se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai  click qui  
 
  logo  
L'Unione informa
 
    22 dicembre 2009 - 5 Tevet 5770  
alef/tav   davar   pilpul   rassegna stampa   notizieflash  
 
Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  Roberto Della Rocca Roberto
Della Rocca,

rabbino 
Nella difficoltà di valutare l'operato di una persona, la Tradizione rabbinica indica che il giudizio non è tanto per ciò che un individuo ha fatto, quanto, piuttosto, per ciò che non ha fatto e che avrebbe potuto fare.
La fama uccide il successo, non occorre sentirsi importanti per fare cose importanti. Vittorio Dan
Segre,

pensionato
Anna Foa, storica  
  torna su
davar    
 
  P.EbraicheP.Ebraiche




P.Ebraiche

 Corriere
Repubblica









Roma: 22 secoli, un incontro
 


ll filo che passa da una sponda del fiume all’altra è un tenue collegamento su cui camminare. Il papa lo percorre cercando un equilibrio fra desiderio di dialogo e tentazione di convertire. Un bambino, quasi il simbolo della minoranza ebraica in Italia, piccolissima nei numeri e grande nei valori e nelle vicende di 22 secoli, gli viene incontro tendendo la mano. Il Tevere scorre con l’impeto che il fiume talvolta manifesta nei mesi invernali. Il 2 del mese ebraico di Shevat (che nel 2010 corrisponde al 17 di gennaio) nel mitico Moed di piombo in cui gli ebrei romani festeggiano lo scampato pericolo dalle fiamme appiccate al ghetto nel 1793, la folla attenderà assiepata sotto la grande sinagoga. E una vignetta, quella che in quarta pagina Enea Riboldi dona al lettore di Pagine Ebraiche, ci offre il quadro emozionante e denso di simboli che ci attende. Il dialogo è difficile, ma è una strada percorribile. Uomini fuori dal comune si sono dati appuntamento, il 17 gennaio, per compiere un nuovo passo. La più antica realtà ebraica della Diaspora lo ha invitato, papa Ratzinger ha accettato. E il lettore troverà molti elementi per comprendere meglio una visita, descritta nei particolari, nei valori in gioco e nei risvolti simbolici ed emotivi. Come sceglierà di vestirsi Benedetto XVI quel giorno? Quali rabbini italiani indosseranno la toga bianca che simboleggia la tradizione romana? Quale talled, ammanterà il rabbino capo di Roma quando si apriranno le porte del tempio? Cosa sarà mostrato al papa nel corso della sua visita al Museo ebraico? Quali saranno i contenuti dei discorsi ufficiali? Quale benedizione sarà pronunciata quando il papa attraverserà il Tevere con il suo corteo avvicinandosi al ghetto? Quella riservata ai sapienti non ebrei? Quella destinata ai sovrani? Quella destinata ai re nella sua forma semplificata che riconosce il potere temporale con la cautela di non mettere in gioco il Santo Nome?
In ogni caso la giornata del 17 gennaio sarà una nuova pagina di storia. La più recente, dopo 22 secoli di vicende travagliate, dolorose ed entusiasmanti, che hanno posto la minoranza ebraica nel cuore di Roma non come una realtà passeggera, ma come una componente fondante, essenziale nell’identità della Città eterna.
Per presentare la visita che ci attende e tentare di comprenderla, la redazione di Pagine Ebraiche racconta, con l’aiuto delle matite di Giorgio Albertini e di una pattuglia di collaboratori straordinari, una realtà, quella degli ebrei italiani, apparentemente piccola e dispersiva, ma capace di lavorare sodo e presentarsi ai grandi appuntamenti con la Storia. Dai restauri al coro, dalla ritualità alla cultura, dalla diplomazia all’organizzazione, centinaia di ebrei italiani e di loro amici stanno offrendo il meglio di cui sono capaci e affrontando un duro lavoro. Il giornale dell’ebraismo italiano ha voluto raccontare qualche frammento del loro impegno. E dedicare a Roma e alla sua straordinaria realtà ebraica un filo conduttore che attraversa tutte le pagine. Il lettore troverà opinioni e sfumature diverse, come vuole la tradizione di pluralismo e di libertà di cui gli ebrei italiani sono da sempre testimoni e garanti. Dall’apertura della storica Anna Foa all’appassionante colloquio con un diplomatico severo come Sergio Minerbi (pag. 6), all’onore di ospitare in anteprima l’autorevole opinione di uno studioso e un giornalista di valore come il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian (pag 5), alla stimolante prospettiva sul dialogo che ci offre la voce autorevole dell’ambasciatore di Gerusalemme presso la Santa Sede Mordechai Lewy (pag 5), all’analisi critica di cosa è o non è possibile fare per il dialogo del giurista Alfredo Mordechai Rabello (pag.24), all’intervento sulla controversa conversione della pensatrice Edith Stein della filosofa Donatella Di Cesare (pag 25). Ma non basta, perché Roma non è solo ritualità e diplomazia, è anche tradizione profondamente radicata, come ci ricorda la festa del Moed di Piombo e la panoramica del rav Amedeo Spagnoletto (pag 9), o i registri ottocenteschi delle scuole ebraiche dove riaffiorano nero su bianco i mitici e pepati soprannomi affibbiati agli scolari (pag 34), e il mito del papa ebreo alla svolta fra il primo e il secondo millennio (pag 27). E la Roma ebraica che attende la visita è anche cultura, fascino irresistibile, come quello dei pannelli dipinti della mostra che sarà inaugurata dal papa e del mitico anello che nasconde l’enigma di una seconda identità (pag 4). E’ vita, è futuro da conquistare. Come nel caso di Luca Moresco (pag 39). A sedici anni insegue il successo correndo dietro un pallone. E ricorda a tutti che il segreto di una vicenda bimillenaria resta nelle mani dell’Artefice dei nostri destini, ma anche nella nostra capacità di scendere in campo con coraggio.

