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    23 dicembre 2008 - 26 Chislev 5769  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  RobertoDellaRocca Roberto
Della Rocca,

rabbino
“ …..colui che resta sveglio di notte, e chi va per la strada da solo, e chi rivolge il proprio pensiero a cose vane mette in pericolo la propria persona….” (Pirqè Avòt, 3; 5). In questo periodo dell’anno, in cui molteplici sono le attrazioni della vita notturna,  il calendario ebraico e quello civile ci propongono due differenti dimensioni della notte. Nella nostra Tradizione la notte costituisce un momento critico forse perché c'è una mancanza totale di vita comunitaria. La notte è la dimensione della vita privata nella quale ognuno dovrebbe far ritorno a casa sua, e quindi rappresenta  una sorta di disintegrazione e di individualismo, una minaccia a quella solidarietà costante intorno a un progetto comune garanzia di continuità e permanenza. In una società sempre più mediatica e planetaria ognuno ha l'impressione, per non dire l'illusione, di essere contemporaneamente in rapporto con l'umanità tutta intera ma il " tutti in relazione con tutti..” significa spesso "anonimato",  essere soli e persi. I lumi di Chanukkà ci propongono  una dimensione e una ricerca di una società più intima che risvegli nelle persone la coscienza di una vita comunitaria qualificata e stimolante nel riconoscimento degli uni da parte degli altri.
Il silenzio di Pio XII di fronte alle leggi razziste del 1938 è questione morale della Chiesa, non della Sinagoga. Ma la custodia della memoria storica di Yad Vashem guadagnerebbe nell'affiggere accanto alla foto di Papa Pacelli il testo del telegramma di condoglianze di Golda Meir del 9 ottobre 1958 per ringraziarlo dell'aiuto dato agli ebrei. Vittorio Dan Segre, pensionato  DanSegre  
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  Milano L’Italia ebraica celebra Chanukkà,
mille luci dissolvono il buio


MILANO - Piazza Duomo è affollatissima. Domenica prima delle feste, tempo di regali e panettoni. Ma in piazza San Carlo, a due passi da San Babila, a farla da padrone sono bomboloni e candeline. È la prima sera di Chanukkà, celebrata come ormai è tradizione a Milano con l’accensione della grande Chanukkià pubblica (nella foto un momento della festa). La gente della Comunità è tanta, così come i curiosi che tra una vetrina e l’altra non mancano di avvicinarsi per dare un’occhiata. A dare il benvenuto a pubblico e autorità presenti è Rav Levi Hazan, che accoglie e ringrazia a nome del centro Chabad e della Comunità il vicesindaco Riccardo De Corato, il Presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmeri, e l’assessore alla Qualità, Servizi al Cittadino e Semplificazione, Servizi Civici Stefano Pillitteri. Tutti tengono a sottolineare il contributo e la luce dati alla città dalla Comunità ebraica milanese, grazie alla combinazione di identità e, allo stesso tempo, integrazione che la caratterizza. Chanukkà è la festa della luce che porta gioia e speranza a tutti e simboleggia il miracolo della salvezza fisica e spirituale del popolo ebraico e dell’idea monoteista avvenuta quasi 2200 anni fa, spiega Rav David Sciunnach. E la stessa convinzione animava Rav Gavriel Holztberg, vittima della strage di Mumbay, che aveva organizzato una Chanukkià pubblica al centro della città appena arrivato, come ricorda commosso Rav Levi, suo compagno in Yeshiva a New York. Il Presidente della Comunità Leone Sued ringrazia gli intervenuti sottolineando il grande significato di libertà che assume questa accensione pubblica, prima di recitare la Berachà ed accendere le candele del candelabro posto accanto a quello elettrico. Poi finalmente la festa comincia. Le note di Maotzur risuonano nell’aria fredda,cantate dagli alunni delle elementari della scuola del Merkos, si canta, si balla, mentre vassoi colmi di bomboloni si materializzano da tutte le parti, insieme a candelabri e candeline da distribuire a chi non ne avesse in casa. È uno di quei momenti in cui l’ebraismo milanese si fonde nella città per dare vita a una grande celebrazione.

