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    8 aprile 2010 - 24 Nisan 5770
 
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  Riccardo Di Segni Riccardo
Di Segni,

rabbino capo
di Roma
Tragedia nelle stanze del potere. Così potrebbe essere definita, in termini attuali, la storia della parashà di Sheminì che leggeremo questo Shabbat. E' la storia dei due figli del gran sacerdote Aharon, destinati alla sua successione, che per un incidente tecnico vengono fulminati in un momento speciale della grande cerimonia di consacrazione del nuovo spazio sacro. La tradizione non ha mai smesso di porsi domande e dare risposte su questo episodio tanto tragico quanto misterioso; un esempio della ricchezza di queste analisi l'ha dato ieri in questa sede rav Locci. Aldilà delle interpretazioni, tutte dense di significati, resta il fatto e il messaggio principale: non solo nessuno è immune dalla sanzione, ma proprio chi è più vicino al Sacro è soggetto al controllo e alla punizione severa per atti che sarebbero di minore importanza se compiuti da altri. E davanti alla manifestazione del terribile, la risposta giusta è quella elevata e umanissima del padre colpito: waiddòm Aharon, Aharon rimase in silenzio. 
Stephen Walt, un professore di Harvard, ha pubblicato con John Mearsheimer, dell’Università di Chicago, “La lobby di Israele e la politica estera americana” (2007). Il libro accusa pesantemente Israele e i suoi sostenitori di aver svolto un ruolo sproporzionato e incontrastato nel determinare le scelte politiche degli Stati Uniti, in particolare in Medio Oriente. È stato ampiamente confutato sul piano concettuale e documentario, anche se ha trovato i suoi naturali sostenitori fra chi a priori nutre dubbi sulla legittimità dell’esistenza di Israele. Nel giustificarsi di fronte alle molte critiche, gli autori hanno dichiarato che avevano previsto di essere accusati di antisemitismo, pur considerandosi in realtà entrambi filosemiti e forti sostenitori dell’esistenza di Israele. Ora lo stesso Walt pubblica un nuovo saggio contro il coinvolgimento dell’ambasciatore Dennis Ross nella politica medio-orientale del presidente Obama. Ross che, oltre a essere uno dei maggiori esperti del settore, è un ebreo simpatizzante nei confronti di Israele, avrebbe un conflitto di interessi nello svolgere tali delicati incarichi, e per evitare ogni sospetto di “doppia lealtà” farebbe bene a lasciarli ad altri - non ebrei. Walt risuscita vecchie preclusioni nei confronti dell’ebreo cittadino imperfetto, non completamente affidabile, governato da istinti e legami al limite del cospiratorio, insensibile al vero interesse nazionale del paese in cui lavora. Queste gravi allusioni sono ovviamente spropositate per chi conosce il lungo e specchiato servizio di Ross; ma una volta messe in circolo, tendono fatalmente a radicarsi. E allora perché non chiedere allo stesso Walt, appunto perché si è definito filosemita sostenitore di Israele, di applicare a se stesso gli stessi parametri? Ossia, per evitare ogni sospetto di “doppia lealtà”, il compito di criticare Israele farebbe bene a lasciarlo ad altri - non ebrei.
Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica di Gerusalemme
Sergio Della Pergola  
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“Dobbiamo impegnarci per garantire la governabilità”

statutoNegli ultimi anni la necessità di riformare lo Statuto che regolamenta la vita dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane si è dimostrata sempre più urgente. Basti ricordare quanto accaduto agli ultimi due Congressi in cui l’incertezza e la difficoltà organizzative hanno impedito al Consiglio di iniziare i suoi lavori nei tempi dovuti. Il lavoro della Commissione che ha in questi mesi elaborato le proposte di modifica del vecchio assetto si è incentrato sulla ricerca della maggiore funzionalità possibile per il Consiglio e per la Giunta, che sono strumenti di lavoro indispensabili perché l’Ucei possa garantire risposte chiare e immediate ai molteplici problemi e alle esigenze dell’ebraismo italiano.
Questa revisione statutaria non può però prescindere dal rappresentare la complessa realtà ebraica italiana tenendo conto della distribuzione della popolazione tra le diverse Comunità. Ed è proprio questa una delle problematiche che si sono rivelate centrali: garantire all’ebraismo italiano un governo in grado di rappresentare gli ebrei e le Comunità garantendo al tempo stesso il mantenimento della nostra tradizione e della nostra storia sul territorio.

