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L'Unione informa
 
    5 aprile 2009 - 11 Nissan 5769  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  Benedetto Carucci Viterbi Benedetto Carucci Viterbi, 
rabbino 
Ci accingiamo alla celebrazione di Pesach, ricorrenza particolarmente sentita nel suo rito
centrale: il seder, ottimo modello di didattica totale. I padri (e le madri), con parole, gesti, cibi e simboli, costruiscono nei figli una base identitaria fondata sull'esperienza più che sulla semplice memoria. Ed è la narrazione, nella sua dimensione esistenziale, che permette a ciascuno di sentirsi come se egli stesso fosse uscito dall'Egitto: ascoltare un racconto, in questa prospettiva, equivale a viverlo. 
I movimenti di estrema destra di tutta Europa si sono dati appuntamento oggi a Milano. Il Sindaco ha dichiarato che non si può proibire una manifestazione in nome della difesa della libertà. Concordo. Ma non è sufficiente ed è una posizione gattopardesca.Il problema è che di fronte a chi ha una nostalgia del nazismo la difesa astratta del
diritto di parola non rappresenta niente. Occorrono parole diverse che entrino nel merito dei valori e che esprimano altri valori, opposti. Ma quelle parole sono mancate. Pensare di risolvere il problema limitandosi a fare il regolatore del traffico è ridicolo.Qualcun altro ha protestato chiedendo che il Sindaco intervenisse in nome di Milano Città
medaglia d’oro della Resistenza. In merito a questo il Sindaco non ha risposto. Forse, essendo Milano la città dove sono i nati di Fasci di combattimento, deve aver pensato che questa occasione era una buona opportunità per ricordare “Milano capitale dell’Europa”.
David Bidussa, storico sociale delle idee David Bidussa  
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  mazzah120 Verso Pesach -  La Benedizione del sole,
Il miracolo della creazione si celebra ogni 28 anni


Una preghiera per il sole? Può sembrare un rito pagano ma si tratta di uno dei
più rari riti ebraici . Il Talmud (Berakhot 59a) ci dice che ogni 28 anni il sole si trova nella stessa posizione,
nella stessa ora del giorno e nello stesso giorno in cui si trovava quando fu creato a
Gerusalemme esattamente alle 6 del pomeriggio. Un calcolo piuttosto complicato, quello elaborato dai nostri Maestri, che sottolineano tale evento con la prescrizione della recita di una benedizione “Benedetto tu o Signore, Dio nostro Re del mondo, che fa l'opera della creazione”, seguita da alcuni salmi che allo stesso modo esaltano l'opera della creazione.
Questo della Birkhat ha Chammah è forse il rito più raro della ritualistica ebraica e non
scevro da numerose discussioni fra i Maestri che temevano si potesse fraintendere il senso di questa celebrazione. Ciò che si celebra è infatti l'opera della creazione del
sole da parte dell'Onnipotente e non il sole in quanto tale.
Fra qualche giorno, esattamente l'otto aprile, vigilia di Pesach, nelle prime ore del
mattino, i fedeli usciranno dalle sinagoghe e davanti al sole (speriamo che ci sia)
reciteranno questa speciale preghiera. La Comunità Ebraica di Torino quest'anno oltre ad eseguire il rito della Birkhat ha Chammah, celebrerà la pubblicazione di un testo di questa preghiera, che il rav Alberto Somekh ha rintracciato nell'Archivio ebraico Terracini di Torino: un manoscritto proveniente da quella che una volta era la Comunità ebraica di Mondovì.
Rav Somekh ci racconti la storia di questo ritrovamento.
L'archivio Terracini, nato nel 1973  grazie a un notevole lascito di libri e documenti
appartenuti ai fratelli Benvenuto e Alessandro Terracini, dispone anche di una biblioteca nella quale sono pervenuti volumi da tutte le comunità ebraiche del Piemonte. Nel fondo della Comunità di Mondovì alcuni anni fa abbiamo trovato un antico manoscritto dell'800 che attesta una Birkhat ha Chammah, e si è deciso di stamparlo nell'ambito di una ricerca che si sta conducendo sul patrimonio storico ebraico di quella città. Ho curato la pubblicazione del testo ebraico con traduzione, introduzione e note esplicative in ebraico e in italiano.
Quali sono gli aspetti liturgici della preghiera?
Vi è un contenuto in versetti e salmi in cui le creature ringraziano l'Onnipotente per
l'opera della creazione. Qui a Torino vi sarà una cerimonia che si svolgerà subito dopo la tefillà di shachrit. Saliremo sulle cupole della sinagoga e reciteremo la benedizione.
Quest'anno poi, la celebrazione coincide con la vigilia di Pesach, com’era già avvenuto
nel 1925, e questo rende ancora più impegnativa una giornata che già lo è perché alla
tefillà ordinaria si aggiunge il digiuno dei primogeniti e la Birkhat ha Chammah.
Questa preghiera non viene un po' meno al principio di non amare altri dei...
Assolutamente no, e non bisogna cadere in quest’errore. Noi non ci rivolgiamo direttamente al sole, ma al Creatore e lo ringraziamo per l'opera della creazione del sole, per la sua bellezza, per il suo calore, per la sua luce. Non c'è alcuna possibilità di fraintendere. Anzi, questa berachà ribadisce la concezione ebraica del rapporto con il creato.

