se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai  click qui  
 
  logo  
L'Unione informa
 
    17 settembre 2009 - 28 Elul 5769  
alef/tav   davar   pilpul   rassegna stampa   notizieflash  
 
Moked - il portale dell´ebraismo italiano
alef/tav    
  Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma Riccardo
Di Segni,

rabbino capo
di Roma
Mentre preparavo un intervento a un importante convegno economico-politico, mi sono imbattuto in una citazione di rav Kook, il grande mistico del secolo scorso e rabbino capo di Eretz Israel (Igrot haReià, 1:45). E' una breve riflessione, impressionante, forse datata, che richiama alle prospettive universali del nostro impegno come ebrei. Un bel messaggio per il nuovo anno: "Non dobbiamo dispiacerci se qualche forma di giustizia sociale sia costruita senza alcuna menzione di Dio, perché l'essenza stessa dell'aspirazione alla giustizia è di per sé l'influenza divina che brilla nel mondo". 
Come il ciclo dell'anno che termina e ricomincia, ma in realtà procede senza soluzione di continuità, così nel ciclo della vita una generazione si sostituisce all'altra, ma il fatto fondamentale è la continuità. Nei diversi dibattiti degli ultimi giorni si è molto parlato di demografia, di numeri, di assimilazione. Si è stigmatizzato il tentativo, peraltro alquanto rozzo, dell'Agenzia Ebraica di lanciare un messaggio mediatico contro il quotidiano stillicidio culturale in corso. E si è anche dato giusto spazio al sincero desiderio di ritorno alle radici ebraiche da parte di molte persone che ne erano state allontanate da pesanti circostanze storiche. Al di là del sentimento di appartenenza individuale, la vera preoccupazione dovrebbe rivolgersi a quelle catene di trasmissione dell'essenza ebraica che sono la famiglia, la scuola, e se vogliamo anche l'assemblea comunitaria. Da lungo tempo il processo di delega a distanza nella formazione dell'identità non funziona più. L'identità ebraica è un prodotto intellettuale, ma è altrettanto il frutto di esperienze vissute. L'identità e la coesione di gruppo si creano con le esperienze ripetute quotidianamente, ognuna delle quali rende la successiva più probabile, o almeno meno improbabile. È giusto e importante chiedersi come e dove possano esistere queste condizioni necessarie alla continuità ebraica.  Sergio
Della Pergola, demografo,
Università Ebraica di Gerusalemme