statutoRitengo che la Commissione coordinata da Valerio Di Porto, che ringrazio per l’ottimo lavoro svolto, abbia proceduto bene cercando di riequilibrare due concetti che talora sono vissuti come contrastanti se non addirittura contrari.
L’elezione diretta dei consiglieri che è stata prevista dalle proposte di modifica dell’attuale Statuto, consente infatti a ciascun ebreo italiano di esprimere le sue preferenze designando, direttamente nella sua circoscrizione, la persona che ritiene meglio rappresenti le sue esigenze e la sua proposta. In pratica, fra gli elettori e il nuovo Consiglio non si interpone più il Congresso che oggi elegge, in secondo grado, il Consiglio. Quest’ultimo è invece in gran parte designato dagli elettori stessi che scelgono 36 dei 60 componenti.
La partecipazione di diritto dei 21 presidenti delle singole Comunità al nuovo Consiglio di durata quadriennale che andrà a sostituire l’attuale Congresso dell’Ucei composto da 95 rappresentanti, riesce invece a concretizzare una forma di partecipazione diretta alla vita dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Si riequilibra inoltre in modo notevole la composizione degli eletti con 35 delegati: 20 per Roma, nove per Milano e sei per le medie e piccole Comunità. In questa maniera si apre una prospettiva di maggiore stabilità con maggioranze diverse, escludendo un fattore che negli ultimi anni aveva dato luogo a molteplici problemi in sede di Congresso, Consiglio o Giunta. I presidenti delle Comunità potranno così assumere un ruolo più incisivo nelle politiche nazionali prendendo parte ai processi decisionali dell’ebraismo italiano. La partecipazione di diritto al parlamentino dei rabbini capo delle due più popolose Comunità ebraiche italiane, Roma e Milano, e di altri due rabbini eletti dall’Assemblea rabbinica garantiscono poi un’ulteriore rappresentatività al mondo ebraico. Quanto alle modifiche proposte che riguardano le Comunità, sono destinate per lo più a quella di Roma e di Milano, sempre alla ricerca di maggioranze stabili che permettano a chi vince le elezioni il diritto-dovere di governare effettivamente per la durata dell’intero mandato.
In concreto, ritengo di grande importanza che Comunità ebraiche che contano oltre 4 mila iscritti esprimano il proprio voto su liste con il consigliere designato alla carica da presidente, così da qualificare maggiormente le singole liste, non permettendo più il panachage (quel sistema elettorale in base al quale un elettore può votare candidati di liste diverse) che non qualificava le singole liste. Inoltre lo sbarramento al 5 per cento e il premio di maggioranza assegnato alla lista che è riuscita a ottenere il 40 – 45 per cento dei voti consentirà una stabilità maggiore ai Consigli e alle Giunte che così potranno esercitare un’azione di governo più veloce, incisiva ed efficace.
Venendo a un altro argomento controverso, quello che riguarda la nomina del rabbino capo da parte delle Comunità, si tratta senz’altro di un punto molto complesso che entra nel vivo della sensibilità comunitaria e della sua organizzazione. La proposta di modifica dell’articolo 30 dell’attuale Stato propone infatti una sostanziale variazione alla situazione odierna, stabilendo che trascorsi due anni dall’assegnazione dell’incarico quest’ultimo può essere rinnovato. Ciò comporta anche la possibilità del non rinnovo della carica di rabbino capo, idea che senz’altro è molto innovativa. E’ chiaro che tale ipotesi, sicuramente coraggiosa, ha creato non poche preoccupazioni e dibattiti ai diversi livelli. Ora toccherà ai delegati del prossimo Congresso straordinario prendere in mano la questione della riforma del nostro assetto. Sarà un compito difficile e denso di implicazioni per il futuro. In quell’occasione si dovrà vagliare con cura quanto è stato proposto ed elaborato finora. Si dovranno approvare le indicazioni proposte dalla Commissione o individuare ulteriori soluzioni che si ritengono più adeguate perché lo Statuto Ucei possa assumere una configurazione adatta ai tempi e alle necessità e consentire alle nostre Comunità di compiere un passo avanti, rendendole efficienti e governabili.

