
Rassegna stampa
Bibi predomina
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Cancellare il ricordo di Amalèq

Agitare le raganelle o produrre altri suoni per coprire il nome di Amàn quando viene letta la Meghillà, può apparire infantile; per alcuni è anche peggio, un atto primitivo. Eppure estirpare il male è necessario, va ricordato ciò che Amalèq ci ha fatto e va cancellato il suo ricordo. En passant, osserviamo che “estirpare il male da in mezzo a te” è un’espressione ricorrente nella Torà. Le nostre fonti insistono sul fatto che il popolo ebraico debba essere pietoso e caritatevole: si pensi ad esempio all’elogio di “coloro che pur essendo stati offesi non offendono”, e all’insegnamento dei Maestri secondo i quali “timidi, misericordiosi e caritatevoli” sono i tratti caratteristici dell’ebreo (che ciò non corrisponda allo stereotipo dell’israeliano moderno è questione a parte).
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L'unicità della Shoah

Sempre più spesso il termine “Shoah” (o “Olocausto”) oggi viene usato per definire tragici accadimenti, oppure per valorizzare impropriamente una ipotetica classifica tra i numerosi orrori che hanno colpito e colpiscono l’umanità. È dietro a questi improbabili paragoni che spesso si annidano contemporanee forme di antisemitismo. È per questo che non ci stancheremo mai di chiarire e ricordare alcuni punti.
La Shoah rappresenta la messa in opera, nella moderna Europa, di un gigantesco sistema politico, economico, industriale, al servizio di un solo obiettivo: lo sterminio del popolo ebraico.
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Il futuro di Israele

Terza tornata di elezioni in Israele. Trascorso l’entusiasmo per il passato, infruttuose le dispute sul presente, sono d’obbligo risposte spietate agli interrogativi sul futuro, con il pensiero al destino dei figli. Non si esce dallo stallo se non si spersonalizza la politica.
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Gramsci era sionista (o avrebbe potuto esserlo)

Un recente libro curato da Vincenzo Pinto (Egemonia Nazionale Gramsci, Medem e la questione ebraica nel Novecento, Belforte, Livorno, 2019) fornisce preziosi contributi sull’attualità del Bund (contiene scritti di Vladimir Medem, di Vincenzo Pinto, Giuliana Castellari e Chiara Osta), un palese ossimoro se lo si considerasse per quello che è, un reperto archeologico della politica ebraica, nondimeno assurto di recente in Italia ad ingiustificata gloria.
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Contagio, numeri e persone

Tempo di epidemia, tempo di contagio, tempo di timore sospetto e sospensione. Ritmi di vita e di attività interrotti, esistenze sospese nel vuoto aspettando l’uscita dal tunnel e la ripresa della normalità. In questi giorni procediamo immersi in un clima surreale e fuori di ogni possibile progettualità, abituati invece a un mondo che vive programmando le banalità più ovvie.
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La pestilenza iraniana

L’Iran, paese dittatoriale che tace l’espansione del COVID-19 nel proprio paese (come la Cina ha fatto negli ultimi mesi del 2019), collabora da anni con il regime di Assad e l’ultima escalation nella provincia siriana di Idlib non può che favorire l’ampliamento della fascia di contagio. Non aiuta l’accordo tra Putin e Rouhani, non viene favorita l’Europa con le nuove aperture frontaliere di Erdogan.
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