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28 settembre 2012 - 12 Tishrì 5773
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alef/tav
rav arbib
Alfonso
Arbib,
rabbino capo
di Milano 
 

 


"Quando invocherò il nome di Dio date grandezza al nostro Dio". Da questo verso della parashà di Haazìnu i Chakhamìm deducono l'obbligo della benedizione che deve precedere lo studio della Torah. Il Ramban, commentando questo verso, dice che tutta la Torah è una rielaborazione dei nomi di Dio. Parliamo spesso di cultura ebraica, dobbiamo però ricordarci che per la tradizione ebraica la Torah è molto di più. Ogni sua parola contiene il nome di Dio.

Laura
Quercioli Mincer,
 slavista



laura quercioli mincer

"L'essere umano possiede tre nomi: il primo è quello che gli hanno dato i genitori, il secondo è quello con cui lo chiama il mondo, e il terzo quello che si procura con le sue azioni". (Kohelet rabbà)
 

davar
Qui Torino - Le strade del Dybbuk e della spiritualità
Torino Spiritualità, alla sua ottava edizione, ha dimostrato ancora una volta come un festival dedicato alla riflessione su grandi temi che mettono al centro lo spirito in tutte le sue possibili declinazioni possa avere un grande successo di pubblico. Il tema di quest’anno, La sapienza del sorriso, è accattivante e l’ideatrice e direttrice della manifestazione Antonella Parigi ha dichiarato: “Abbiamo scelto questo argomento perché ci è sembrata quasi una necessità di fronte al presente che viviamo. In tempi di crisi serve avere la capacità di trovare nuove strade per rilanciare un'idea del mondo differente. Torino Spiritualità può essere anche questo: il luogo dove discutere del nostro futuro". Ed effettivamente, edizione dopo edizione Torino Spiritualità ha mostrato di saper rinnovare un dialogo sincero con il pubblico grazie al confronto tra coscienze, all’incrocio di fedi, allo scambio tra idee, culture e religioni provenienti da ogni parte del mondo. Il ricchissimo programma della manifestazione (un centinaio di incontri in cinque giorni, suddivisi in molte sedi, tra cui il Circolo dei Lettori, che coordina il festival) è suddiviso in varie aree tematiche, fra cui compare il ciclo ideato e curato da Sarah Kaminski dal titolo Le strade del Dybbuk, a cui sono collegati incontri, lezioni, spettacoli, proiezioni cinematografiche e laboratori teatrali. Il Dybbuk diventa il simbolo di un percorso di conoscenza della cultura e della tradizione ebraica a contatto prima con l’Europa centro orientale e in seguito con il restante mondo occidentale. Partendo dall’opera teatrale di An-Ski il percorso si snoda fino ai giorni nostri, prestando attenzione sia alle vecchie e nuove espressioni artistiche che allo studio della tradizione ebraica, della simbologia e degli elementi mistici ed esoterici contenuti nel Dybbuk. Sulla leggenda dell'anima che non trovando pace entra nel corpo di un vivo, il Dybbuk appunto, Sholem An-Ski ha costruito il dramma d'amore di un giovane che dopo la morte entra nel corpo della sua amata. La leggenda del Dybbuk fa parte della tradizione dell'ebraismo dell'Europa Orientale e il dramma fu scritto in yiddish nel 1918, per venire poi rappresentato a partire dal 1920 riscuotendo un enorme successo in tutto il mondo. Per fare qualche esempio nel 1929 fu portato a Torino dal Teatro Habima, nel 1936 fu rappresentato alla Scala di Milano e negli anni '70 Leonard Bernstein lo trasformò in balletto.
Dopo l’avvio di un laboratorio teatrale interdisciplinare presso l’Università di Torino, il primo appuntamento dedicato al Dybbuk è consistito nella proiezione di una copia  - restaurata dal National Center for Jewish Film della Brandeis University - di Der Dibuk di Michal Waszynski, il film del 1937 considerato un classico del cinema yiddish e uno dei dieci film più importanti sull’ebraismo. Nella stessa serata è anche andato in scena Storia d’amore di un Dybbuk , lo spettacolo tratto da Marina Bassani da Il Dybbuk di An-Ski e liberamente ispirato anche a Bruce Myers e Michal Waszynski.
