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15 febbraio 2012- 22 Shevat 5772
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david sciunnach David
Sciunnach,
rabbino 

“Dalla menzogna tieniti lontano…” (Shemòt 23, 7) Lo Tzaddik Rabbì Menachem Mendel di Kotzk disse una volta ai suoi chassidìm: È detto nei Tehillìm (85, 12): “... la verità germoglierà dalla terra”. Ma dovete sapere che non vi è cosa al mondo che possa crescere, se prima non si seppellisce il seme nel terreno. Così perché germogli la verità è necessario prima seppellire la falsità.

 Dario
 Calimani,
 anglista



Dario Calimani
“In questioni di grande importanza lo stile, non la sincerità, è la cosa essenziale”, ma Oscar Wilde era un doppiogiochista del linguaggio, e conosceva il significato dell’ironia, non intendeva certo invitare al silenzio chi dissentiva. Ma: “Una casa in cui c’è dissenso alla fine verrà distrutta”, ammonisce il Derekh Eretz Zuta (9). Ci sta invitando forse a subire supini il pensiero unico, a scanso di pericoli? Abbiamo disperato bisogno di Maestri.


davar
Israele - Salire a cent'anni
Presi singolarmente, con i loro 95 e 93 anni, non sono certo da Guinness dei primati. Ce ne corre, prima di raggiungere i due olìm (nuovi immigrati) che fecero l’aliyah dall’Ex Unione sovietica negli anni Novanta con un’età dichiarata di 111 anni, o Belle Goldstein, la più anziana immigrata in Israele dagli Stati Uniti che si trasferì nello Stato ebraico a 102 anni nel 1998. Ma se è vero che l’unione fa la forza, Phillip and Dorothy Grossman potrebbero essere la più anziana coppia sposata di olim di sempre e la loro Alyah (ascesa in Israele) è destinata a far parlare. Insieme da 71 anni, contabile in pensione lui e casalinga lei, i Grossman hanno ancora voglia di esplorare nuovi confini, e così, con l’aiuto dell’Agenzia ebraica e del ministero per l’Immigrazione israeliano, hanno deciso di lasciare la loro città, Baltimora, con un biglietto di sola andata, destinazione Gerusalemme. “Amiamo Israele e siamo molto emozionati per la nostra aliyah - hanno dichiarato i Grossman - Siamo felici anche di poter trascorrere più tempo con la nostra famiglia che vive qui”. Una famiglia non da poco, dato il totale di tre figli (uno già in Israele e un altro sul punto di trasferirsi), cinque nipoti, 14 pronipoti e due propronipotini Ad accoglierli all’aeroporto è stato proprio uno dei pronipoti, studente in yeshivah, Yosef Segel, 22 anni, orgogliosissimo dei suoi superbisavoli “Mio nonno è anche bravissimo col computer, non ha un account Facebook, ma lo usa per scrivere lettere”.
“I Grossman sono la prova che non è mai troppo tardi per realizzare un sogno e prendere una decisione così significativa nella propria vita - ha sottolineato Erez Halfon, vice direttore di Nefesh B’Nefesh, organizzazione che si occupa di facilitare l’immigrazione in Israele - Siamo molto felici e auguriamo loro di trascorrere ancora tanti anni di salute e felicità insieme in Israele”.