Sergio Della Pergola  
  torna su
davar    
 
  Riccardo PacificiQui Roma - Un anno per aiutare gli altri

L'inizio di un nuovo anno non deve essere solo l'inizio dei buoni propositi, ma deve essere soprattutto il resoconto degli impegni presi nell'anno che è trascorso. L’impegno di sensibilizzare l'opinione pubblica sul dramma di Gilad Shalit, il soldato israeliano che da oltre tre anni è prigioniero nelle mani di Hamas è stato mantenuto. La sua immagine, oltre che essere fuori del nostro Bet hakenesset, si trova nella piazza del Campidoglio dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria. E' a lui che soffre per noi tutti, in una cella buia, senza che neanche la Croce Rossa Internazionale sia stata  autorizzata a visitarlo, che vogliamo rivolgere uno specialissimo augurio di Shanà Tovà ed una preghiera per riaverlo fra noi. Libero. L’altro impegno era ed è legato all’esser vicini ai cosiddetti “ebrei lontani” o “invisibili”. L'apertura del Tempio di Ostia “Shirat Ha Yam” ne è la testimonianza. Non solo, abbiamo approvato l’acquisizione di un immobile in via Tripolitania, con accettazione di donazione alla Comunità Ebraica di Roma di altro immobile contiguo, per il nuovo Tempio “Or Yehudà”. Luoghi, non solo di preghiera ma soprattutto di studio e aggregazione. Da lunedì è entrata in distribuzione la Carne Kasher Surgelata di prima qualità della Cer a prezzi calmierati, che potrete trovare sin da ora in alcune macellerie kasher e makolet, il tutto per garantire a tutte le famiglie ebraiche di mangiare kasher, a prezzi paradossalmente, più bassi della carne taref! Voglio infine rivolgere un appello: è mia sincera convinzione sia una grave ipocrisia festeggiare i moadim senza misurarci con il dovere e la mitzvà della tzedakà. La quale, è tanto più meritoria, quanto maggiore è il sacrificio che ognuno di noi affronta per elargirla. Pensiamo a chi è meno fortunato e oggi i dati che riceviamo dalla Deputazione Ebraica, dallo Sportello DROR Prevenzione Usura e dalla nuova associazione Masbia Lechol Hai Razon sono drammatici rispetto al crescente numero di famiglie povere. Anche per questo la Giunta della Cer ha deliberato la costituzione di un Assessorato all'Aliyà al fine di meglio assistere e mantenere un legame stretto con quelle famiglie che hanno intenzione di trasferirsi in Israele sia per alimentare gli ideali che gli ebrei si tramandano di generazione in generazione, sia per trovare in Eretz Israel una dimensione ebraica e di sostegno sociale più umana e più favorevole di quella che vivono in Italia. Un sincero augurio di Shanà Tovà e Hatima Tovà a voi tutti dal profondo del cuore. In particolare ai nostri giovani e ai nostri studenti, ai quali sentiamo il dovere di dedicare i nostri comuni sforzi, affinché possano crescere a testa alta con una forte identità ebraica.

Riccardo Pacifici, Presidente della Comunità Ebraica di Roma 


Claudia De BenedettiQui Roma - Un anno per la pace

Domenica, con il tashlich, getteremo simbolicamente nei corsi d'acqua guerra, crisi e difficoltà. Auguro dal profondo del cuore un nuovo anno libero dalle avversità, in cui poter riposare sotto una nuova tenda di pace - sukkat shalom - godendo il dolce miele dell'ebraismo.

Claudia De Benedetti, Vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane


MarianiQui Trieste - Un anno per la memoria e la continuità

Shanà tovà a tutti, in particolare buon 5770 ai nostri giovani e ai nostri anziani e un felice e vitale anno nuovo alle nostre comunità. Quando guardiamo al futuro non possiamo non accostare le nostre speranze alla continuità e alla memoria. Per questa ragione è importante pensare ad avvicinare tutte le famiglie i cui padri e nonni sono nati e vissuti nelle nostre comunità, qualche volta facciamo sforzi notevoli per comunicare l’ebraismo all’esterno e sempre più spesso accogliamo diversi e qualche volta distantissimi rientri.  Credo che un posto privilegiato nel nostro pensiero e nel nostro fare, debbano averlo tutte le famiglie che hanno resistito eroicamente con il loro ebraismo durante il nazifascismo e che oggi nei nipoti vedono in discussione la loro stessa identità. Un problema difficile, in cui dobbiamo mettere l’impegno di ognuno per tutti gli altri e che pone molti interrogativi, ma è anche la questione centrale per ogni idea di domani nel mondo ebraico italiano.

Andrea Mariani, Presidente della Comunità Ebraica di Trieste

 

Arbib AlfonsoQui Milano - Un anno per trovare risposte

Il significato della parola Teshuvà racchiude l’idea del pentimento, del ritorno, e della risposta. In realtà, il compito cui siamo chiamati in questo periodo, è interrogarci, interrogarci sulla nostra vita, su quella della nostra comunità, su quella del popolo ebraico. Mi auguro che l’anno che sta per iniziare sia un anno per porci tante domande. Ma anche un tempo in cui trovare qualche risposta.

Rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano



Della RoccaQui Roma - Un anno per il rinnovamento

Per noi ebrei il giorno inizia con il buio della notte perché nella Torà è detto: " ..e fu sera e fu mattina, ecco il primo giorno della creazione...".  Così la nostra vita è spesso cosparsa dal buio, ma alla fine sorge la luce, che ci porta speranza e voglia di ricominciare un nuovo ciclo. E' questo l'augurio più sentito che rivolgo a tutti , che possa essere un anno di rinnovamento, di luce e di soddisfazioni. Termini l'anno con le sue maledizioni ed inizi un anno nuovo pieno solo di benedizioni. 