Pagine Ebraiche, gennaio 2010
 
 
  torna su
pilpul    
 
  Giorgio IsraelChi usa Pacelli per far litigare ebrei e B-XVI

[…] Non è mia intenzione fare dietrologia. Stiamo ai fatti. Qualsiasi cosa si tenti di dire contro l’evidenza, Ratzinger, come cardinale e “teorico” del pontificato di Giovanni Paolo II e poi come Papa, è un protagonista del progresso dei rapporti ebraico-cristiani e sottolineo la parola “rapporto” anziché “dialogo”. Chiunque voglia procedere in questa direzione non deve dare spazio a chi lavora per un drammatico arretramento. Si mettano in opera tutti i confronti utili a creare un contesto in cui la questione di Pio XII non diventi il tema della visita del Papa in Sinagoga. Ma tutto deve essere fatto per non far saltare questa visita: sarebbe il regalo più gradito a chi preferisce coltivare il seme della discordia. Ebrei e cristiani hanno troppe cose in comune e iniziative da condurre: a partire da quella per la libertà religiosa in ogni parte del mondo.

Giorgio Israel, Il Foglio, 22 dicembre 2009
 
 
  torna su
rassegna stampa    
 
 
leggi la rassegna
 
 

Il Papa: no alla Chiesa in politica
[…] Insomma, i toni del dibattito restano ancora alti, proseguono gli incontri dei “pontieri” vaticani ed ebraici per preparare l'evento e cercare di dissipare le nubi addensatesi dopo il via libera di sabato su Pio XII, il papa dei “silenzi” sulla Shoah ed è prevedibile che nella visita il tema di Pacelli sarà sollevato. Che attorno alla visita al Tempio maggiore della capitale si addensano speranze e preoccupazioni è illustrato da una vignetta pubblicata sull'ultimo numero di Pagine ebraiche, il mensile delle comunità italiane, dove è rappresentato un Pontefice funambolo che attraversa il Tevere camminando in bilico su una corda. A tendergli una mano un bambino con la kippà: per tenersi in equilibrio, il Papa tiene un'asta da cui pendono due bandiere, su una c'è scritto “dialogo”, sull'altra conversione (chiaro il riferimento alla contestata preghiera del venerdì santo). In ogni caso da parte vaticana si registra (ma non potrebbe essere diversamente) massima disponibilità, con un pizzico di prudenza: la visita di Benedetto XVI alla sinagoga «è molto importante, anche per la comunità ebraica, spero possa avere luogo» ma ora è soprattutto «una decisione degli ebrei» ha detto all'Ansa il cardinale Walter Kasper, presidente del pontifico consiglio per la promozione dell'Unità dei cristiani, che ha aggiunto di non essere a conoscenza di alcun contatto tra il Vaticano e gli esponenti ebraici romani per un eventuale annullamento dell'appuntamento: «Io non so nulla di questo, la visita è importante e spostare tutto adesso sarebbe, difficile». […]
Carlo Marroni, Il Sole 24 ore, 22 dicembre 2009

