Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       25 Novembre 2019 - 27 Cheshvan 5780
L'INCRIMINAZIONE DEL PREMIER AL CENTRO DEL DIBATTITO

"Nessun complotto contro Netanyahu,
la polizia israeliana fa il suo dovere"

Il dibattito politico in Israele continua ad essere dominato dagli interrogativi sul destino del Primo ministro Benjamin Netanyahu, formalmente incriminato per corruzione, abuso d’ufficio e frode. Nel fine settimana una commissione guidata dal procuratore generale Avichai Mandelblit dovrebbe chiarire alcuni punti importanti: se Netanyahu, dopo il rinvio a giudizio, possa o meno guidare un governo e se debba dimettersi dai suoi molteplici incarichi ministeriali. A chiedere un passo indietro al Premier sono i suoi avversari politici, tra cui all’interno del suo partito – il Likud – il parlamentare Gideon Sa’ar che vorrebbe sfidare Netanyahu in primarie lampo. Il capo del Likud sembra essere disposto ad accettare la sfida, forte del sostegno di molti volti importanti del partito, ma solo dopo che sarà passato il termine di 17 giorni a disposizione della Knesset per evitare nuove elezioni. In questo lasso di tempo infatti, se almeno 61 parlamentari (ovvero la maggioranza della Knesset) di qualsiasi schieramento dovessero trovare un accordo e appoggiare un loro collega, Israele avrebbe un governo e quindi non si tornerebbe alle urne. Un’eventualità quasi impossibile e infatti i partiti si stanno preparando a una nuova campagna elettorale in cui Netanyahu – se dovesse liquidare la pratica Sa’aar – si difenderà dalle accuse di incriminazione, denunciando un complotto ai suoi danni. Lo ha già fatto a poche ore dall’annuncio di Mandelblit e lo stanno facendo in queste ore i ministri che gli hanno espresso sostegno. Un’accusa respinta al mittente dallo stesso Mandelblit così come in queste ore dal capo della polizia Motti Cohen, che ha dato il pieno sostegno agli investigatori che si sono occupati del caso.
LA CONSEGNA DEL PREMIO DEL CENTRO PRIMO LEVI 

Migliaia di genovesi con Liliana Segre
"Senatrice un simbolo di coraggio"

“Oggi non parliamo degli odiatori. Parliamo solo di chi ama”. Così Liliana Segre alle migliaia di genovesi che l’hanno accolta in città per la consegna del riconoscimento internazionale conferito annualmente dal Centro Culturale Primo Levi. Chi dentro Palazzo Ducale, dove si è svolta la cerimonia, e chi davanti al maxischermo allestito in piazza. L’abbraccio di tutta Genova nel giorno in cui la senatrice a vita è diventata anche cittadina onoraria del capoluogo ligure.
Una piazza piena e partecipe. Una risposta corale all’odio, agli insulti, alle minacce con cui è costretta a vivere quotidianamente. “Gli atti violenti, da lei subiti e certamente sofferti, hanno dato origine a una straordinaria reazione positiva nei suoi confronti da parte di una grande parte della opinione pubblica italiana. Ciò – ha detto nel suo intervento Piero Dello Strologo, presidente del Centro e storico animatore del premio – a dimostrazione che tante persone hanno capito che quanto da lei compiuto in questi anni per il nostro Paese ha lasciato un segno duraturo ormai difficile da cancellare”. Per Dello Strologo “mai come quest’anno il premio è andato alla persona che è risultata oggi veramente la più meritevole di riceverlo”.
 