Rav Roberto Della Rocca, Direttore del Dipartimento Educazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane


CaroQui Ferrara - Un anno per riflettere

Le prossime ricorrenze autunnali sono una opportuna occasione per considerare con attenzione il difficile momento che stiamo vivendo. Occorre che la sempre più ridotta comunità ebraica italiana compia una severa indagine introspettiva per valutare gli errori che sono stati commessi da ognuno allo scopo di porvi rimedio e continuare assieme il cammino verso i nostri ideali. Ketivà tovà a tutti.

Rav Luciano Caro, rabbino capo di Ferrara


SermonetaQui Bologna - Un anno per progredire

All’uscita dal Tempio, la sera di Rosh haShanà, come per tutto il mese di Tishrì, è uso scambiarci gli auguri con la formula da tutti conosciuta di Shanà Tovà - buon anno. Una spiegazione del famoso maestro Maharal di Praga dice che il termine shanà, usato per intendere anno, in realtà deriva dal verbo “le shannot” che vuol dire “cambiare”. Cioè è bene che ogni anno che passi ogni ebreo abbia il dovere di cambiare, migliorando il suo comportamento sempre di più. L’augurio quindi, non si limita soltanto a che l’anno che sta entrando sia buono, ma è anche un invito per migliorare; quindi, auguri di “ buon miglioramento”. Shanà Tovà

Rav Alberto Avraham Sermoneta, rabbino capo di Bologna


OttolenghiQui Casale - Un anno caloroso

Da Casale e da tutti noi, il più caloroso Shanà Tovà.

Salvatore Giorgio Ottolenghi, Presidente della Comunità Ebraica di Casale Monferrato


CalderoniQui Ancona - Un anno per il bene comune

E' passato un altro anno e ci ritroviamo ancora insieme a festeggiare questo nuovo Rosh haShanà. Il caldo ed accorato augurio che viene dal profondo del mio cuore è che il suono dello shofar cancelli i ricordi dei fatti più dolorosi che sono avvenuti in questo ultimo anno e che si instauri invece, e per sempre, un clima di pace, pacificazione e concordia tra tutti noi, pensando sempre al bene comune.
Shanà Tovà
 
Claudio Calderoni - Presidente della Comunità Ebraica di Ancona


CavaQui Pisa - Un anno per una società migliore
 
Spero che il 5770 possa essere l’anno che condurrà l’ebraismo italiano a una ripresa entusiastica, facendo tesoro delle proprie radici e del proprio patrimonio morale a cui tanto teniamo. Una ripartenza che è continuità, nella costruzione di una società migliore e condivisa.
 
Guido Cava, Presidente della Comunità Ebraica di Pisa





Fini_DiCastro
A Gianfranco Fini
la Menorah d'oro del Benè Berith
simbolo dei valori civili e della lotta all'antisemitismo








Twin TowersGli Yamim Noraim e le Torri gemelle
in una lezione del rav Riccardo Di Segni


