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 5 Febbraio 2018 - 20 Shevat 5778


alef/tav
Su Pagine Ebraiche 24, la Newsletter quotidiana di metà giornata, oggi i pensieri di Paolo Sciunnach e di Anna Foa. Nella sezione pilpul una riflessione di Daniela Fubini.
 
 
 
Segre, l'impegno da senatrice:
"Nelle scuole contro l'odio"
“Esiste ancora un ventre molle del paese contaminato da fascismo e razzismo?” È una delle domande che vengono poste da Repubblica a Liliana Segre, anche in relazione ai fatti di Macerata. Risponde la Testimone della Shoah, neo senatrice a vita: ”È sempre esistito. Solo che nel dopoguerra ci si vergognava di tirarlo fuori. Il lutto e la disperazione provocati dai totalitarismi creavano una sorta di pudore intorno a certe tendenze, liquidate come oscene. Il tempo ha cancellato la memoria delle tragedie. Ed ecco ora riaffacciarsi violentemente queste pulsioni razziste e xenofobe”. Aggiunge poi Segre: “Contro la xenofobia non credo tanto nell’efficacia delle leggi, ma nel potere dell’educazione. Quello di cui mi farò carico sarà un progetto perla scuola. Classe per classe, testa per testa. I giovani devono conoscere quello che è realmente accaduto: è l’unico modo per porre un argine alla violenza presente e futura. Avverto questa urgenza da senatrice ma anche da nonna”.

Abu Mazen tenta "il tutto per tutto". Tagliare ogni rapporto con Israele, anche sulla sicurezza e le finanze. E farsi riconoscere come Stato indipendente dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Questi, scrive La Stampa, gli obiettivi cui sta lavorando Abu Mazen. “Anche se al Palazzo di Vetro sono destinati a scontrarsi con il veto degli Stati Uniti, il documento emerso nella notte fra sabato e domenica, in una riunione tesa e interminabile del Comitato esecutivo dell’Olp – si legge – mostra la volontà di ‘bruciarsi i vascelli alle spalle’ e tentare il tutto per tutto”.

Teheran: "L'Europa tuteli l'accordo". Sostiene il viceministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi in una intervista con Repubblica, che si apre con sul sempre più vacillante accordo nucleare: “Il problema non è come salvare l’accordo a Washington ma come salvarlo a Teheran. Per gli europei, l’accordo sul nucleare è un successo perché l’Iran rispetta scrupolosamente gli impegni presi: possono considerarlo un grande risultato della loro politica estera. Se sono interessati a salvaguardarlo devono metterci tutto il loro impegno”. Per l’Iran, secondo il viceministro, l’accordo non sarebbe invece un successo. “L’Iran non ha tratto pieno beneficio dalla cancellazione delle sanzioni, le sanzioni sono state tolte ma gli Stati Uniti – afferma – non permettono alla business community di lavorare con l’Iran”.

“Non credete al Duce del Mediterraneo”: è l’appello su Repubblica di Can Dundar, giornalista turco costretto a lasciare il paese per via della repressione condotta da Erdogan (che oggi incontra Bergoglio, Mattarella e Gentiloni). Scrive il giornalista nella sua lettera aperta all’Italia: “Noi non vogliamo vedere la Turchia come il combattente islamico del Medio Oriente, ma come una parte egualitaria della grande famiglia della civilizzazione e lottiamo per questo. L’Italia sin dall’inizio è stata una forte sostenitrice dell’entrata della Turchia in Europa. Oggi il commercio e gli accordi sulle armi, l’alleanza Nato, il dialogo interreligioso, le restrizioni dei rifugiati prendono il posto di quella unione trasformatasi in un sogno lontano”.

Il passo falso e il passo indietro. Fa discutere l’endorsement di Rafi Eitan, ex agente del Mossad ed ex ministro israeliano, agli estremisti tedeschi di Afd: “La nuova generazione musulmana è fortemente influenzata dall’imperialismo islamico. Dove ci sono molti musulmani esiste un rischio di attacchi e terrorismo, in tutta Europa. Bisogna chiudere i confini ai musulmani il prima possibile”. Immediata la condanna dell’ambasciatore israeliano in Germania, riporta Repubblica. Eitan prima ha giustificato le sue dichiarazioni, poi ha parzialmente rettificato: “Pensavo il mio pensiero fosse corretto, ma viste le reazioni faccio un passo indietro”.

"Start up, vi spiego perché funzionano". Sull’inserto economico del Corriere un’intervista con Yossi Vardi, padre del “miracolo start up” di Israele. Afferma Vardi: “Abbiamo un sistema educativo che funziona, tecnologie militari e di intelligence all’avanguardia che si riversano nella società civile, uno Stato che finanzia la ricerca come nessun altro al mondo”.

CasaPound e la scritta sul monte Giano. “Rimettere gli alberi è anche un atto simbolico. Vogliamo che l’Italia, e il Lazio con lei, torni a essere quello che era una volta: un paese coraggioso e capace di opere straordinarie, come fu quella scritta realizzata durante il fascismo”. Così CasaPound, al termine del lavoro di ripristino di parte della gigantesca scritta ‘Dux’ sul monte Giano andata in fumo lo scorso agosto dopo un incendio (Repubblica Roma).

È un caso la candidatura, con Civica popolare della Lorenzin, dell’ex assessore al Bilancio del Comune di Orvieto Massimo Gnagnarini, che a novembre fa fu costretto a dimettersi dopo essersi così espresso su un gruppo di nomadi: “Ci aveva provato anche zio Adolf a prendere qualche rimedio, politicamente scorrettissimo, ma non è riuscito neanche a lui” (Corriere, tra gli altri).

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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