Leone Soued, presidente della Comunità Ebraica di Milano 

 
 
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  Meglio mai che tardi

Tizio Della SeraSessantamila anziani che hanno sofferto le persecuzioni dei ghetti riceveranno un vitalizio dal governo tedesco. Considerata l'attesa di vita di questi sessantamila ebrei, la notizia ridefinisce in modo drastico il significato della parola vitalizio.


Il Tizio della Sera




Caro Tizio, ti scrivo
Caro signor Tizio della Sera, buona Sera, shalom.
Da molto tempo Lei mi incuriosisce. A volte posto i Suoi pensamenti nel mio blog, perché sono davvero strepitosi, come quello sul 1970 che anche la zia ritiene sia stato un anno volgare, e altri ancora. Così un giorno ho chiesto a uno che secondo me sa, se sa chi è Lei, e lui ha risposto di no. Io ho detto che tutto, secondo me si riesce a sapere, e lui ha replicato che il fatto è che Lei non vuole che si sappia chi è, così ho capito che l'amico interpellato sa, ma per amicizia e fedeltà finge di non sapere, e me ne sono fatta, sia pure a malincuore, una ragione. Ora però almeno un piccolo, piccolissimo velo si è squarciato: ho scoperto che Lei è straordinariamente giovane. Talmente giovane da non ricordare i due meravigliosi scudetti della Fiorentina! (Il resto sì, è oggettivamente indigeribile - indigeribile anche per uno stomaco goy, e posso immaginare quando lo debba essere per uno stomaco già segnato in partenza).
Grazie per le meravigliose perle che continua a regalarci, e Shabbat Shalom.

Barbara Mella
 
 
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rassegna stampa    
 
 
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Due argomenti che ci riguardano trovano largo spazio su tutta la stampa. Il primo è il problema della pedofilia nella Chiesa. In realtà si tratta di un tema in cui l’ebraismo non vuole e non deve entrare, come afferma giustamente la prima affermazione (spesso saltata) di un comunicato del presidente dell’Ucei Renzo Gattegna, che è riportato su tutti i giornali, spesso però in maniera incompleta, senza dar conto del suo equilibrio. Per questo è bene leggere l’intervista di Gattegna a Repubblica, che riporta tutto il discorso. In sostanza il ragionamento è questo: l’ebraismo ritiene che ogni religione dovrebbe affrontare i suoi problemi interni senza interferenze altrui e quindi il problema se ci sia stato o meno un comportamento improprio del Vaticano sui casi di pedofilia, riguarda in primo luogo il mondo cattolico. Ma l’ebraismo è stato tirato in ballo almeno due volte, prima col paragone improprio del frate Cantalamessa fra polemiche sulla pedofilia e antisemitismo e poi con l’accostamento del cardinal Sodano fra queste polemiche e quelle - che riguardano sì l’ebraismo - su Pio XII. Questa è la posizione ufficiale, ben meditata e non frettoloso, dell’ebraismo italiano, che naturalmente non impedisce a singoli ebrei di dire la loro com’è accaduto. I giornali però sono per lo più saltati a cogliere in questa dichiarazione una polemica che non c’è. Così D-News, Carlino-Giorno-Nazione, Gazzetta del Mezzogiorno, Secolo XIX. Repubblica parla del’”ira degli ebrei”. In America, addirittura, come testimonia il Mattino, i blog cattolici si mettono a caccia di “rabbini stupratori” per pareggiare il conto. Questa vicenda, che ha evidentemente un impatto terribile sulla Chiesa e la mette sulla difensiva, contiene per noi una strana lezione, l’impossibilità di star fuori da vicende che non ci riguardano e in cui non vogliamo entrare.
 