In occasione degli “Yamim Noraim” (questi giorni di timore reverenziale) rav Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma, ha tenuto una lezione sull’attentato alle Torri gemelle, avvenimento che coincide temporalmente con questo periodo. Riflettere su tale avvenimento è importante soprattutto per alcuni aspetti di nostro interesse in preparazione di questi giorni.  “Dopo l’11 settembre - afferma rav Di Segni - la nostra vita è cambiata, quest’anno il Comune di Roma ha deciso di far erigere un memoriale  in ricordo delle Twin Towers innalzando due colonne prese da scavi antichi e piantandole al centro di Roma, a piazza di Porta Capena, all’inaugurazione del monumento era presente anche Nancy Pelosi, speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, che ha speso parole d’affetto per la cultura ebraica. Il particolare curioso sta nel fatto che quella piazza non è una piazza qualsiasi, il talmud dice che il messia sta alle porte di Roma”, la domanda da porsi è quali siano realmente le porte di Roma.  “Le mura di Roma che vediamo oggi - ha proseguito rav Di Segni - furono costruite sotto l’imperatore Aureliano e sono più larghe delle mura originarie che passavano al limite del circo massimo dov’era porta Capena, la porta d’ingresso a Roma per chi arrivava da Sud. Si presume quindi che tutti quelli che arrivarono da Eretz Israel, passarono per quella porta e secondo fonti romane lì si raccoglievano continuamente poveri , disperati e malati, la maggior parte ebrei. Secondo la Ghemarà il messia si riconosce perché sta in quel luogo e cura in maniera particolare gli ammalati. Che nella stessa piazza si sia fatto il memoriale dell’11 settembre è una cosa particolarmente interessante e degna di ulteriore riflessione. L’11 settembre del 2001 era stata appena letta la parashà di Ki Tavò, in cui si dice: «Il Signore ti colpirà finché non ti farà crollare le tue grandi mura nelle quali tu poni fiducia». Questo è un discorso che riguarda il popolo ebraico, ma nel momento in cui sono crollate le due Torri gemelle, sono saltati i riferimenti materiali su cui si posava tutto il mondo occidentale”.
Ovviamente permane in alcuni ambienti la leggenda metropolitana fortemente antisemita per cui nell’attentato alle Torri gemelle non vi siano vittime ebree. Secondo questa teoria strampalata le persone di religione ebraica furono avvertiti per tempo con l’ordine di non presentarsi quel giorno a lavoro. Su questo rav Di Segni è molto preciso: “Tra le 2300 vittime di quell’evento ci sono stati numerosi ebrei,  sia nei passeggeri degli aeroplani dirottati, sia tra le persone delle Torri e tra le forze dell’ordine intervenute per salvare i sopravvissuti”.
Dal punto di vista halakhico sorgono però alcune problematiche relative ai morti presunti. Per le presunte vittime si deve fare Avelut? Se un uomo rimane vedovo perché ha perso la moglie in quell’incidente, ma non esistono prove,  si può risposare? E  se una donna perde il marito, ma non esistono prove, si può risposare? Rav Di Segni spiega: “Qui si apre un contenzioso halachiko piuttosto delicato, su cui c’è sempre stata una forte pressione femminista nella nostra generazione: il problema dell’Agunah, la persona che è “ancorata” e non si può liberare da un vincolo, ciò può dipendere da due situazioni: dal fatto che ci sia un marito che non vuole concedere il divorzio alla moglie oppure dal fatto che il marito sia scomparso.  