ROMA - In molti hanno aderito all’invito del movimento Chabad perpartecipare alla festa per l’accensione della prima luce di Chanukkà in piazza Barberini a Roma. Presenti, fra gli altri, il sindaco della capitale Gianni Alemanno e il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. Fra gli interventi anche quello del Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. ”Mi sembra un’ottima idea dare la cittadinanza romana al soldato israeliano catturato da Hamas, Gilad Shalit. Volevamo dare un segnale di solidarietà alla comunita”’. Lo ha detto durante la cerimonia il sindaco di Roma Gianni Alemanno raccogliendo la proposta avanzata dal presidente della Comunita’ romana Riccardo Pacifici, che lo aveva invitato a seguire l’esempio del sindaco di Parigi Bertrand Delanoe.
Alla cerimonia della prima sera in piazza Barberini, fa seguito la tradizionale festa in Portico d’Ottavia e l’accensione del grande candelabro del Tempio maggiore.
“Sono qui a testimoniare l’abbraccio e il saluto della città, che è orgogliosa di avere la Comunità ebraica piu’ antica del mondo. Siamo vicini al vostro popolo perché é il più minacciato”, ha aggiunto il sindaco della Capitale. La cerimonia si è svolta tra canti di bambini in lingua ebraica e candeline accese. Fra le autorità presenti anche il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio Bruno Prestagiovanni e il presidente del Primo Municipio Orlando Corsetti. Nel corso della festa sono state ricordate le vittime degli attentati a Mumbai, in India, nel corso del quali sono stati uccisi alcuni ebrei. ”Accendere la luce - ha commentato Alemanno - è sfidare la paura ed essere consapevoli che la luce della speranza prevarrà contro l’odio e i fondamentalismi”.
L’Amministrazione comunale di Reggio Calabria ha intanto offerto alla Comunità ebraica di Roma quattrocento lattine di olio di oliva per l’accensione delle lampade della sinagoga e di piazza Barberini, in occasione delle cerimonie di Hanukkà che si tengono in questi giorni. Il rito ricorda la fine del conflitto in cui, 22 secoli fa, gli ebrei si riappropriarono di Gerusalemme e dei suoi santuari, profanati dai greci con idoli e statue. Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, durante un incontro con il presidente della Comunità ebraica, Riccardo Pacifici, e con il Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha annunciato che la prima domenica di settembre del 2009 Reggio ospiterà numerose manifestazioni nel contesto della Giornata della cultura ebraica in Europa. “Nel corso del colloquio - si afferma in una nota del Comune - si è parlato non solo della presenza ebraica a Reggio, ma anche dell’esperienza del Campo d’internamento di Ferramonti di Tarsia e del tradizionale viaggio che i rabbini di tutto il mondo compiono ogni anno a Santa Maria del Cedro (Cosenza) per la scelta dei cedri che poi saranno utilizzati per le solennità autunnali”.

TRIESTE - Sufganiot, latkes e tanta musica. A Trieste quest’anno la Comunità ebraica per la prima volta ha voluto festeggiare Hanukkah insieme alla cittadinanza. L’appuntamento con la musica del clarinettista Amit Arieli e del suo New old klezmer trio e con i Passover ha richiamato nella piazza antistante la Sinagoga un folto pubblico che non ha mancato di apprezzare i dolci tradizionali e le specialità kasher.
Domenica l’appuntamento era in piazza Giotti davanti alla monumentale Sinagoga per festeggiare insieme Hanukkah, la Festa delle luci. La Comunità ebraica di Trieste quest’anno ha infatti voluto, per la prima volta, condividere con la cittadinanza quest’occasione solenne e gioiosa che segna un momento importante nel calendario delle festività ebraiche.
Si è accesa in piazza una grande simbolica Hanukkiah, il candelabro con otto lumi che in questa festa che dura otto giorni si accendono uno al giorno, fino ad arrivare all’ottavo. Saranno proposti i dolci tipici di questa festa, tra cui le sufganiot (piccoli krapfen) e i latkes (frittelle). Accanto ad altre golose specialità kasher vi saranno libri e oggettistica. Il ricavato delle offerte sarà devoluto a scopi benefici.
Dopo gli interventi del rabbino capo di Trieste David Itzhak Margalit e dei rappresentanti della Comunità Ebraica di Trieste è andato in scena in scena il concerto di Amit Arieli, clarinettista italo-israeliano che si sta imponendo in Italia come uno degli artisti di spicco della nuova musica ebraica, con il New Old Klezmer trio.
Il suo lavoro si colloca fra la tradizione klezmer e le nuove correnti della Radical Jewish Culture che da John Zorn in poi dominano il panorama della musica ebraica in America. Arieli è accompagnato da un gruppo composto di musicisti formatisi nella scuola fiorentina.
Nel 2005 la sua composizione “New Old Klezmer” ha ottenuto il prestigioso riconoscimento della European Association for Jewish Culture ed è replicata in decine di teatri in Italia, Francia, Germania, Austria e USA. “New Old Klezmer è anche uscito in forma CD per l’etichetta Ethnoworld.
Con questo concerto, che rivisita in chiave contemporanea la grande tradizione della musica klezmer, si conclude “Erev/Laila – Nuove tracce verso Gerusalemme” il festival di musica e teatro ebraico che da metà giugno ha proposto un fitto calendario d’appuntamenti su scala regionale.
Il festival - diretto da Davide Casali, organizzato dalla Comunità ebraica di Trieste, dal Museo ebraico Carlo e Vera Wagner e dall’associazione Musica libera con la collaborazione dei Comuni di Muggia e Gradisca e il sostegno della Regione e della Provincia di Trieste – per la prima volta ha riunito e sviluppato in un’unica cornice esperienze diverse con appuntamenti a Trieste, Muggia, Gradisca e Topolò.