«Pio XII beato? Inopportuno»
[…] Per il Congresso mondiale ebraico «una beatificazione è inopportuna e prematura», dice il presidente Ronald S. Lauder, «finché non si sarà raggiunto un parere sulla sua azione o inazione sulla persecuzione di milioni di ebrei». Parla di decisione «prematura» e «negligenza» del Vaticano pure Richard Prasquier, presidente degli ebrei francesi, «se oggi dovessi recarmi a Roma, sospenderei la mia partecipazione». A neanche un mese dall'appuntamento al Tempio, insomma, lo sconcerto nel mondo ebraico è diffuso. «E una decisione che spetta a loro», allarga le braccia il cardinale Walter Kasper. Mentre l'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, ripete che «la beatificazione è un fatto interno alla Chiesa» e si dice «ottimista» per la visita «storica». 
[…] Parole importanti, ma la situazione resta delicata, «nessuno ha detto stop, ma lo spirito è cambiato: prima c'era grande entusiasmo, ora prevale il malumore», spiegano nella comunità romana. Subito dopo l'annuncio, il rabbino capo Riccardo Di Segni, il presidente della comunità romana Riccardo Pacifici e di quelle italiane Renzo Gattegna avevano firmato un comunicato calibratissimo: premetteva di non voler «interferire su posizioni interne della Chiesa»; e chiariva: «Se la decisione di oggi dovesse implicare un giudizio definitivo e unilaterale sull'operato storico di Pio XII, la nostra valutazione rimane critica». Tra l'altro scrivevano: «Non dimentichiamo, in particolare, il treno dei 1021 deportati del 16 ottobre 1943, che partì verso Auschwitz dalla stazione Tiburtina di Roma nel silenzio di Pio XII». […]
Gian Guido Vecchi, Il Corriere della Sera, 22 dicembre 2009

L'ultimatum delle comunità “Accetti le riserve su Pacelli”
Città del Vaticano - «Una nota ufficiale, emessa ai massimi livelli, nella quale si dovrà prendere atto delle riserve che gli ebrei ancora hanno verso le vicende storiche di Pio XII, con particolare riferimento ai suoi silenzi sulla Shoah». Se da Oltretevere non arriveranno, in tempi brevi, segnali pubblici in questo senso, «potrebbero sorgere ulteriori problemi fino a mettere in dubbio la stessa visita papale alla Sinagoga». E questa in sostanza la richiesta che la Comunità ebraica di Roma, con la «benedizione» dei vertici della Sinagoga, avrebbe fatto pervenire riservatamente in Vaticano all'indomani dell'annuncio ufficiale della firma delle virtù eroiche di Pio XII, sottoscritte per decreto sabato scorso da Benedetto XVI. […]
[…] Pericolo paventato non a caso dal presidente dell'Assemblea dei rabbini italiani Giuseppe Laras in una dichiarazione a Repubblica, e che domani sarà certamente al vaglio di un infuocato consiglio della Comunità ebraica romana. I vertici del «parlamentino» ebraico capitolino, però, giurano che «tutto sta procedendo e che la visita del pontefice non subirà contraccolpi». Nessuno, quindi, tra i capi degli ebrei romani finora vuol sentire parlare di rinvio e tantomeno di annullamento, anche se l'imbarazzo è palpabile. La prima reazione ufficiale all'annuncio della firma del decreto sulle virtù eroiche di Pacelli fu - come si ricorderà - un documento firmato dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, dal presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna e dal presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici. Un testo nel quale con estrema chiarezza i tre firmatari ribadirono le tradizionali riserve nei confronti dei presunti «silenzi» di Pacelli. Ma oltre al documento ufficiale da tre giorni tra le due sponde del Tevere è in corso un riservato forcing per fare tutto il possibile per evitare che la visita salti, ma nello stesso tempo far sì che le ragioni ebraiche vale a dire le riserve storiche su papa Pacelli vengano tenute nel giusto conto dal Vaticano. Stando a quanto filtra dagli ambienti ebraici romani, è questo il tema su cui Di Segni, Gattegna e Pacifici intendono insistere in vista della visita papale alla Sinagoga. […]
Orazio La Rocca, La Repubblica, 22 dicembre 2009