Nella prestigiosa sede del Circolo dei Lettori ha poi avuto luogo l’incontro Dybbuk, il demone della lirica con Gilberto Bosco (che da molti anni unisce il lavoro di musicista, compositore e insegnante di composizione al Conservatorio di Torino allo studio di problemi della tradizione e della storia ebraica) e Giorgio Pugliaro (docente di Storia della Musica al conservatorio di Cuneo) che hanno raccontato al foltissimo pubblico intervenuto la genesi dell’opera lirica che il compositore Lodovico Rocca scrisse a Torino tra le due guerre ispirandosi dal testo di An-Ski, una critica alla concezione operistica italiana dominante in quegli anni.
Più tardi la stessa Sarah Kaminski ha introdotto rav Boaz Pash, rabbino capo della comunità ebraica di Cracovia, che ha affascinato e intrattenuto il pubblico per quasi due ore spiegando cosa sia un dybbuk, e approfondendone il significato grazie ai molteplici riferimenti alla letteratura cabalistica. Fra una storia e una battuta, stimolato dalle domande del pubblico e supportato dagli interventi della professoressa Kaminski, rav Pash ha ragionato sul rapporto fra corpo e mente e fra i diversi significati attribuiti alla parola neshamà, che in ebraico non significa semplicemente anima. Lo stesso rav Boaz Pash è poi intervenuto ad una serata organizzata al centro sociale della comunità ebraica di Torino, che è iniziata con una lezione su Sukkot, la Festa delle capanne tenuta da rav Alberto Somekh. Anche in questa occasione il pubblico è stato numeroso e dopo aver fatto una lunga coda all’ingresso ha riempito la sala per ascoltare prima rav Somekh e poi rav Pash, questa volta presente nel suo ruolo di cantore della sinagoga di Cracovia.
Questa mattina, di nuovo al Circolo dei lettori, l’incontro Posseduti ed esorcisti nel mondo ebraico con Yoram Bilu (docente di antropologia e psicologia alla Hebrew University di Gerusalemme e autore di numerosi testi su argomenti che spaziano dalla salute mentale al messianesimo) che, insieme ad Andrea Poma (docente di Filosofia Morale e direttore di un Master in Bioetia e Etica applicata presso l’Università di Torino) ha illustrato il fenomeno della possessione nella letteratura e nella mistica ebraica per poi ripercorrere le storie del Dybbuk dalla Russia zarista alla Ferrara degli Estensi.
Nel pomeriggio, al Goethe Institut, Le strade del Dybbuk continueranno con Il Dybbuk fra tre mondi, presentazione di nuove edizioni e traduzioni dei testi in ebraico, yiddish e russo, raccontate dai curatori. La comparazione dei tre originali riuniti per la prima volta nello stesso progetto editoriale permetterà di cogliere l'evoluzione del testo, le scelte di An-ski e le diverse tipologie degli influssi che hanno pesato in vario modo sulla formazione e sulla storia del dramma. Il percorso proseguirà anche nel fine settimana, con uno stage di teatro a cura di Marina Bassani per poi chiudersi a fine ottobre, con una rassegna teatrale e cinematografica curata dagli studenti partecipanti al laboratorio teatrale con cui le strade del Dybbuk hanno iniziato un percorso lungo più di un mese.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

Qui Firenze - La Comunità festeggia due centenari
La Comunità ebraica di Firenze si appresta a festeggiare uno straordinario traguardo raggiunto in questi giorni da due suoi iscritti: un secolo di vita. Ad entrare nel ristretto circolo dei centenari il cavalier Ugo Jona, ex partigiano noto anche per l'impegno di Memoria profuso a partire dal primo dopoguerra, e il dottor Elio Levi, storico moel (circoncisore) della Comunità. Due figure molto amate cui saranno resi i meritati onori domani mattina al termine della funzione di Shabbat in sinagoga con un kiddush che avrà luogo in Sala Servi. "Il cavaliere Jona e il dottor Levi - spiega Guidobaldo Passigli, presidente della Comunità ebraica - sono due persone 'di famiglia' che hanno segnato fortemente i loro anni e verso cui nutriamo tutti un sentimento di riconoscenza per gli alti insegnamenti e valori che ci hanno voluto trasmettere. Poterli festeggiare insieme è un privilegio che non capita certo tutti i giorni".

