglie e di singoli di comunità italiane, restaurati in lunghi mesi di lavoro in loco dalle abili mani di veri e propri artisti, invitati da questo laboratorio da altri musei del paese. Una considerazione, da italki’ che si sente, da lustri, impegnato nella costruzione di una società ebraica. Che l’eredità ricevuta dal nostro passato, con la sua caratterizzazione di armonia estetica, di una religiosità non fanatica e equilibrata, costituisca il contributo più valido e duraturo al resto del Kelal Israel nella sua Terra.

Reuven Ravenna


Kippur 5771 - Conquistare il proprio mondo in un'ora
WertheimerLa nostra vita è fatta di tanti piccoli episodi, di particolari che hanno per l’anima l’importanza che hanno per il corpo i respiri: in ambo i casi non ci facciamo caso, essi ci sembrano indifferenti, essi sono per noi naturali. L’ebraismo insegna invece, attraverso un processo educativo costante, che nulla deve esserci indifferente, che ogni nostra azione ha la sua importanza e tutto sta in noi a saperla indirizzare al servizio divino, sublimando così una azione giornaliera. Tale azione, apparentemente senza una particolare spiegazione, assumerà invece un significato tutto suo, assumera` addirittura il significato di legame fra l’uomo e il suo Creatore. Racconta il Talmud (Avodah Zarah 8 a) che Rabbi Chaninah ben Teradion proseguiva a studiare Torah e a riunire pubbliche assemblee allo scopo di insegnare Torah, nonostante il divieto imperiale (adrianeo), portando sempre con se un piccolo rotolo della Bibbia. Le autorità romane lo arrestarono e decretarono per lui la pena di morte; egli avrebbe dovuto cioè essere bruciato vivo; i Romani prepararono l’esecuzione della pena cercando di prolungare il più possibile il supplizio, legando attorno al Saggio il rotolo della Bibbia in pergamena, e mettendo fra la carne e il rotolo delle spugne imbevute di acqua per far sì che il fuoco operasse più lentamente e l’agonia fosse quindi prolungata, e appiccarono fuoco. Lunga è l’agonia del Saggio, e i discepoli che gli stanno accanto, soffrendo essi pure nel vedere le atrocità commesse verso il loro Maestro e le sue sofferenze, gli chiedono: “Cosa vedi, Maestro?” e questi prosegue a insegnare, fino all’ultimo secondo della sua vita terrena, come l’uom s’eterna, risponde: “Vedo il rotolo che si brucia, ma le lettere volano in alto…”. I persecutori riescono sì a colpire la materia, a bruciare il corpo, a bruciare il rotolo della Bibbia ma non riusciranno a colpire il nostro spirito, a distruggere l’insegnamento biblico; volano le lettere ebraiche intorno ai roghi, per tornare nei nostri cuori. E i discepoli continuano ad assistere, finché non resistono più e si rivolgono nuovamente al Maestro sofferente con un suggerimento: “Apri la bocca, e fa entrare il fuoco” (per morire prima). Ma il Saggio prosegue a resistere, come se avvertisse che la sua missione umana non è ancora giunta al termine e risponde: “E’ meglio che mi prenda la vita chi me l’ha data,e che non acceleri io stesso la mia morte…”. Assisteva alla scena anche il centurione romano, che aveva il compito di sorvegliare che tutto si svolgesse secondo le regole per l’esecuzione della pena di morte, colpito anch’egli dalle sofferenze del Rabbino, gli si rivolse chiedendogli: “Rabbi, se io aumentassi il fuoco e ti togliessi le spugne di lana dal tuo cuore, tu mi porteresti nel mondo futuro?” Gli disse: “Sì`”. Rispose: “giuramelo” e glie lo giurò. Subito aumentò le fiamme, tolse le spugne e, nel momento che le fiamme si alzavano alte anche il centurione vi si buttò in mezzo e morirono entrambi, Rabbi` Chaninah e il centurione… Si udì una voce celeste che disse: “Rabbi Chaninah ben Teradion e il centurione sono invitati alla vita del mondo futuro”. Pianse Rabbi e disse: “Vi e` chi conquista il suo mondo in un’ora e chi in lunghi anni”.  »