Nel secondo caso c’è una persona che si vuole ricostruirsi una vita e che ha il diritto di farlo, ma che nell’ipotesi di ricomparsa del marito commetterebbe il peccato di adulterio con le relative conseguenze del caso. Questi problemi sono sempre stati posti nella storia ebraica, su scala purtroppo industriale dopo la Shoa. In Italia è stato permesso ad alcuni di risposarsi sulla base di testimonianze relative alla morte di qualcuno nei campi per poi ritrovare il presunto morto redivivo. Il problema si è riproposto l’indomani dell’attentato alle Twin tower.  Il beth din of America, ha trattato e ha risolto 15 casi di uomini scomparsi nelle Torri.” Qual è il ragionamento che è stato fatto dai tribunali americani? Secondo rav Di Segni: “Si distinguono in linea di massima tre possibili situazioni, la prima situazione in cui noi abbiamo la possibilità di trovare dei resti umani, la seconda situazione è se abbiamo delle prove che la persona fosse sul luogo dell’incidente, la terza quando noi abbiamo solamente un sospetto che la persona potesse essere presente al fatto, ma non ne siamo completamente sicuri.
Sul caso delle Agunot, la regola rabbinica, ha alleggerito la procedura legale, che si basa sulla testimonianza di due ebrei adulti osservanti, che non devono essere in rapporti di parentela tra di loro, ne con i giudici del tribunale, ne ovviamente con gli interessati alla causa. Quando si parla invece dei casi sopracitati, tutte queste regole saltano e ci si può basare su una sola testimonianza anche di un parente, di una donna e di un non ebreo, condizioni che normalmente non verrebbero accettate”.
Negli anni si è discusso molto delle metodologie adottate per costruire le prove: “Attualmente dal punto di vista medico-legale - continua rav Di Segni - ci sono tre criteri per accertarsi dell’identità: le impronte digitali, il dna e la radiografia dei denti. Secondo alcuni però ognuna di queste prove deve essere affiancata da un’altra per poter giungere ad una più precisa conclusione. Quando non si trovano dei resti umani la situazione è estremamente complicata. Nel famoso caso del libraio di Brooklyn hanno ricostruito attraverso una sua telefonata l’orario in cui si trovava effettivamente in ufficio. Nel caso invece in cui si ha una persona scomparsa e si presume ci sia stato un incidente senza esserne però certi, rientra in gioco la Halakhà, infatti se per esempio qualcuno si immerge in un bacino d’acqua di cui si vedono i confini e non riaffiora, quella persona si da per morta, se una persona si immerge invece in un bacino d’acqua di cui non si vede la fine, non si può affermare con certezza la sua morte. Alcune persone poi per debiti contratti, per una vita familiare burrascosa decidono volontariamente di sparire, quindi nel momento in cui si deve sentenziare sulla potenziale scomparsa o meno di qualcuno, si dovrebbero analizzare anche i recenti comportamenti sociali di quella persona".
Prendere in  esame tali problematiche è qualcosa che dovrebbe coinvolgere tutti noi. Quando si parla di crisi coniugali, di drammatici litigi tra coniugi, di persone in condizioni economiche disperate, non c’è nulla di nuovo, tutto è documentato nei testi, quello che dovrebbe far pensare è la crescita esponenziale di simili casi negli ultimi anni. Il tema del gestire nel modo giusto la propria attività economica, di gestire correttamente i propri rapporti familiari è qualcosa che deve diventare motivo di riflessioni soprattutto nei giorni che anticipano Kippur.

