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L'Unione informa
 
     9 novembre 2009
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma Riccardo
Di Segni,

rabbino capo
di Roma
E' strano, e spesso divertente, come di uno stesso episodio circolino versioni differenti. Rav Colombo ha appena raccontato su questa rubrica la storia del famoso Rabbino che dovette ricorrere al liquore dell'osteria come unico rimedio disponibile contro il mal di denti, e poi per questo sentì la necessità di dimettersi. Rav Lau, nel suo libro di memorie (Al tashlekh jadekha el hanaar, best seller in Israel, che si spera sia presto tradotto in italiano) racconta la stessa storia, vantando una discendenza diretta da quel famoso Rabbino, noto anche con il titolo della sua opera esegetica, il Ta"z. Ma c'è una differenza nel finale. Quando si fece giorno e la comunità apprese che il suo rav si era recato all'osteria e non aveva neppure pagato il conto, lasciando un debito scritto di un copeco, perchè non aveva neppure quella somma in tasca, ci fu un'ondata di protesta perbenista e in poche ore si decise di licenziare l'autorevole maestro. Una bella differenza, tra apologia virtuosa e una storiella pepata sulla grettezza di alcune dirigenze comunitarie. 
9 novembre 1989, cade il muro di Berlino. 9 novembre 1938, inizia il massacro degli ebrei nella cosiddetta "notte dei cristalli". Cinquantun anni fra queste due date, una coincidenza della storia che colpisce, lo spazio e la data che si 
sovrappongono. L'una, l'inizio della fine, l'altra forse la fine della fine, certamente un nuovo inizio, pieno di gioia e di speranza. Ma non dimentichiamo quell'altro 9 novembre, la fine delle speranze.
Anna Foa,
storica
Anna Foa, storica  
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  Vent'anni dalle Intese – Un modello per la società italiana

convegno intese “Celebrare la sottoscrizione e il recepimento dell'Intesa ebraica nell'ordinamento giuridico italiano significa anche e soprattutto celebrare la Costituzione repubblicana di cui l'Intesa è attuazione. Se per tutti gli italiani l'entrata in vigore della Costituzione ha comportato il definitivo passaggio del Paese dalla forma monarchica a quella repubblicana, la fine della dittatura e l'approdo alla libertà e alla democrazia, per gli ebrei italiani ha avuto effetti ben più profondi, ha segnato il recupero della libertà, la fine del periodo più tragico della loro storia e la salvezza da quel genocidio scientificamente pianificato e attuato che chiamiamo Shoah”, così il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, ha iniziato il suo intervento in occasione del Convegno di studi, “Il ventesimo anniversario dell'Intesa ebraica”, organizzato dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) e dalla facoltà di Giurisprudenza del terzo Ateneo di Roma, patrocinato dall’Ucei. Il convegno, come sottolineato più volte dagli intervenuti e in particolare dal professor Carlo Cardia, docente di Diritto ecclesiastico all'Università Roma Tre, che, fra le altre cose, come la maggior parte dei relatori, prese parte vent'anni fa alle trattative che portarono al riconoscimento dell'Intesa, non ha voluto ridursi a una mera analisi giuridica delle norme che regolano i rapporti fra Stato e Comunità ebraiche, ma ha voluto concentrarsi su qualcosa di più ampio. “L'Intesa ha portato al dispiegarsi in Italia di un ampio e sereno pluralismo confessionale, che ci rendeva fieri di trascrivere gli accordi del 1989, ai quali ebbi la fortuna di partecipare” - ha spiegato il professor Cardia. E' stato proprio il professore di diritto ecclesiastico il moderatore del Convegno, a cui hanno partecipato anche il professor Giorgio Sacerdoti, giurista e presidente del CDEC, Valerio Di Porto, Consigliere dell'Ucei, il professor Paolo Benvenuti, preside della facoltà di Giurisprudenza e il professor Francesco Margiotta Broglio, che ha   curato le conclusioni al convegno.
Sono stati ricordati, in più occasioni, i promotori dello storico accordo, fra gli altri
Tullia Zevi,  presidentessa Ucei all'epoca della firma e il professor Guido Fubini, che in un messaggio, inviato per l'occasione, ha definito l'Intesa come “la conquista dell'indipendenza degli ebrei italiani e la fine del controllo dello Stato, nel rispetto della libertà di culto e delle tradizioni ebraiche”.
Fra il pubblico presenze illustri: il rav Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma, il giornalista Arrigo Levi, consigliere per le relazioni esterne del Quirinale, l'avvocato Dario Tedeschi, Yael Achiman, giudice della Corte di Tel Aviv, l'ingegnere Bruno Orvieto, presidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici. Molti di loro hanno preso parte alla tavola rotonda, che ha fatto seguito al convegno, dal titolo “Libertà religiosa e laicità dello stato: essere ebrei oggi”.