Alfredo Mordechai Rabello, Università ebraica di Gerusalemme


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pilpul
Un esempio concreto
Tizio della Sera
“Al direttore del coro, salmo di David, composto quando venne da lui il profeta Nathan, dopo che David si era unito con Betsabea”. All’inizio di Kippur ci mettiamo a raccontare le vicende private di un re vissuto tremila anni fa. Non dovremmo preoccuparci di quello che abbiamo fatto noi? Eppure è proprio il salmo 51 che alcuni usano recitare alla fine del pasto che precede Kippur, altri all’inizio del digiuno. E’ vero che per il resto si tratta di un salmo penitenziale, ma allora perché non iniziare dal verso tre? Non sarebbe più facile identificarci con il testo se lasciassimo perdere il contesto storico?
Forse è importante sottolineare che il salmo è stato composto da un uomo politico all’apice della sua grandezza che ha avuto la capacità di riconoscere le proprie colpe. Ed è anche interessante notare che il pentimento è avvenuto grazie a un intervento esterno, a una voce non asservita che ha messo il potere di fronte alle sue responsabilità. Anche Dante fa recitare il salmo 51 da uomini politici, o comunque personaggi pubblici (con la sola eccezione di Pia dei Tolomei): “E 'ntanto per la costa di traverso/ venivan genti innanzi a noi un poco/cantando `Miserere' a verso a verso” (Purgatorio V, 22-24). Non so se sia voluto, comunque nessuno tra i commenti alla Commedia che ho consultato cita il re David: il Miserere è menzionato come salmo penitenziale senza riferimenti al contesto.
Invece noi recitiamo anche i primi due versi, e non possiamo fare a meno di notarli: al di là dell’autorevolezza del personaggio, iniziamo Kippur pensando non tanto alla teshuvà in generale, ma a una specifica teshuvà di una persona specifica in una situazione concreta. Forse questo aiuta noi, persone specifiche, a riflettere concretamente sulle nostre azioni.
Chatimà Tovà a tutti

Anna Segre, insegnante


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notizieflash   rassegna stampa
 
A Tel Aviv arriva l'Eco-Torre,
un edificio ecosostenibile

Roma, 17 settembre
 
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Presto anche Tel Aviv avrà il suo primo edificio interamente ecosostenibile. Il primo in Israele era stato il  Development Design Center dell'Intel ad Haifa, certificato con il protocollo LEED.  La prima fase dei lavori per la realizzazione dell'EcoTorre dell'Azouri Brothers Building, questo il nome dell'edificio in costruzione a Tel Aviv, è quasi giunta al termine. Il progetto, del valore di oltre 50 milioni di dollari, rivela un'anima ecosostenibile fin dalla scelta dei materiali edilizi, privilegiando quelli locali e riciclati, nel rispetto delle "procedure nazionali di manutenzione ecologica". I suoi ideatori, Ronen e Alon Azouri dell'Azouri Brothers Building, avevano come obiettivo principale quello di creare un complesso di uffici a basso impatto ambientale e con un'alta efficienza nella gestione delle propri consumi. L'apertura ufficiale dell'Eco-Torre è prevista per marzo 2011.  
 
Più tela di Penelope che filo d’Arianna le negoziazioni di pace tra israeliani e palestinesi proseguono nello scetticismo diffuso. L’articolo di Osvaldo Baldacci su Liberal di giovedì 16 settembre riassume in sintesi i termini della questione. Sui giornali di oggi le menzioni sono poche, se si fa eccezione per la Nazione, per Roberta Zunini su il Fatto quotidiano (dove si rimanda anche alla dolorosa vicenda di Gilad Shalit) e Annalena Di Giovanni su Terra. Altri ne parlano ma senza enfasi di sorta, così come la Repubblica che dedica un francobollo al fatto che «Hillary [è] ottimista: “la pace non è lontana”». Nella complessa e arzigogolata turnazione dei colloqui questa settimana è stata la volta prima di Sharm el-Sheikh, in Egitto, e poi di Gerusalemme, dove le delegazioni si sono incontrate per discutere dei molteplici aspetti che rendono difficile, se non improbabile, la soluzione di un contenzioso che, per certi aspetti, a volte sembra non avere capo né
coda.   »


Claudio Vercelli






   

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Dafdaf   è il giornale ebraico per bambini
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