L’altra storia che ci riguarda è di nuovo un’aggressione dall’esterno. Il primo ministro turco Erdogan (quello che per replicare alle dichiarazioni del parlamento svedese e del congresso americano sul genocidio armeno ha minacciato di deportare altri centomila armeni, cioè in sostanza di proseguire i metodi che portarono al genocidio) ha dichiarato in un incontro a Parigi col presidente francese Sarkozy che Ahmadinedjad è innocuo, che l’Iran ha diritto al suo nucleare e che il maggior pericolo per la pace in Medio Oriente proviene da Israele (Marta Ottaviani sulla Stampa, Alberto Negri sul Sole e molti altri giornali). Si tratta della rottura ormai definitiva di un’alleanza militare che aveva retto il Medio Oriente per decenni, e di un allineamento della Turchia con l’asse islamista fra Iran, Siria, gruppi terroristi libanesi e palestinesi. Nella stessa giornata, l’Iran reagisce alla nuova “mano tesa” dell’America (la nuova politica atomica con la riduzione delle testate) con un nuovo ceffone: “Vi spezzeremo i denti”, ha detto Ahamadinedjad (fra gli altri Roberto Fabbri sul Giornale e Pompetti sul Messaggero). Molte nubi si addensano all’orizzonte del Medio Oriente.
 
Per passare a temi culturali, vale la pena di registrare che molti giornali (fra l’altro Il Mattino, Il Manifesto e Il Messaggero) segnalano positivamente “Simon Konianski”, una commedia cinematografica sulla Shoà del giovane belga Micha Wald.
 
Ugo Volli

 
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notizieflash    
 
 
La denuncia dei quotidiani tedeschi                                          
sulle indennità ai superstiti della Shoah
Berlino, 7 apr -
La necessità di mettere a disposizione un indennizzo per gli ebrei perseguitati durante la Seconda guerra mondiale era stato già approvato da tempo dal governo tedesco, ma solo oggi sarà riconosciuta alle vittime una pensione per le sofferenze patite che, già magra, risulterà ancora più bassa rispetto a quanto previsto e promesso inizialmente. A denunciare il fatto è stato il sito del quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung. Una legge del 2002, mossa dal governo tedesco con l'intenzione di compiere un tardivo gesto di riconciliazione, si è rivelata così poco pratica che ha portato al respingimento di oltre il 90 per cento delle domande, un blocco poi revocato solo grazie a una sentenza del Tribunale federale per le questioni sociali ma che ha provocato un ritardo che anno dopo anno sta rendendo più esiguo il numero dei potenziali beneficiari ancora in vita. Ora l'Inps tedesco si è dichiarato pronto a versare le pensioni, ma con arretrati solo a partire dal 2005 sebbene la legge avesse indicato come anno di riferimento il 1997. La differenza è notevole: trattandosi di versamenti mensili tra i 150 ed i 300 euro.

Netanyahu: “No, a piano di pace imposto dall'esterno”
Gerusalemme, 8 apr -
Israele rifiuterà piani di pace imposti dall'esterno. Questo ha affermato il premier Benyamin Netanyahu, secondo il quotidiano israeliano Haaretz, durante i colloqui a porte chiuse con i suoi collaboratori. Le affermazioni del premier sono state fatte in relazione a notizie apparse su alcuni organi di stampa negli Stati Uniti stando ai quali il presidente Barak Obama, disperando nella possibilità che israeliani e palestinesi riescano a giungere a un accordo sul contenzioso da soli, sarebbe ora incline ad adottare un piano di pace da imporre alle due parti. "Non ci sono piani di pace preconfezionati da ritirare da uno scaffale e un accordo dovrà basarsi su un negoziato diretto tra le parti in conflitto", ha affermato, dal canto suo, il vice ministro degli Esteri Danny Ayalon, in linea con l'opinione espressa dal premier.
 
 
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Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste, in redazione Daniela Gross.
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