Valerio Mieli 




Qui Roma - Lorin Maazel all'Auditorium
fra grande musica e omaggio a Yitzhak Rabin



copertina invito Un concerto straordinario, domenica 15 novembre all’Auditorium di Roma. Straordinario perché lo dirige Lorin Maazel e perché la musica  è stata scritta da uno dei massimi compositori israeliani, Dov Seltzer, poco conosciuto in Italia, dove la musica contemporanea è la Cenerentola della classica, ma notissimo in Israele.
Quando si parla di classica contemporanea, bisogna sfatare molti miti. Il primo è che sia tutta  stridente, dissonante, dodecafonica, adatta soltanto alle orecchie allenate degli estimatori. Ci sono compositori, come Michael Nyman (autore della colonna sonora di “Lezioni di piano” o l’italiano Ludovico Einaudi, oggi una della massime star internazionali) che riprendono la grande tradizione della classica, contaminandola con jazz, pop, musica folkloristica, e producendo opere di piacevole ascolto per tutti.
Dov Seltzer fa parte di questo gruppo, tanto che ha cominciato la carriera come autore di popolarissime canzoni e successivamente dei più acclamati musical israeliani–e il pubblico israeliano è tra i più difficili al mondo.
Autore di colonne sonore per molti film, nominato al Golden Globe 2009, ha composto  per l’apertura delle celebrazioni del 50° anniversario di Israele   nel 1998 il “Lamento per Yizhak”, in ricordo  di Rabin, brutalmente assassinato per aver promosso la pace. L’opera, dopo la prima trionfale rappresentazione diretta da Zubin Mehta a Gerusalemme, è stata ripresa dalla Orchestra filarmonica di New York, dalla Singers Chorale di Philadelphia e dal Harlem Boys Choir, diretto da Kurt Masur al Lincoln Center Festival nel 1999. E’ un requiem laico che incorpora canti tradizionali ebraici, il suono della shofar, il corno sacro, la voce di Rabin e i tre fatali colpi di pallottola che posero fine alla vita del leader.
Quella del 15 novembre è la prima assoluta in Europa, organizzata  dall’AIMIG, gli Amici italiani del Museo di Israele a Gerusalemme, per  lanciare un innovativo progetto che, ispirandosi all’impegno di Rabin, punta ai bambini per  promuovere l’integrazione, presupposto a ogni  processo di pace. In Israele il Museo di Gerusalemme ha sviluppato laboratori artistici all’avanguardia, formando insegnanti arabi e israeliani, e facendo lavorare insieme gruppi di bambini di provenienza eterogenea, che  collaborano a creare quadri e sculture. L’anno scorso, duemilacinquecento giovanissimi alunni della città arabo-israeliana di Umm-el-Fahm, hanno visitato il Museo e sono stati ospitati nei laboratori.
L’AIMIG si propone di allargare questa esperienza anche a giovani laureati italiani, offrendo borse di studio a Gerusalemme, per imparare a utilizzare i metodi didattici e le tecnologie del Museo. “Anche da noi “spiega Marilena Francese, presidente della AIMIG, “si sente sempre di più il bisogno di integrazione: nelle scuole italiane sono ormai  numerosissimi i bambini provenienti da altre culture, e il lavoro artistico, in cui spesso gli stranieri dimostrano grandi capacità, è il modo migliore per integrarli e superare ostilità e diffidenze”.
Il concerto servirà a finanziare le borse di studio e a creare nei musei italiani dei laboratori di avanguardia per insegnare insieme all’amore dell’arte,  l’amore per la pace,l’integrazione, la tolleranza.

Viviana Kasam



kolno'a
Qui Roma - Il grande cinema israeliano
in programma al Kolno’a Festival


hans jonas  
L'attualità del pensiero di Hans Jonas,
il filosofo che interroga sull'etica e l'ambiente
 
 
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  La caduta del Muro di Berlino e l'opposizione ebraica
ai regimi che negarono la libertà dell'Europa


donatella di cesareCon la caduta del muro di Berlino la Germania festeggia oggi la riunificazione. Ma questa data segna anche la fine della dittatura della DDR e della sua inquietante storia. A preparare la caduta del muro non furono solo le numerose proteste degli anni '80. Già al 17 giugno del 1953 risale la prima grande protesta operaia, nel settore orientale di Berlino, per ottenere libere elezioni. Forse già allora la dittatura sarebbe crollata se non fossero intervenute le truppe sovietiche. La costruzione del muro il 13 agosto del 1961, rimarcando il confine tra le due Germanie, rinsaldò il regime della DDR. Su quel che avvenne in quegli anni la riflessione è ancora ai primi passi. Eppure una cosa sembra certa: che dopo la caduta del muro è stato aperto un nuovo capitolo nei rapporti fra la Germania e Israele. Sebbene nella DDR  fosse ufficialmente vietato, l’antisemitismo si manifestava nella politica ostile allo Stato di Israele, che non fu mai ufficialmente riconosciuto, e nel rifiuto di pagare i risarcimenti agli ebrei che erano stati costretti ai lavori forzati. Un’ammissione di colpa giunse molto tardi, dopo la caduta del muro, il 12 aprile del 1990, e fu la decisione presa da un parlamento eletto democraticamente. Ma anche la vita dei pochi ebrei rimasti nella DDR fu molto dura. L’astratto ideale della uguaglianza di tutti si traduceva nel tentativo di cancellare ovunque la “differenza ebraica”, convincendo gli ebrei, con metodi più o meno violenti, ad abbandonare la propria tradizione e la propria forma di vita per essere accettati. Malgrado ciò - e questo forse non è abbastanza noto - furono negli anni ottanta proprio le poche comunità ebraiche a sostenere apertamente l’opposizione.