Pio XII e il dilemma del silenzio
[…] Che la Santa Sede abbia pesato con cura i suoi termini, abbia rinunciato a schierarsi apertamente contro il nazismo e abbia mantenuto una posizione di dichiarata neutralità, nessuno lo contesta. La discussione nasce non sulla realtà dei silenzi, ma sulle loro motivazioni. Per i sostenitori del Papa, i silenzi furono volti ad evitare maggiori disastri, come successe di fatto quando i vescovi olandesi condannarono dai pulpiti le deportazioni, e i tedeschi reagirono con deportazioni di massa anche fra i cattolici di origine ebraica (fu in quell'occasione che Edith Stein fu deportata). Per i suoi critici, riesce difficile immaginare che cosa di peggio sarebbe potuto succedere di quanto effettivamente successe, almeno per quanto riguarda il destino degli ebrei. Inoltre, i critici dei silenzi di Pio XII vi scorgono anche motivi di carattere politico: il timore dei comunisti, l'adesione rigida alla proclamata neutralità della Chiesa, e non ultima una mentalità antigiudaica ancora viva nella Chiesa di quegli anni. Ancora, i sostenitori di Pio XII sostengono che i silenzi non sono stati solo suoi, ma di tutti, e in primis degli alleati, la cui priorità era vincere la guerra, non difendere gli ebrei. Ma, è stato risposto, l'unica guerra possibile per un Pontefice sarebbe stata la condanna morale e religiosa, quella strada profetica che il Papa non scelse, e su cui la storiografia cattolica è più critica verso Pio XII di quella ebraica. Un altro punto è quello dell'aiuto dato dalla Chiesa agli ebrei. Aiuto di cui è difficile, anche da parte della storiografia più critica verso Pio XII, negare l'esistenza.  […]
Anna Foa, Il Sole 24 ore, 22 dicembre 2009

Il papa condanna la Shoah. Ma non placa le polemiche
[…] Nel frattempo ieri Benedetto XVI, forse anche per gettare acqua sul fuoco, ha condannato con forza lo «sconvolgente» dramma dell'Olocausto. Ma non è bastato. Gli ebrei francesi si sono detti «sotto shock» e il Congresso ebraico mondiale ha rimproverato il papa di aver compiuto una scelta «prematura e inopportuna» su una figura storicamente controversa, senza che ancora siano stati aperti gli archivi segreti vaticani sul pontificato di Pacelli. La documentazione, come già annunciato più volte dal Vaticano, non potrà essere disponibile agli studiosi prima di 5-6 anni. Il mensile Pagine ebraiche, pubblicato prima che venisse firmato il decreto su Pio XII, raffigura Ratzinger che attraversa il Tevere dal Vaticano alla Sinagoga, camminando in bilico su una corda. E si tiene in equilibrio grazie ad un bilanciere da cui pendono due scritte: da un lato «dialogo», dall'altro «conversione». E sull'altra sponda del fiume, sotto il Tempio, una selva di striscioni: «Basta con la preghiera del venerdì santo», «Grazie della visita», «Ricordati della Shoah», «Apriamo al dialogo», «Fermate i negazionisti», «Benvenuto», «Rispetta le diversità». […]
Il Manifesto, 22 dicembre 2009