CASALE MONFERRATO - Il presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso ha acceso il primo lume della festa di Channukkà, nel cortile della Sinagoga di Casale Monferrato. Un gesto semplice come la fiamma di una candela, ma in questo contesto ogni spettatore si rende contro del suo significato profondo: accanto a lei, il presidente della Provincia Paolo Filippi, il sindaco di Casale Paolo Mascarino col vicesindaco Gianni Crisafulli, tutti gli amministratori locali, ma sopratutto ci sono i
rappresentanti delle principali religioni monoteiste: per la Diocesi casalese il vicario monsignor Antonio Gennaro, il rettore di Crea monsignor Mancinello, don Cassano, (anche il vescovo, monsignor Catella è venuto a portare il suo saluto), Idris Abd Ar Razzaq Bercia, rappresentante piemontese del Coreis, Roberto Frache esponente della Comunità Evangelica di Alessandria. E poi tanti amici: è la Channukkà più affollata da quando 15 anni fa si è trasformata in una festa ecumenica. Sono venuti dalle comunità ebraiche del Piemonte, ma sopratutto sono venuti i casalesi, per i quali la festa è diventata ormai un momento di aggregazione, un’ulteriore occasione per stare insieme e, perché no, sperare in un mondo migliore. Nell’aula della Sinagoga gremita, sono di pace e fratellanza le parole di Giorgio Ottolenghi
e Elio Carmi, presidente vicepresidente della comunità casalese, Claudia De Benedetti, vicepresidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane. Anche i rappresentanti delle altre confessioni insistono sul concetto di dialogo, amicizia, la diversità come ricchezza per gli uomini. Toccante il momento di preghiera affidato alla bella voce di Shmuel Lampronti, la rievocazione della storia della Channukkà per opera di Roberto Vitale.
Poi l’arrivo di Mercedes Bresso e il momento più emozionante nel cortile delle Api, con l’accensione del primo lume del tradizionale candelabro a nove braccia. Dopo le benedizioni di rito la prima candela passa proprio al presidente della Regione. “Da tanto tempo desideravo vedere la Sinagoga di Casale di
cui conoscevo la bellezza - spiega la Bresso che è rimasta visibilmente colpita dal luogo - In anni così difficili come questi, in cui le religioni sono diventate una sorta di arma, il fatto che si incontrino qui le tre principali fedi monoteiste è un importante messaggio di speranza. Penso che Ebraismo, Cristianesimo e Islam abbiano proprio come spirito fondante l’idea del confronto e della pace tra gli uomini e penso che la luce sia il simbolo di come questa pace si può trasmettere”. Mercedes Bresso è stata protagonista anche della seconda parte della giornata, dedicata all’arte, ma sempre in tema con la festa: la presentazione delle nuove opere del Museo dei Lumi. Una istituzione davvero singolare che raccoglie lampade di Channukkà reinterpretate con materiali e forme diversissime tra loro dai più grandi artisti Italiani. Una collezione che proprio in questa giornata ha raggiunto la centesima acquisizione con un’opera di Antonio Recalcati, che aveva contribuito a fondare il museo anni fa e il centesimo artista: Beatrice Caracciolo. Gli altri protagonisti della giornata, le cui lampade saranno poi esposte a rotazione di fronte al forno delle Azzime sono Dario Brevi, Sergio Cascavilla, Jessica Gabbai, Franco
Gervasio, Alì Hassoun, Dante Maffei, Daniele Milanesi, Gianluca Ranno, Efrem Raimondi, Stefania Ricci, Ornella Rossi, Giovanni Sabatini, Sasson Joseph e Giovanni Stefanutto.
Per il Presidente della Regione anche una visita completa a tutto il complesso museale prima di ripartire per Torino. Mentre nel cortile il dialogo ecumenico si trasformava in un gradevole scambio di auguri e di doni per feste diverse ma dallo spirito simile. Un momento di gioia che ha avuto complici anche krumiri kasher di Portinaio (finiti anche nelle mani di Mercedes Bresso) e dolci della tradizione giudaico - monferrina.