Donatella Di Cesare, filosofa
 
 
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Occhiuti con Israele, ciechi su Cuba
Alla fine, tardivamente, obtorto collo, la Federazione internazionale dei giornalisti ha riammesso gli oltre 6oo colleghi israeliani discriminati nel giugno scorso con il futile  pretesto di una storia di quote non pagate. C'è voluto un po' di tempo perché la nostra Federazione nazionale della stampa sconfessasse un atto di prepotenza purtroppo condiviso dal rappresentante italiano Paolo Serventi Longhi, ma dopo qualche mese, finalmente, è stata sanata una ferita. La scelta ideologica di unirsi alla campagna contro Israele da parte dell'organismo che riunisce i giornalisti di tutto li mondo è stata sconfitta. Finalmente una notizia buona sul fronte della libertà di stampa nel mondo. Finalmente l'abitudine di mettere al bando la democrazia israeliana, di boicottarla, di isolarla in un fronte comune che paradossalmente include nazioni in cui non esiste la minima libertà d'espressione, ha conosciuto uno smacco. Finalmente. La storia, però, non finisce qui. Resta l'amara constatazione che l'ipersensibilità per ogni minima manchevolezza di Israele (che non ne è immune, come tutte le democrazie imperfette che conosciamo) è complementare a una totale assenza di sensibilità per le ripetute e sistematiche violazioni dei diritti fondamentali di Paesi, a cominciare dall'Iran, che imbavagliano la stampa, mettono in galera i giornalisti, esercitano un controllo assoluto sulle notizie che potrebbero scuotere l'opinione pubblica. Resta la certezza di un doppio standard, frammisto di ipocrisia e di puro e semplice servilismo, che accende la protesta nei sistemi in cui chi protesta per forluna non rischia la libertà e la vita, e spegne ogni flebile mormorio quando si ha a che fare con dittature che sanno come trattare brutalmente il dissenso e la critica più elementare. Ipocrisia, o anche cecità ideologica. E'di questi giorni la notizia che una coraggiosa biogger anticastrista, Yoani Sanchez, è stata sequestrata assieme ad alcuni suoi amici all'Avana e malmenata da una squadra di agenti in borghese con la missione di terrorizzare le attività «controrivoluzionanie». Nel maggio scorso, invitata dalla Fiera del libro di Torino, la Sanchez non ha potuto lasciare Cuba e ha parlato con gli interlocutori torinesi solo attraverso ll suo oramai celebre blog. Anche in quel caso, non risulta che ci siano stati proteste, appelli, petizioni, mobilitazioni. Forse perché impegnata a perfezionare le pratiche burocratiche per espellere i giornalisti israeliani, anche la Federazione internazionale non attuò clamorosi gesti di protesta. La sorte della Sanchez non è considerata meritevole di grande attenzione, evidentemente. Che un gruppo di energumeni la porti in galera per picchiare chi ha osato contraddire la politica di Fidel Castro non sembra motivo sufficiente per allarmarsi sui destini della libertà di stampa nel mondo. Del resto, Cuba non è Israele. Perché mai doversene occupare?

Pieluigi Battista, Il Corriere della Sera, 9 novembre 2009

 
 
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Russia: ci lascia il Premio Nobel Vitali Ginsburg                              
Mosca, 9 nov -
E' morto a Mosca all'età di 93 anni Vitali Ginzburg, grande scienziato russo che lavorò al progetto della bomba atomica sovietica e che nel 2003 ottenne il Premio Nobel per la fisica. Come hanno riferito i media, Ginzburg è deceduto al termine di una lunga malattia. Vitali Ginzburg, che era ebreo e membro dell'Accademia delle scienze russa, aveva lavorato al progetto di bomba nucleare dell'Urss con Andrei Sakharov, divenuto poi un noto dissidente. Nel 1951 fu estromesso dalle ricerche in conseguenza della campagna di antisemitismo lanciata da Stalin. Con tutta probabilità, Ginzburg sarà sepolto nel grande cimitero monumentale di Novodievici a Mosca, dove riposano personalità celebri della politica, della scienza e della cultura, come Nikita Khrusciov, Boris Ieltsin, Raisa Gorbaciova, Vladimir Maiakovski, Mstislav Rostropovic. 
 
 
 
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L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche.
Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili.
Gli utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste, in redazione Daniela Gross.
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