Or ha Chamma
A cura del rav Alberto Moshè Somekh
Zamorani Editore, pagg. 88, 14 euro

Lucilla Efrati

Questo e altri contenuti speciali su Pesach nel sito moked.it 

 
 
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  alberto cavaglionNoterelle - P(i)riamo

In queste settimane mi è capitato di vedere, uno dietro l’altro, due film sulla Grecia (Troy e Trecento). Negli stessi giorni sui giornali qualcuno si chiedeva se non si corre il rischio di fare film sulla Shoah come una volta in serie si producevano western. Dopo l’ambiguo The reader, più che di rischio, a me sembra, ormai, si debba parlare di certezza. Da tempo la produzione cinematografica sul tema dello sterminio ebraico va cristallizzandosi in un genere commerciale serializzato. Quali fili sottili leghino il Priamo di Troy a Schindler, le Termopili al ghetto di Varsavia non saprei dire: mi chiedo semplicemente se, invece del western, non si dovrebbe proficuamente tentare un confronto con la tragicità greca.
Nello splendido Gli scomparsi, riflettendo sulle possibilità di narrare l’indicibile, Daniel Mendelsohn si dice convinto che “perfino Rashi sarebbe d’accordo nel dire che la
tragedia greca è insuperata quanto a concisione ed eleganza”. La “canzone dei Greci” ha sempre attirato il mondo ebraico; dai tempi di Filone esiste una visione greco-ebraica delle cose che Arnaldo Momigliano ha chiamato “la saggezza straniera”.
Non si riesce allora a capire perché, nel discutere di Costituzione europea, tanto s’insista oggi sulle radici ebraico-cristiane, sorvolando su quelle greco-ebraiche. Da
Priamo all’ellenismo alessandrino non si arriva forse fino all’Ulisse greco-ebreo Leopold
Bloom, ideato da Joyce e modellato su abitudini e tic nervosi degli ebrei triestini?
Il luogo per eccellenza di questo profondo filone culturale è Salmi 21.11, che inizia con
la parola “P(i)riamo”. L’omofonia fra il re troiano Priamo e l’ebraica espressione, che
significa “il loro frutto”, ci era stata svelata dal grande Leon Modena, rabbino veneziano
del XVII secolo, in un passo memorabile della sua autobiografia (Vita di Jehudà, Zamorani, 2000, p. 51), un brano su cui sono chiamati a riflettere gli ebrei ironicamente arguti, che amano giocare con le parole, senza dimenticare gli incroci della storia.

Alberto Cavaglion


Rotschild Boulevard - Tel Aviv ha 100 anni
Non più occidente e non ancora oriente


Tel Aviv come Beirut. Adesso che la città più popolosa d’Israele ha compiuto cent’anni,
molti hanno colto l'occasione per raccontare i suoi ritmi, il suo spirito libero, la bella
vita, la cultura che sempre reinventa se stessa, la tecnologia futuribile. Io, che di Tel
Aviv amo tutto questo, proprio adesso non riesco a togliermi dalla mente Beirut, un
viaggio avvenuto pochi mesi dopo quella terribile guerra del 2006. Lasciate le vie che
mostravano i segni di esplosioni recenti e di vecchie sparatorie, a pochi metri dalle
tendopoli di Hezbollah, la promenade di Beirut mi era sembrata bellissima e
inaspettatamente familiare, con tutti quegli alberghi e quelle case bianche un po'
trascurate. “Somiglia proprio a Tel Aviv”, non ho potuto fare a meno di pensare ad alta
voce.
E' un pensiero un po' strano, no? Specie visti i tempi. Eppure nonostante tutto - le
guerre, il sangue, l'odio e la politica – la somiglianza salta all'occhio. Non sono
l'unica a pensarla così: ha avuto la stessa impressione anche una collega che a Tel Aviv vive circa da un decennio. Poche settimane dopo il mio viaggio, nel suo reportage
realizzato da Beirut per la televisione israeliana (e che come potrete immaginare le ha
causato non pochi guai), anche la giornalista Lisa Goldman ha raccontato pure lei: com'è strano pensare che due città così divise dagli eventi, viste da vicino si somigliano tanto. Più recentemente ho scoperto che anche Oriana Fallaci, nel suo bellissimo romanzo autobiografico “Un Uomo”, aveva notato la somiglianza: “Tel Aviv o Beirut, non più occidente e non ancora oriente”. Forse il fascino sta tutto qui.