Hanno collaborato Rossella Tercatin (Milano), Lucilla Efrati (Roma), Daniela Gross (Trieste), Alberto Angelino (Casale Monferrato) 
 
 
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  HerzlTheodor Herzl, padre del sionismo,
le sue idee hanno resistito al tempo

E’ un libro antico, ma appassionante e mai sbiadito dal tempo, quello che racconta il percorso e la vita del padre del sionismo politico. Firmato da Baruch Hagani e dedicato alla vita di un mito come Theodor Herzl ("Vita di Teodoro Herzl", Talete edizioni) il volume risale ai primi del Novecento, ma non ha perso nulla della sua attualità. Ora torna finalmente nella nuova versione italiana con una prefazione di Francesco Ruffini del 1919. Alla presentazione, che si è tenuta a Roma nella Biblioteca del Senato a piazza della Minerva, sono intervenuti Luigi Compagna, senatore al Pdl e professore di Storia delle dottrine all’Università Luiss Guido Carli; Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del Popolo Della Libertà; Piero Fassino, segretario dei Democratici di Sinistra e Giorgio Israel, docente al dipartimento di Matematica dell’Università La Sapienza e autore fra l’altro di uno studio dedicato alla “Questione ebraica di oggi. I nostri conti con il razzismo”.
Luigi Compagna ha disegnato un quadro storico del periodo in cui visse Herzl e di come al tempo gli ebrei in Europa, incluso Herzl, fossero in forte assimilazione e non avessero alcun senso di dover appartenere ad un unico Stato. Herzl infatti ha ricordato Compagna “non era preparato a diventare Herzl”, ma quando nel 1895 si trovò come cronista del quotidiano viennese “Neue Freie Presse” a Parigi a seguire il processo Dreyfuss si rese conto di un antisemitismo che non esisteva solo nell’Europa dell’Est, ma che era forte e presente anche in Francia e Germania. Il padre del Sionismo decise che l’unico modo per risolvere la questione ebraica e sconfiggere l’antisemitismo era quello di creare uno Stato ebraico ed espresse questo concetto nel suo libro Judenstaat, che suscitò grande interesse da parte di molti ebrei dell’ Europa orientale.
Herzl risponde a questo interesse nel 1897 dando vita al Congresso Sionista, il parlamento di una nazione che ancora non aveva territorio, ma che intanto creava
un’ istituzione politica. Il Congresso prevedeva un’organizzazione permanente, una banca The Jewish Colonial Trust e mezzi di informazione.
Herzl viene definito da molti un politico dell’irrealtà, che però trova con grande intuito una soluzione concreta per la realtà ebraica. Nonostante lo Stato d’Israele nasca solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’idea e il desiderio di uno Stato ebraico era già vivo nella coscienza civile da molto tempo.
Giorgio Israel ha sottolineato come Israele abbia compiuto passi ben maggiori di quelli che Herzl sognava, come ad esempio l’unificare la lingua nazionale ma, ha spiegato, anche che la visione che Herzl aveva di un antisemitismo sconfitto una volta creato uno Stato ebraico era purtroppo completamente illusoria. Oggi lo Stato ebraico esiste, ma resta l’ombra ingombrante di un antisemitismo che con gli anni trova nuove forme e mezzi per esprimersi.
Inevitabilmente si è così passati a discutere della situazione ebraica dei nostri tempi, del conflitto in Medio Oriente e delle elezioni che il prossimo Febbraio avverranno nello Stato ebraico.
Fabrizio Cicchitto è intervenuto appellandosi alle due grandi ritirate che Israele ha compiuto, quella nel Libano e a Gaza, sottolineando che questi spazi non sono stati riempiti da arabi moderati, ma da un popolo palestinese che continua a non dimostrare di avere una voce unita, un’intenzione chiara. Due volte sia Rabin che Barak avevano fatto concessioni pericolose, nonostante ciò Arafat ha fatto saltare il Processo di pace dimostrando totale inaffidabilità.
Anche Fassino interviene qualificandosi come “il sionista della sinistra”, per poi procedere nell’elaborare il rapporto contrastante tra sinistra e sionismo. Un legame che si salda specialmente dopo il periodo del nazismo/fascismo, ma che poi inizia a crollare durante la guerra dei sei giorni, dove Israele era sostenuta dagli Stati Uniti e i paesi arabi dall’Unione sovietica. Fassino ha ammesso che oggi nella sinistra persiste una visione “anti Israele”, ma che questa appartiene ad una piccola minoranza.
Herzl sicuramente non immaginava tutte le difficoltà che Israele avrebbe trovato sul suo cammino una volta creato lo Stato ebraico, ma oggi ci dà grande forza poter parlare e leggere di un uomo che ha sottolineato l’importanza del senso di appartenenza e che non ha avuto paura di opporsi come meglio poteva all’antisemitismo.
Un anno e mezzo fa il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affermato che “l’antisionismo è una forma di antisemitismo”. Questa importante biografia di Teodoro Herzl servirà, secondo il giudizio di tutti gli intervenuti, a ricordare quanto resta attuale e importante il messaggio del profeta del sionismo.