LA GIORNATA DI STUDIO A TORINO 

"Rav Sierra, un Maestro aperto al confronto"

Rappresentanti di istituzioni ebraiche, rabbini, docenti universitari. Molti interventi hanno caratterizzato la giornata di studio organizzata ieri a Torino in ricordo di rav Sergio Yosef Sierra, dal 1960 al 1985 rabbino capo del capoluogo piemontese, nel decennale della scomparsa.
“Oggi ricordiamo un maestro, un rabbino, ma anche un uomo delle istituzioni ebraiche, come presidente dell’Assemblea Rabbinica italiana. Un rabbino moderno che tenne per lunghi anni le cattedre rabbiniche di Bologna prima e di Torino poi. Un rabbino che concepiva la Torah al centro della vita ebraica, ma che era aperto al mondo esterno, alla società in cui la Comunità è inserita” ha sottolineato nel suo intervento il vicepresidente UCEI Giulio Disegni, portando anche i saluti della presidente Noemi Di Segni.
LA CERIMONIA A ROMA 

"No alla violenza sulle donne, messaggio di vita"

Una palma da datteri ha oggi trovato collocazione nella Terrazza del Pincio, uno dei luoghi più simbolici di Roma. L’iniziativa è del Keren Kayemeth Leisrael, in collaborazione con la fondazione Donna Donna Onlus. Una piantumazione “per la vita” e “contro l’indifferenza”. Un messaggio condiviso per dire no alla violenza sulle donne nella giornata internazionale dedicata a questo tema.
GLI EVENTI DEL FESTIVAL NESSIAH

"Antico Aron di Pisa, patrimonio da valorizzare"

Tra i pezzi pregiati della mostra “Tutti i colori dell’Italia ebraica” che è stata protagonista per vari mesi agli Uffizi, l’antico Aron ha-Qodesh della sinagoga di Pisa potrebbe presto confluire in uno spazio museale apposito, adiacente alla stessa sinagoga. Ad annunciarlo il presidente della Comunità ebraica Maurizio Gabbrielli, intervenuto ieri durante un incontro sull’Aron organizzato nell’ambito del festival Nessiah. Al suo fianco la professoressa Dora Liscia Bemporad, l’artefice (con l’ausilio di Federico Prosperi) di questa riscoperta e valorizzazione.


Rassegna stampa

L'emergenza maltempo
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Le carte di Gariwo
Le carte elaborate da Gariwo su sport, ambiente e web, appendici alla Carta della Responsabilità di due anni fa, rappresentano un momento importante di riflessione sui problemi che più stanno emergendo negli ultimi tempi, occupandoci e preoccupandoci. In particolare la Carta sul web e sulla diffusione dell’odio e del razzismo attraverso il web è di grande e bruciante attualità. Essa sottolinea, del web, non solo i gravi rischi ma anche le grandi potenzialità e mette in rilievo come esso, adeguatamente usato, amplifichi e non annulli, come invece spesso si ritiene, le nostre responsabilità. 
Anna Foa
Oltremare -  Filtri
Il corriere mi guarda e strizza gli occhi, nel sole mattutino acciecante del relativo inverno israeliano. Ha ordini precisi, e io senza rendermene conto l’ho messo in difficoltá. L’uomo è più vicino ai sessanta che ai cinquanta, ha un accento vagamente francofono ma lontano lontano, è abbastanza alto e una volta doveva essere biondo. Siamo tutti e due davanti al suo camioncino col motore acceso, il lato aperto che espone al sole tutte le valige che deve distribuire in ogni casa facendo chissà quanti chilometri in una mattinata.
Daniela Fubini
Controvento - Raccontare l'esilio  
“Là dove giace il cuore: note e parole d’esilio” è il titolo del concerto che stiamo organizzando per il Giorno della Memoria, il 23 gennaio, presso l’Auditorium Parco della Musica, promosso dall’UCEI sotto il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Perché l’esilio? Che cosa c’entra con la Shoah? L’idea che mi ha ispirata è che, per chi ebbe la fortuna di sopravvivere fisicamente, ci fu un altro tipo di morte: la perdita della patria, della casa, della lingua madre, dell’identità, dello stato sociale, del lavoro, dei ricordi, dei famigliari, degli amici.
Viviana Kasam
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