“I vescovi non facciano politica”
[…] Le parole del Papa sullo Yad Vashem sono arrivate proprio nel giorno in cui si è alzato il rischio di un annullamento della visita che il Papa dovrebbe compiere il prossimo 17 gennaio alla sinagoga di Roma, dopo la decisione dello stesso Benedetto XVI di far procedere il processo di beatificazione di Pio XII. Papa Pacelli, regnante dal 1939 al 1958, è accusato dagli ebrei di non aver fatto abbastanza per contrastare la shoah. Ma non è solo da questa decisione di Ratzinger che dipendono le tensioni: Pagine Ebraiche, foglio ufficiale delle Comunità Ebraiche italiane, infatti, era già in stampa quando sabato scorso le agenzie hanno dato la notizia su Pio XII. E ciò nonostante riporta una vignetta che raffigura Benedetto XVI che attraversa il Tevere dal Vaticano al Ghetto camminando in bilico su una corda. E si tiene in equilibrio grazie a un bilanciere da cui pendono due bandiere: quella del dialogo e quella della conversione. In queste ore comunque, sono in corso contatti tra il Palazzo apostolico e la comunità ebraica capitolina per tentare di salvare la prevista visita.
Avanti, 22 dicembre 2009

Il Papa in sinagoga il 17 gennaio
[…] L'ultima visita di un papa alla sinagoga romana, invece, risale al 1986, quando Giovanni Paolo Il fu accolto nel tempio dall'allora rabbino capo (...) (...) di Roma Elio Toaff. Fu un avvenimento che davvero si può definire storico. E quello che avverrà il prossimo 17 gennaio? Nonostante le fosche previsioni dei giorni scorsi, quando le polemiche avvampate intorno alla questione della beatificazione di papa Pio XII, è evidente che nessuno ha reali intenzioni di bloccare con gesti clamorosi - e difficilmente ricomponibili - il percorso di dialogo e di fraterno confronto fra cattolici ed ebrei. […]
[…] Certo, all'interno della comunità ebraica italiana, e in particolare romana, le posizioni sono varie. «Noi non abbiamo nulla da dire su una vicenda del tutto interna alla Chiesa quale un processo di santità, ma possiamo e dobbiamo contribuire al giudizio storico», ribadisce Anna Foa sul notiziario quotidiano dell'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei). Interviene anche il rabbino Riccardo Di Segni, che, senza citare Pio XII, scrive: «Alla santità ci possono arrivare anche i peccatori purché riconoscano le loro colpe, certamente non con le autoassoluzioni personali o del sistema al quale appartengono» […]
Caterina Maniaci, Libero, 22 dicembre 2009 

La rivolta dei rabbini italiani: «scelta inopportuna e insensibile»
[…] Un annullamento dell'appuntamento del 17 gennaio avrebbe una risonanza mondiale, che difficilmente potrebbe essere cancellata. Non a caso, da entrambe le parti, si lavora alacremente per salvare una visita che è stata fortemente voluta in primis dalla comunità ebraica della Capitale, per chiudere la crisi aperta, prima, dalla liberalizzazione della messa tridentina in latino (con la sua preghiera per la conversione degli ebrei ), e poi dalla revoca della scomunica dei quattro vescovi lefebvriani, compreso il negazionista Richard Williamson. A fare le spese di queste polemiche, quest'anno, è stata l'annuale giornata di dialogo tra cattolici ed ebrei, ripristinata invece per il 2010 dopo un paziente lavoro di tessitura da entrambe le parti. Adesso, con l'avvicinamento di papa Pacelli agli altari, dalla Comunità ebraica romana fanno sapere che «ora è difficile che certi nodi non vengano al pettine». Tracciando il bilancio dell'anno che si va concludendo, papa Ratzinger ha ricordato ieri con toni vibranti la sua visita al memoriale dell'Olocausto Yad Vashem del maggio scorso: «Un incontro sconvolgente con la crudeltà della colpa umana con  l'odio di un'ideologia accecata che.., ha voluto cacciare dal mondo anche Dio». Ma anche queste parole potrebbero non bastare: come ha ricordato ieri la filosofa Donatella Di Cesare, gli ebrei contestano alla Chiesa non solo di «occultare i propri errori» ma anche di voler «cristianizzare la Shoah». […]
Alessandro Speciale, Liberazione, 22 dicembre 2009

