Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       30 Giugno 2020 - 8 Tamuz 5780
L'INIZIATIVA DELLA FONDAZIONE CARITRO A TRENTO 

Il Simonino e l'invenzione del colpevole:
un nuovo tassello per la consapevolezza

Trento, 23 marzo 1475. Simone, un bambino cristiano di circa due anni, scompare misteriosamente tra i vicoli della città. Il giorno di Pasqua il suo corpo senza vita viene ritrovato nei pressi dell’abitazione di un esponente della comunità ebraica locale. Ritenuti responsabili del rapimento e del suo omicidio, gli ebrei sono incarcerati, processati e, sulla base di confessioni estorte con la tortura, condannati a morte. Il piccolo Simone (detto “Il Simonino”), dichiarato vittima di un omicidio rituale, diventa l’oggetto di una venerazione intrisa di viscerale antisemitismo che avrà fine soltanto nel 1965. A raccontare questa vicenda e come le autorità ecclesiastiche soffiarono per secoli sull’odio antiebraico è la mostra “L’invenzione del colpevole: il caso del Simonino da Trento, dalla propaganda alla storia”, ospitata fino al prossimo 15 settembre al Museo Diocesano Tridentino.

Un’iniziativa di storica importanza, anche per il contesto in cui è maturata, sulla quale più volte ci siamo soffermati in questi mesi. Nelle scorse ore un nuovo tassello si aggiunge a questo processo di riscoperta e presa di coscienza: la concessione in comodato al Museo di un rilievo ligneo cinquecentesco emblematico di come il mondo cristiano di allora guardò a questa vicenda, acquistato dalla Fondazione Caritro e messo a disposizione della collettività per nove anni. 

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UN IMPORTANTE SAGGIO DELLO STORICO ULRICH WYRWA

L'antisemitismo e la stampa cattolica:
i casi di Mantova, Milano e Venezia

La mostra sul Simonino in corso a Trento ha il merito, tra i tanti, di ricordare il pessimo servizio reso all’umanità da un certo tipo di propaganda antiebraica. E soprattutto di affrontare, senza sconti, le responsabilità della Chiesa non solo nel lontano passato medievale ma anche in tempi più ravvicinati. Si tratta infatti di una vicenda caratterizzata da ombre fino a oltre la metà del Novecento. Fin quando cioè le grandi trasformazioni in seno alla Chiesa stessa testimoniate dal Concilio Vaticano II e l’iniziativa di alcuni singoli permisero di mettere in soffitta un culto macabro e basato sulla menzogna.
La storia di questo culto è emblematica. Ma Trento non fu certo l’unico luogo in cui, fino a non molti anni fa, l’antisemitismo di matrice cattolica potè prosperare in un contesto di significativa legittimazione. Lo ricorda il saggio Come si crea l’antisemitismo, appena pubblicato dalla casa editrice Giuntina. Opera dello storico tedesco Ulrich Wyrwa, il libro si sofferma su tre realtà locali (Mantova, Milano e Venezia) e su come agì in quel contesto la stampa clericale a cavallo tra Otto e Novecento. 

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PAGINE DI STORIA CON GIACOMO TODESCHINI

Gli stereotipi e l'economia da ripensare 

Gli stereotipi economici antisemiti (l’ebreo usuraio, banchiere, stregone della finanza) rappresentano dei miti che hanno avuto ricadute dirompenti sulla storia europea – con secoli di persecuzioni – così come sulla stessa organizzazione dell’economia. Hanno permesso la costruzione artificiosa di un nemico a cui attribuire ogni responsabilità per eventuali distorsioni del sistema economico. In particolare i lavori di due studiose come Julie Mell – The Myth of the Medieval Jewish Moneylender – e Francesca Trivellato – The Promise and Peril of Credit: What a Forgotten Legend about Jews and Finance Tells Us about the Making of European Commercial Society (che sarà pubblicato in Italia da Laterza) – aiutano a capire quanto siano profonde le radici di questi artifici e come siano stati utilizzati come armi dalla maggioranza, in particolare cristiana, nel corso dei secoli. Per questo, racconta lo storico Giacomo Todeschini nell’ultima puntata della rubrica “pagine di storia”, è importante leggerli: ci aprono gli occhi su come delle falsificazioni abbiano portato a modificare la realtà stessa.