(a cura di Michael Calimani)
 
 
  torna su
pilpul    
 
  TizioRacconto di Rosh haShanà

Mia zia era una donna semplice. Non era istruita. Sapeva lo Shemà, eppure cantava Mismor LeDavid senza avere idea del significato. Per lei era normale.  A un Rosh haShanà del 1971, eravamo al tempio e alla fine le feci gli auguri: “Buon 5732”
! Ci abbracciammo, poi lei disse: “5732?...Forse volevi dire buon 1971”! “No zia, volevo dire buon 5732”.  “Che cosa? - esclamò - ma lo sa tuo padre che leggi tutta questa fantascienza”? Per fortuna, vicino a noi c’era lo shamash e le spiegò che il 1971 era secondo l’Era Volgare. “Ha ragione - ammise - anche secondo me il 1971 era volgare. Speriamo che il prossimo anno sia meglio. Auguri”! 

Il Tizio della Sera
 
 
  torna su
rassegna stampa    
 
 
leggi la rassegna
 
 

Il quotidiano Liberazione pubblica oggi un articolo contro la macellazione rituale islamica. Di fatto mette sotto accusa anche quella ebraica. Il tema, e le proteste circa le modalità di uccisione dell’animale, non è nuovo a polemiche. Gli animalisti e le “anime verdi” d’Europa si battono da anni per fermare la pratica di un rituale, senza il quale gli ebrei non mangerebbero kasher e i musulmani halal. In Italia, ad esempio, la battaglia ha portato al divieto della tecnica di macellazione in Trentino Alto Adige. La tesi è: prima di uccidere, anche se con modalità prescritte dalla legge biblica, o coranica, si deve stordire la bestia con una pistola elettrica. Lascio a un rabbino commentare, ma non mi risulta esista oggi un rituale alternativo accettato dalle tradizioni ortodosse. Certo, c’è da dire anche che la polemica, nel caso di Liberazione, riguarda in particolar modo il mondo musulmano, che spesso ha dato spettacolo di macellazioni dentro appartamenti o cortili di abitazioni, contro ogni regola e rispetto della società che ci accoglie. Comunque, di preoccupante c’è che il divieto di macellazione halal e kasher è diventato uno dei temi centrali della presidenza svedese all’Unione Europea. L’obiettivo è vietare il rituale.
Intanto oggi arriva il caso Andrini in Consiglio comunale. Di lui ci siamo occupati qualche giorno fa: è un ex naziskin, senza dubbio nostalgico del fascismo, condannato a quattro anni di carcere per lesioni aggravate e tentato omicidio. Uno che non si fa problemi a girare col braccio teso a piazza Venezia. Che diede dello stronzo a Fini, quando disse che il fascismo è il male assoluto. Bene, un paio di settimane fa il sindaco di Roma, Alemanno, lo nomina amministratore delegato di Ama. E scoppia la bufera. La polemica sembrava scemare, ma oggi il Pd porterà al Campidoglio la richiesta di revocarlo dall’incarico (Repubblica). Non è il primo errore di Alemanno in questo senso. Finanziamenti comunali li ha ricevuti ultimamente anche Gianluca Iannone, un altro sconosciuto ai più. Iannone è presidente di Casa Pound, una delle associazioni di destra maggiormente legate al Ventennio. Basta andare nel sito web dell’associazione, o fare una breve ricerca su internet, per farsi un’idea. Più in generale c’è da dire che finanziamenti e nomine di alcuni personaggi provocano due macro-riflessioni. La prima sul recupero, anche se sottile ma politicamente presente, di alcuni personaggi un tempo parte della vecchia area di Alemanno, criticata per le posizioni estremiste. Ciò a dimostrazione che l’esponente Pdl (area An) ha sì compiuto il suo percorso di purificazione, ma a Roma si diventa sindaco di centrodestra solo accontentando tutta la destra. Compresa quella dei suoi ex fedelissimi, che con alcune nomine tornano ad essere tali. La seconda riflessione è puramente politica. In quanto il centrodestra rischia di perdere la grande occasione di amministrare, con risultati da ricordare, la Capitale d’Italia. Ciò non tanto perché Andrini e Iannone sono nostalgici fascisti, ma perché sono incompetenti. E a quanto mi dicono in Campidoglio non sono gli unici sbagli fatti in questo senso.
Resto su Roma. Repubblica racconta che al liceo Ripetta torna a insegnare il professore che lo scorso anno negò la Shoah e disse che gli ebrei non sono italiani. Ricomincerà a parlare agli alunni, speriamo attenendosi al programma.
Intanto Il Giornale riporta una notizia che arriva da Verese, dove una turista ebrea ha protestato contro la presenza in un supermercato di bottiglie con sopra stampata la faccia del Duce e di Hitler.
Il tema internazionale di oggi è invece la protesta di Usa e Israele contro il rapporto Onu sull’operazione Piombo Fuso. Ampi resoconti li potete trovare tra le pagine di Stampa e Corriere. Per chi ha tempo un commento a riguardo. Sul Giornale la deputata ebrea Fiamma Nirenstein parla del “palestinismo” vera malattia dell’Onu. Buona lettura.

Fabio Perugia

 
 
  torna su
notizieflash    
 
 
Benedetto XVI: “Attendo con gioia di farvi visita”
Roma, 17 set -
Telegramma dal Vaticano alla Comunità Ebraica di Roma. Negli auguri per le festività, il papa afferma di attendere "con gioia" la prossima visita agli ebrei romani di cui non è stata ancora fissata una data. Rav Riccardo Di Segni ha definito il messaggio "significativo e importante".
 
 
    torna su
 
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche.
Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili.
Gli utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste, in redazione Daniela Gross.
Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”.