Papa / Ricorda dramma Shoah ma per PioXII nubi su visita in sinagoga
Sabato la decisione sulla beatificazione, al tempio il 17 gennaio
Città del Vaticano, 21 dic. (Apcom) -
Un Pontefice funambolo che attraversa il Tevere camminando in bilico su una corda. Per tenersi in equilibrio tiene un'asta da cui pendono due bandiere. Su una c'è scritto "dialogo", sull'altra "conversione". Dall'altro lato del fiume, sotto il profilo della sinagoga, spiccano striscioni, alcuni critici altri di benvenuto. "Basta con la preghiera del venerdì santo", "grazie della visita", "ricordati della shoah", "apriamo al dialogo", "fermate i negazionisti", "benvenuto", "rispetta le diversità". E' la vignetta che l'ultimo numero di 'Pagine ebraiche', il mensile delle comunità ebraiche italiane, hanno scelto per preparare la visita di Benedetto XVI al Tempio maggiore di lungotevere de' Cenci prevista per il 17 gennaio. Un'illustrazione scelta prima che il Papa decidesse di far avanzare il processo di beatificazione di Pio XII e prima che su quella visita si addensassero nubi che spingono esponenti di spicco della comunità ebraica a prospettarne l'annullamento. Ma che conferma che, comunque vada a finire, la strada che porterà con ogni probabilità Benedetto XVI alla sinagoga è irta di incognite. [...]
[…] Nella comunità ebraica le posizioni sono sfaccettate. Nessuno vuole rilasciare dichiarazioni ufficiali. [...]
[…] Se le diplomazie del cardinale Bertone e del rabbino Di Segni sono a lavoro per portare a buon fine la visita, è difficile capire a questo punto - si sottolinea - se essa sarà "festosa" o "tesa". "Noi non abbiamo nulla da dire su una vicenda del tutto interna alla Chiesa quale un processo di santità, ma possiamo e dobbiamo contribuire al giudizio storico", ribadisce  Anna Foa sul notiziario quotidiano dell'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei). "Nella confusione che sta prevalendo tra santità e storia, nello scatenamento comprensibile delle emozioni - sottolinea la storica - la proclamazione della Chiesa finisce per assumere il valore di un giudizio storico. Non è così". Sullo stesso bollettino, la filosofa Donatella Di Cesare è critica. "La notizia della beatificazione di Pio XII va inserita in tale contesto: quello di una Chiesa che non riconosce di aver taciuto come istituzione, di non aver detto neppure una parola per impedire quello che è avvenuto", afferma. "E per non ammettere le proprie responsabilità, la Chiesa procede su un doppio binario, per un verso cristianizzando la Shoah, per l`altro occultando i propri errori. Questo binario - scrive - è pericolosissimo". Interviene anche il rabbino Riccardo Di Segni, che, senza citare Pio XII, scrive: "Alla santità ci possono arrivare anche i peccatori, purché riconoscano le loro colpe, certamente non con le autoassoluzioni personali o del sistema al quale appartengono".

Papa / Per Pio XII nubi su visita sinagoga pontieri a lavoro
Benedetto XVI in discorso a Curia ribadisce condanna Shoah
Città del Vaticano, 21 dic. (Apcom) -
[...] Che attorno alla visita al Tempio maggiore della capitale si coagulassero speranze e preoccupazioni è illustrato da una vignetta pubblicata sull'ultimo numero di 'Pagine ebraiche', il mensile delle comunità ebraiche italiane. Un Pontefice funambolo che attraversa il Tevere camminando in bilico su una corda. A tendergli una mano, un bambino con la kippà. Per tenersi in equilibrio, il Papa tiene un'asta da cui pendono due bandiere. Su una c'è scritto "dialogo", sull'altra "conversione". Un'ambivalenza rispecchiata dagli striscioni che, sotto il profilo della sinagoga, appaiono sull'altra sponda del Tevere. Alcuni sono critici, altri di benvenuto. "Basta con la preghiera del venerdì santo", "grazie della visita", "ricordati della shoah", "apriamo al dialogo", "fermate i negazionisti", "benvenuto", "rispetta le diversità". La vignetta è stata scelta prima che il Papa decidesse di far avanzare il processo di beatificazione di Papa Pacelli, e mostra che le controversie tra la comunità ebraica e Papa Ratzinger sono più d'una, confermando, inoltre, che la strada che porterà con ogni probabilità Benedetto XVI alla sinagoga è irta di incognite. [...]
[…] L'Osservatore romano non riferisce le voci sull'ipotesi di modifiche al programma della visita. Del resto - questo il foglio quotidiano lo rileva anche nell'editoriale del direttore Gian Maria Vian - il Papa ha dedicato alla Shoah un passaggio dell'odierno discorso per gli auguri di Natale alla Curia romana. Ricordando il suo viaggio primaverile in Israele, Benedetto XVI si è soffermato sulla visita al memoriale di Gerusalemme. "La visita allo Yad Vashem ha significato un incontro sconvolgente con la crudeltà della colpa umana, con l'odio di un'ideologia accecata che, senza alcuna giustificazione, ha consegnato milioni di persone umane alla morte e che con ciò - ha detto Ratzinger - in ultima analisi, ha voluto cacciare dal mondo anche Dio".