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UN PRIMO BILANCIO DELL'IMPEGNO CONTRO L'ODIO 

Da Corbyn a Starmer, la svolta del Labour

“Ho avuto molto da dire sull’antisemitismo nelle mie prime settimane da leader del Partito laburista, e giustamente. È stato molto importante per me rendere pubbliche le mie scuse per il fallimento del Partito laburista nell’affrontare l’antisemitismo e nel costruire ponti con i leader delle comunità ebraiche. Ho chiesto loro di lavorare con me”.
Così il leader laburista Keir Starmer al Jewish Chronicle, in una recente intervista in cui ha ribadito la promessa fatta nel suo primo intervento pubblico: “Sradicherò l’antisemitismo dal partito”. Il 57enne, ex procuratore capo della Corona, in queste settimane sta guadagnando consensi e ha già iniziato a fare pulizia all’interno del Labour. 

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L'INTERVISTA CON L'INTELLETTUALE E ATTIVISTA KONSTANTY GEBERT

"La Polonia spaccata tra rabbia e odio,
bisogna recuperare la lezione dell'89"

“La mia etica si fonda su questo principio: chi ha visto il 1989 ha perso per sempre il diritto ad essere pessimista. Il comunismo che sparisce senza spargere una goccia di sangue... se questo è stato possibile, allora i problemi della Polonia del 2020 sono veramente minori”. Parte da questa considerazione Konstanty Gebert, giornalista, intellettuale, membro della comunità ebraica polacca e noto dissidente negli anni del regime comunista, per spiegare la sua visione sulla Polonia di oggi. Un paese spaccato, sottolinea Gebert, parlando con Pagine Ebraiche all’indomani del risultato del primo turno delle elezioni polacche.

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LA NOTA DELLA COMUNITÀ DI ROMA 

"Difendere l'Intifada significa difendere il terrorismo"

“Questi terroristi sono criminali responsabili di attentati che hanno massacrato civili, donne e bambini. La strategia dell’intifada palestinese è stata quella di uccidere i civili inermi solo perché ebrei e israeliani. Difendere l’intifada significa difendere il terrorismo”.
Lo sottolinea in una nota la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello in reazione ad alcune sconcertanti dichiarazioni del presidente della locale sezione dell’Anpi che, in una manifestazione svoltasi negli scorsi giorni, ha chiesto la liberazione dei leader dell’intifada.

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Rassegna stampa

L'Italia e la crisi 
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Basta un clic 
Da qualche mese a questa parte non ci stringiamo più la mano. Abbiamo faticato non poco ad abituarci alla novità. All’inizio, ci siamo resi ridicoli a noi stessi e agli altri tentando di sostituire il gesto di affabilità con lo struscio del gomito. Poi, ci abbiamo rinunciato. Ora la sostituzione avviene attraverso la diversa calibrazione dello sguardo, cui cerchiamo di dare il giusto significato a seconda della persona che incrociamo.
Dario Calimani
Ascarelli e il diritto ebraico
Sono passati quasi due anni da un lavoro di Tommaso Gazzolo (Una doppia appartenenza. Tullio Ascarelli e la legge come interpretazione, Imago Iuris, collana diretta da Luigi Garofalo, Pacini Editore, Pisa, 2018) che dovrebbe interessare il rabbinato italiano, come ultimo depositario della cultura ebraica in campo giuridico, data la dissolvenza del pensiero ebraico dalla scena giuridica nazionale, quale manifestazione postuma e non codificata degli effetti delle leggi razziste. 
Emanuele Calò
L'assenza di una visione prospettica
Il rinnovato inesauribile razzismo che a più riprese esplode in America e non solo, accanto alla pulsione distruttiva nei confronti della storia e dei suoi documenti: sono due patologie di questi giorni pesanti, che forse è necessario sottoporre a un confronto analitico per capire meglio la situazione in cui siamo immersi.
David Sorani
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