Loren Raccah
 
 
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Continua l’“ammuinna” intorno a Gaza. Dai giornali di oggi (L’Osservatore romano, Ugo Tramballi sul Sole ecc.) apprendiamo che Hamas avrebbe proclamato una tregua di 24 ore (ma forse sono 48), e che però continua e sparare i suoi missili; che questa tregua sarebbe stata chiesta dall’Egitto (il quale però smentisce), per evitare l’operazione israeliana in profondità nella Striscia, che forse ci sarà e forse no. Israele ha convocato gli ambasciatori e sta svolgendo un’azione diplomatica all’Onu per spiegare che la situazione è intollerabile; e però è chiaro che un’impresa militare nella Striscia non sembra una buona idea a Barak, ministro della difesa che deve pensare anche alle sorti declinanti del suo partito. Hamas (in un’intervista all’Unità) minaccia che una spedizione sarebbe come la guerra del Libano e che ha già pronti i kamikaze per colpire dentro il territorio israeliano (così anche Michele Giorgio sul Manifesto, e Repubblica). La Siria si dice pronta a colloqui diretti con Israele e sarebbe la prima volta da tempo (Francesca Paci sulla Stampa) e però lancia un appello a favore di Hamas. Appello prontamente raccolto dal Pais che proclama l’urgenza di “salvare Gaza” dove addirittura il settanta per cento della gente soffrirebbe di “grave fame” – il che non solo è falso ma è un’invenzione molto al di là di qualunque sparata propagandistica finora prodotta dal fertile ufficio disinformazione di Hamas. Alle voci che chiedono il riconoscimento dei terroristi si unisce quel patriarca Sabbah (intervista a E-Polis) che se non ricordiamo male era stato licenziato dal Vatricano per essersi fatto scoprire con un carico d’armi “per la resistenza” nel baule della sua  macchina protetta dalla targa diplomatica.
Insomma, l’impressione è quella di vedere soprattutto gesti propagandistici, senza contenuto reale. Il gioco può farsi immediatamente molto serio, ma per il momento sembra che tutti attendano qualcosa: Obama, le elezioni, la scadenza di Abu Abbas, un gesto del nemico. E’ probabile che la cronaca dal Medio Oriente vada avanti così per un po’, fra piccoli colpi di scena annunciati e una situazione sostanzialmente impantanata.
Nel frattempo troviamo sulla rassegna parecchia documentazione interessante. Sul Giornale Fiamma Nirenstein ci spiega da Betlemme perché i cristiani sono in via d’estinzione nei territori palestinesi, come in tutto il resto del mondo arabo: una trama continua di violenza, prepotenze, intimidazioni li spinge prima al silenzio e poi alla fuga.
Liberal pubblica qualche brano del nuovo libro di Emanuele Ottolenghi, dedicato al pericolo iraniano: sono pagine dure e molto pessimiste, che ammoniscono a quel che potrebbe succedere se lo stato degli ayatollah fosse lasciato libero di concludere il suo armamento atomico: una strage spaventosa, descritta nei dettagli.
Da leggere due articoli interessanti sull’arte e il mondo ebraico contemporaneo: quello del Corriere della sera dedicato alla mostra di Roma sugli artisti israeliani contemporanei e quello dello Herald Tribune, sul difficile recupero delle opere razziate dai nazisti in tutt’Europa e considerate ora dai musei tedeschi fiori all’occhiello del loro patrimonio.