Rossella Tercatin


Londra 2012 - Il sogno di Sergy 
È ormai iniziato il countdown verso Londra 2012. La trentesima edizione delle Olimpiadi estive, la terza nella capitale inglese (un record destinato a durare a lungo), si prepara con sempre maggiore fermento ad accogliere migliaia di atleti da tutto il mondo per due settimane da consegnare alla storia dello sport. Eppure anche tra chi si è guadagnato sul campo l'iscrizione alle gare a cinque cerchi possono ancora esistere, a cinque mesi dall'accensione della torcia, pesanti incognite sulla propria presenza ai Giochi. Emblematica in questo senso la vicenda dell'israeliano Sergy Rikhter, discreto protagonista internazionale nella disciplina del tiro a segno. Primo atleta di Israele a conquistare il lasciapassare per Londra, Rikhter è però quello con i dubbi più intensi sul suo futuro olimpico. I problemi, neanche a dirlo, sono di natura economica. La partecipazione ha infatti un costo ingente che necessita di uno sponsor o di un autofinanziamento rilevante che, almeno in questo caso, non sembra possibile. Così l'atleta, già più volte medagliato in Coppa del Mondo, si è rivolto alla comunità del web per chiedere una mano. L'obiettivo, attraverso il sito Mimoona, è quello di raccogliere una determinata cifra entro l'inizio di aprile. Solo allora sarà chiaro se a luglio dovrà tenersi pronto per la grande avventura o più mestamente guardare verso altri lidi. Le speranze di riuscita ci sono visto che la prima settimana di promozione sul web è andata oltre le più rosee aspettative grazie anche al singolare tariffario inventato dallo stesso Sergy. Tariffario per il quale, a seconda dell'ammontare del contributo, è previsto l'invio in cambio di lettere di ringraziamento, fotografie, gadget e t-shirt autografate. “Un piccolo contributo per un grande sogno” dice Rikhter. L'ambizione di Olimpia si coltiva anche così.

a.s.

pilpul
Le destre, le riforme
davide assaelDevo dire che mi ha colpito non poco la decisione del partito di estrema destra greco Laos di non votare il pacchetto di riforme imposte da UE, BCE e FMI. Dal momento che tutti conoscono bene il destino cui sarebbe consegnato il Paese in caso di mancato invio di soldi da parte della cosiddetta Troika, mi chiedo quale sia l’obiettivo del leader Georges Karatzaferis. Certo, speculare politicamente sulle disgrazie della gente, ma con quale prospettiva? Non vorrei che queste estreme destre che non si riconoscono nei valori del costituzionalismo europeo (e non c’è un fenomeno speculare dal lato opposto dell’arco politico) cominciassero a parlarsi ed a pianificare opposizioni comuni. Ricordo sempre che Heinz-Christian Strache, probabile Premier austriaco dal 2013, ha riproposto l’idea di un’alleanza interna alle destre xenofobe. Un fenomeno da monitorare con attenzione. Ci sono sondaggi, in Francia, che danno la Le Pen in vantaggio addirittura su Sarkozy.