Polemiche lambiscono visita Papa in sinagoga
confermata ma dipende da ebrei; Ratzinger, Shoah male sconvolgente
(di Elisa Pinna) Città del Vaticano, 21 dic (Ansa) - 
[…] Sull'atteggiamento di Ratzinger verso il nazismo nessuno ha mai avuto dubbi. Tuttavia i segnali inviati dal pontificato di Benedetto XVI sono accolti con sentimenti variegati nel mondo ebraico, dove suscitano consensi ma anche diffidenze. Una situazione riassunta da una vignetta pubblicata dal mensile 'Pagine ebraiche', prima che venisse firmato il decreto per le virtu' eroiche di Pacelli. Raffigura Ratzinger che attraversa il Tevere dal Vaticano alla Sinagoga, camminando in bilico su una corda. E si tiene in equilibrio grazie ad un bilanciere da cui pendono due scritte: da un lato ''dialogo'', dall'altro ''conversione''. E sull'altra sponda del fiume, sotto il Tempio, una selva di striscioni: ''Basta con la preghiera del venerdi' santo'', ''Grazie della visita'', ''Ricordati della Shoah'', ''Apriamo al dialogo'', ''Fermate i negazionisti'', ''Benvenuto'', ''Rispetta le diversita'''.

Papa: vignetta di Pagine Ebraiche
Città del Vaticano, 21 dic (AGI) - 
La visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma si svolgerà in un clima certamente non facile, dopo la firma sul decreto che riconosce l'eroicità delle virtù di Pio XII. Ma non è solo da questa decisione di Ratzinger che dipendono le tensioni: «Pagine Ebraiche», foglio ufficiale delle Comunità Ebraiche italiane, era già in stampa, infatti, quando sabato scorso le agenzie hanno divulgato la notizia del decreto. E ciò nonostante riporta una vignetta che raffigura Benedetto XVI che attraversa il Tevere dal Vaticano al Ghetto camminando in bilico su una corda. E si tiene in equilibrio grazie ad un bilanciere da cui pendono due bandiere: quella del «dialogo» e quella della «conversione».[...]

 
 
  torna su
notizieflash    
 
 
Israele: nuove consultazioni sullo scambio dei prigionieri          
Tel Aviv, 22 dic -
Proseguono le consultazioni fra Netanyahu e i ministri a lui più vicini su un eventuale scambio di prigionieri con Hamas. Secondo la stampa i dirigenti israeliani propendono ad accettare la liberazione dei detenuti richiesti da Hamas in cambio del caporale Ghilad Shalit (prigioniero a Gaza dal 2006), ma a condizione che un notevole numero di essi venga espulso all'estero o confinato a Gaza. Ciò per impedire che Hamas riesca a riorganizzare in Cisgiordania le infrastrutture che gli consentirebbero di lanciare una nuova campagna di attentati terroristici in Israele come quella che caratterizzò i primi anni dell'intifada. Nei commenti si afferma che il negoziatore israeliano Haggai Hadas ha ricevuto istruzione da Netanyahu di proseguire dunque i contatti con il mediatore tedesco che fa da spola fra Gerusalemme e Gaza. "Adesso dovrà essere Hamas a decidere", sostengono diversi analisti.
 
 
    torna su
 
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche.
Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili.
Gli utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste, in redazione Daniela Gross.
Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”.