Va letto certamente come un documento rilevante l’articolo di Rossana Rossanda sul Manifesto, che pure non ci riguarda se non molto marginalmente: ne emerge una monumentale nostalgia per il Pci dei tempi di Togliatti (e di Stalin) “che era davvero democratico”, “molto più dell’attuale partito democratico”. Peccato solo che sia stato sconfitto dall’ondata “ultraliberista” “alla fine degli anni Sessanta” (!). Da allora il declino non finisce più, nella mente di Rossanda. Ogni tanto ci si chiede perché a sinistra molti si alleino con le forze clericali più bieche dell’Islam: Rossanda non ne parla, ma è chiaro che la nostalgia per la guerra fredda e l’odio per l’”ultraliberismo” è tale da giustificare le peggiori frequentazioni. Per esempio quella col terrorismo italiano delle Brigate Rosse e compagni, sostanzialmente assolto dalla grande nonna dell’ultrasinistra attuale. Ed è curioso che l’eroe storico di questo articolo sia quel Sergio Luzzatto, articolista del Corriere, che abbiamo visto all’opera nel caso Toaff (e che qui è giustamente accostato al capifila degli intellettuali nemici di Israele che è D’Orsi). Quando si ragiona su questi ambienti e sul loro antisionismo bisogna capire che il retroterra intellettuale è questo. Peccato che la loro influenza si estenda molto al di là del loro minimo peso politico (e se per quello anche del loro grandemente mitizzato livello intellettuale)

Ugo Volli

 
 
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Tipzi Livni invitata dal Presidente egiziano Mubarak al Cairo    
Gerusalemme, 22 dic -
La leader di Kadima è stata invitata al Cairo dal presidente egiziano Hosni Mubarak, per discutere della situazione che si è venuta a creare nella Striscia di Gaza, con la fine della tregua tra Hamas e Israele. L'incontro è previsto per giovedì 25 dicembre. La notizia è stata fornita da un comunicato israeliano che ha precisato come la Livni discuterà degli eventi legati al sud di Israele e di altri argomenti, senza fornire ulteriori dettagli in merito.

I negoziati diretti Siria - Israele
Damasco, 22 dic -
"Se avranno successo i colloqui indiretti, riusciremo a portare a termine anche i negoziati diretti, e la pace sarà una conseguenza naturale” – lo ha affermato oggi a Damasco il presidente siriano Bashar al-Assad, nel corso di una conferenza stampa congiunta col suo collega croato Stipe Mesic.
Condizione necessaria perché i colloqui con Israele vadano a buon fine, secondo l'opinione di Assad, è  che vengano applicate le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, le quali invocano il ritiro israeliano dai territori arabi occupati, tra cui le alture siriane del Golan.
Dopo quattro riunioni di colloqui indiretti svoltesi in Turchia fino ad agosto scorso, la delegazione siriana ha presentato ai rappresentati israeliani, attraverso i mediatori di Ankara, un documento in cui si chiede a Tel Aviv di impegnarsi a ritirarsi dalle Alture. La Siria, hanno riferito nei giorni scorsi fonti vicino ai negoziatori, attende ancora una risposta in merito da Israele, dove il prossimo 20 febbraio si svolgeranno le elezioni legislative per decidere chi sarà il successore del premier uscente Ehud Olmert. 
 
 
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