Davide Assael, ricercatore

Le ragioni dei pessimisti
Francesco LucreziDel libro di Alberto Mayer, Mabruk! Storie di vita e di morte dei kamikaze palestinesi (Aliberti Castelvecchi 2010), e del dibattito ad esso dedicato giovedì scorso, 9 febbraio, presso il Museo Ebraico di Roma, si è già parlato, sulla Newsletter di venerdì. Alle considerazioni svolte nel corso della tavola rotonda, e riportate nella suddetta cronaca, mi sento di dovere aggiungere soltanto una sensazione e una considerazione di fondo, suscitate dalla lettura del volume, appartenenti, la prima, al terreno delle emozioni, la seconda a quello della razionalità.
La sensazione emotiva che il libro suscita nel lettore, purtroppo, è quella di una profonda angoscia. La descrizione analitica del macabro rituale di morte che porta tanti giovani, tante madri, tanti padri, tanti mariti a preparare con meticolosa cura il martirio proprio o dei propri congiunti, ad accettare con serafica indifferenza o con apparente entusiasmo l’idea della morte propria o dei propri parenti, desiderata e procurata per poter così massacrare il numero più alto possibile di ‘nemici’ (quasi sempre civili inermi, vecchi, donne e bambini, colpevoli solo di essere ebrei), non può non gettare nel più profondo sconforto. L’immenso dolore per le vittime si intreccia a una somma di sentimenti, difficilmente decifrabili, rivolti ai responsabili: ripugnanza, orrore, pena, disgusto, incredulità… Che si può provare nei confronti di una bambina destinata, fin dalla nascita, a morire, per dare la morte ad altri? Che si può pensare dei suoi genitori e parenti, della società che le è intorno, che approva questo percorso, ne è orgogliosa o, quanto meno, non proferisce neanche mezza parola di rifiuto, di dissenso, di perplessità?
“Lo shahid – nota Mayer – è… un soggetto normotipo”, le sue azioni non sono collegabili ad alcun tipo di patologia psichica, di percepibile alterazione comportamentale: “l’attentato suicida è il punto di arrivo di un percorso estremamente razionale e articolato, all’interno del quale eventuali patologie paranoidi, psicotiche o narcisistiche non sono rilevanti”. Il gesto della cd. shahada, atto a mietere vite umane, a dilaniare decine di corpi, è preparato, accettato da famiglie normali, dove si va a scuola, si parla di calcio, si fanno i conti per la spesa, si guarda la televisione. Un’assoluta “banalità del male”, che lascia attoniti, ammutoliti, convinti unicamente della totale inadeguatezza delle proprie categorie culturali di fronte a un fenomeno che pare appartenere a una logica assolutamente ‘altra’, oscura, impenetrabile, eppure così terribilmente consequenziale, e funzionante.
La considerazione razionale è l’amara, amarissima constatazione della completa inconsistenza, in siffatto scenario, di qualsiasi prospettiva di soluzione politica del conflitto mediorientale, per il semplice motivo che la radice, la natura di esso non appare, in alcun modo, di tipo politico. Ė vero, come si dice, che qualsiasi contrasto può trovare soluzione, che anche guerre secolari hanno avuto un termine, ma ciò può avvenire, è avvenuto soltanto quando, da una parte e dall’altra, a un certo momento l’ottenebramento ideologico, il furore distruttivo ha ceduto il passo al paziente linguaggio del dialogo, del compromesso, della mediazione: quando al brutale istinto di morte, con la sua cruda semplificazione, si è sostituito l’umile desiderio di normalità, una minima capacità di ascolto, di accettazione, di ripiegamento. L’umiltà, la pazienza della politica, la fiducia nella forza mite, incruenta della parola, della persuasione. Ma quale politica, quale razionalità si può scorgere in genitori che allevano i loro figli per vederli morire, rivolgendo loro le proprie felicitazioni (“mabruk!”, “auguri!”) per l’annunciato “lieto evento”? I kamikaze, è vero, non rappresentano l’intera società palestinese. Ma è altrettanto vero, ripetiamo, che le voci di condanna del fenomeno sono pressoché inesistenti. Tutti i terroristi liberati nello scambio con Gilad Shalit – alcuni dei quali organizzatori di veri e propri eccidi - hanno ricevuto consistenti premi economici non solo da Hamas, ma anche dall’Autorità Palestinese, e ad alcuni di loro lo stesso Presidente, il “moderato” Abu Mazen, ha voluto personalmente porgere il proprio saluto e apprezzamento.
Se le variegate opinioni sui possibili sviluppi del conflitto mediorientale di dividono, fondamentalmente, nei due grandi partiti dei pessimisti e degli ottimisti (o, per lo meno, dei possibilisti), non c’è dubbio sul fatto che il libro di Mayer offra molti argomenti, tanto tristi quanto veri, a uno solo dei due, e nessuno, proprio nessuno, all’altro.

Francesco Lucrezi, storico

ucei
notizieflash   rassegna stampa
Benjamin Netanyahu in visita a Cipro
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Prima visita a Cipro per il premier israeliano Benjamin Netanyahu che da domani sarà sull'isola per un viaggio di lavoro. La prima su quest'isola mediterranea di un capo di governo dello Stato ebraico. Voci sull'interesse di Israele ad avere una presenza aerea sull'isola circolano da tempo e si sono fatte ancora più insistenti dopo un recente incontro a Tel Aviv tra il ministro della Difesa cipriota ed il suo omologo israeliano.
 

Ancora storie di esplosioni "islamiche" in estremo oriente, dopo quelle di ieri in India ed in Georgia, che riportano ad un Iran che si proclama, ovviamente, del tutto estraneo; questa volta, tuttavia, due cittadini iraniani si fanno subito beccare in Thailandia confermando, in tal modo, quanto le autorità israeliane, Barak in primis, stavano dicendo da alcuni giorni. 

Emanuel Segre Amar











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