pilpul
Marzo 1934
Anna SegreTra le attività dedicate al Dybbuk ieri e oggi nell’ambito di Torino Spiritualità è stata ricordata l’opera lirica “Il Dybbuk” che il torinese Lodovico Rocca ha composto (con libretto di Renato Simoni tratto dal testo teatrale di An-ski) e che è andata in scena per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano nel marzo 1934. Che in un contesto così prestigioso sia stata presentata un’opera tratta dal testo di un ebreo, che non solo parla di ebrei ma è profondamente radicata nella cultura ebraica, potrebbe sembrare (se non sapessimo che le cose poi sono andate ben diversamente) un positivo sintomo di interesse dell’Italia degli anni ’30 per l’ebraismo. Eppure proprio in quel mese si verificavano alcuni eventi inquietanti. L’11 marzo 1934 a Ponte Tresa, al confine con la Svizzera, viene arrestato un giovane ebreo torinese, Sion Segre Amar, che sta introducendo in Italia a bordo della sua macchina riviste e volantini di Giustizia e Libertà. Per caso, ha in tasca una circolare di un gruppo giovanile ebraico, Onegh Shabbat, che svolgeva attività ricreative e culturali. Nel giro di due giorni trentanove torinesi sono arrestati, molti dei quali sulla base della lista di nomi contenuta nel volantino. Per la maggior parte saranno rilasciati quasi subito, ma quindici, una decina dei quali ebrei o di origine ebraica, sono ancora in prigione alla fine di marzo, quando la notizia è divulgata: 'Arresti di ebrei antifascisti' è il titolo che si può leggere il 31 marzo sulla prima pagina del quotidiano La Stampa; segue il racconto dettagliato dei fatti con tanto di nomi e cognomi degli arrestati. Si scatena una pesante campagna antisemita; era la sera di Pesach, e Il Tevere titolava, con tono canzonatorio, “L’anno prossimo a Gerusalemme, quest’anno al Tribunale Speciale”. Siamo abituati a considerare quei fatti (narrati con grande efficacia in molte pagine autobiografiche dello stesso Sion Segre Amar) come un segnale di pericolo che molti ebrei di allora non seppero cogliere. Come dobbiamo interpretare la singolare coincidenza con il Dybbuk alla Scala? Un monito per noi oggi? Un invito a diffidare dell’interesse per gli ebrei e per l’ebraismo? O forse la messa in scena del Dybbuk è stata un caso, un’eccezione che non dimostra nulla? O invece rappresenta un barlume di speranza, il fragile sintomo di un legame mai spezzato (tra cultura italiana ed ebraismo) che sarebbe tornato a rinsaldarsi dopo la parentesi delle leggi razziste e della Shoah? Nella mia incompetenza non saprei dire quale sia la risposta giusta, ma certamente la terza mi sembra la più simpatica: vorrebbe dire che la diffusione di una maggiore conoscenza di ebrei ed ebraismo, anche se talvolta appare inutile nell’immediato, potrà dare i suoi frutti nel futuro.

Anna Segre, insegnante

notizieflash   rassegna stampa
Israele - Nuovi aumenti
per i generi alimentari
  Leggi la rassegna

Osem, la più grande industria alimentare israeliana, ha annunciato che a partire dal primo novembre i prezzi dei suoi prodotti aumenteranno in media del 4,8 per cento, a causa dell’incremento del costo delle materie prime. I prezzi dei generi alimentari furono una delle cause della protesta sociale che portò decine di migliaia di persone in strada nelle città israeliane nell’estate 2011.
 

“Giustizia per i rifugiati”. Questo il titolo di una conferenza organizzata dalla delegazione israeliana alle Nazioni Unite insieme al viceministro degli Esteri Danny Ayalon, per chiedere il ripristino dei diritti degli oltre 800 mila ebrei costretti a lasciare i paesi arabi dal 1948 in avanti, di cui dà conto Paolo Salom sul Corriere della Sera.






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