Anna Momigliano 
 
 
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La notizia del giorno è il raduno che oggi vede convergere, in una Milano blindata, gli
attivisti dell’estrema destra nazionale (con alcune partecipazioni dall’estero) per un
convegno su “Popoli e tradizione contro banche e poteri forti”. L’incontro, fortemente
criticato anche dall’Ucei, sarà accompagnato da una serie di contromanifestazioni. Ad
esse, scrive Gianni Santucci sul Corriere della sera , “dovrebbero partecipare fra le 3 e le 5 mila persone. L'arco della protesta è larghissimo: dalle sinistre, alla Cgil, all'Udc, alle comunità ebraiche italiane, ai 55 eurodeputati che hanno firmato l'appello promosso dall'Associazione partigiani contro ‘il raduno delle destre che rappresenta uno sfregio per Milano’”. “Qualcuno sottovaluta o persegue il rischio che Milano piombi in un clima di violenza. Spero di avere torto, ma se le cose dovessero andare male, sia chiaro che la responsabilità è del sindaco Moratti e della sua giunta”. Così sull’Unità, in un’intervista di Giuseppe Vespo, il presidente della provincia di Milano Filippo Penati che nei giorni scorsi aveva chiesto che la manifestazioni fosse vietata.
Spostandoci in Israele sul Giornale Gian Micalessin riferisce la cancellazione del volto delle uniche due donne dell’attuale compagine governativa, Limor Livnat e Sofa Landver, dalla foto pubblicata da due giornali ultraortodossi israeliani, il quotidiano Yated Neman e il settimanale Sbaa Tova. Da leggere, sul Jerusalem Post l’editoriale "Secure our malls" in cui s’invoca un miglior livello d’addestramento e preparazione del personale addetto alla sicurezza dei centri commerciali israeliani. L’editoriale di Haaretz intitolato "Integrate don’t discriminate" si focalizza invece sul ruolo di Avishay
Braverman ministro senza portafoglio per le minoranze invitandolo a lavorare per l’
integrazione, con un occhio particolare alle sorti degli arabi israeliani. .

Daniela Gross

 
 
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Gattegna, “Il raduno di Forza nuova sfida alla democrazia”
Milano, 5 apr
L’Ucei esprime "la sua più viva preoccupazione" per la manifestazione oggi in programma a Milano e parla "sfida contro i fondamenti democratici dello Stato Italiano". Si tratta, dice il presidente Renzo Gattegna, "di un evento pericoloso sul piano ideologico e politico, del quale non viene negata ma al contrario esaltata l'ispirazione razzista e xenofoba. L'iniziativa costituisce una vera e propria sfida contro i fondamenti democratici dello Stato italiano sanciti dalla Costituzione repubblicana che, oltre ad essere scritti e declamati, debbono essere applicati senza incertezze o contingenti valutazioni di mera opportunità". In questo caso, prosegue Gattegna, "non si tratta di garantire libertà di pensiero e di manifestazione, ma al contrario di impedire che i nemici della libertà e della democrazia trovino oggi spazio e collaborazione, e che ospiti sgraditi provenienti da tutta Europa possano illudersi di trovare in Italia una sede dove diffondere ideologie d’odio e di violenza". 

Israele, in vista di Pesach si alza il livello di allerta
Tel Aviv, 5 apr

Nell’imminenza di Pesach si eleva in Israele il livello di allerta. La notizia è stata
riferita dalla radio militare che prevede, nei giorni della festività, anche la chiusura
dei valichi di transito con la Cisgiordania. A destare la preoccupazione dei servizi
segreti israeliani è il moltiplicarsi, nelle ultime settimane, di attacchi palestinesi sia in Israele sia in Cisgiordania. Giovedì un palestinese armato di scure ha infatti ucciso un ragazzo nell’insediamento di Bat Ayn ferendone un altro nei pressi di Betlemme mentre ieri una giovane beduina del Neghev avrebbe attaccato a colpi di pistola una caserma nel Neghev, prima di essere uccisa dalle forze di sicurezza. 

 
 
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