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15 dicembre 2011 - 19 Kislev 5772
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
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elia richetti Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
 
Nel secondo versetto della Parashà si afferma che "Elle toledòth Ya'aqòv: Yosèf", le vicende di Ya'aqòv sono incentrate su Yosèf. In altre parole: l'esistenza di ognuno è una continua lotta, ma essa ha uno scopo se mira non alla propria tranquillità, bensì a quella delle generazioni future.


Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola


Nel dibattito civile contano le parole dette e anche le parole non dette.

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davar
Qui Ferrara - Il Meis apre con la prima luce di Chanukkah
Saranno tre diverse esposizioni, aperte al pubblico a Ferrara in occasione della prima luce di Chanukkah, il prossimo martedì 20 dicembre alle 16.30, a dare avvio al Museo nazionale dell’ebraismo italiano. Le tre sale espositive della palazzina di via Piangipane, ristrutturata dalla Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell'Emilia-Romagna e dal Comune di Ferrara, il primo luogo fisico che, in attesa della più prestigiosa sede che sorgerà alle sue spalle, racconterà la storia e la cultura dell’ebraismo italiano con mostre, convegni e dibattiti. Sarà un’inaugurazione dai tratti fortemente simbolici, con cui avrà ufficialmente inizio la grande avventura del Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah. Di forza simbolica anche la presenza alla conferenza stampa di oggi di (da sinistra nell’immagine) Massimo Maisto, vicesindaco del Comune di Ferrara, Carla Di Francesco, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Emilia-Romagna, Raffaella Mortara, consigliere d’amministrazione della Fondazione MEIS e curatrice della mostra e Tiziano Tagliani, sindaco del Comune di Ferrara, rappresentanti degli enti che costituiscono la Fondazione a cui sono affidate la progettazione, la programmazione culturale e la gestione del MEIS.
Durante la conferenza stampa, che ha avuto luogo nella splendida Sala degli Arazzi presso il Comune di Ferrara, sono state presentate le tre piccole mostre che saranno ospitate in tre sale della Palazzina, progettate e curate da Raffaella M. Mortara: Versione Beth, E’ arrivato l’ambasciatore e Italia di Luci rappresentano un excursus lungo 22 secoli che testimonia la presenza degli ebrei in Italia e che prende avvio dal significato e dall’importanza della lettera Beth all’interno dell’alfabeto e più in generale della cultura ebraica.
Versione Beth ripercorre la storia degli ebrei in Italia, dal XIV secolo ai giorni nostri. Verranno messe in evidenza le tante forme della lettera beth che vuole, ovviamente, essere un richiamo a Bereshit, il più significativo riferimento a un inizio che il MEIS possa augurarsi; d'altra parte, la beth della Palazzina allude alla versione di prova, la versione betha, che questo spazio rappresenta per il MEIS. E’ arrivato l’ambasciatore testimonia quanto lontani nel tempo siano stati i primi contatti tra gli ebrei e l’Italia (161-162 a.e.c.), e ripercorrendo le vicende di Jehuda ha-Maccabi ricorda Hanukkah. In Italia di luci la ricostruzione virtuale della nostra penisola: si illumineranno via via le città, i borghi e i villaggi in cui gli ebrei hanno vissuto e saranno inoltre esposte le Hannukkiot prestate dalle comunità per la mostra e quelle realizzate dagli alunni e dalle alunne delle varie scuole ebraiche italiane.
E ormai la macchina è lanciata e sappiamo già che il 21 ottobre 2011 è stato presentato il Progetto Preliminare, che nell’Aprile 2012 arriverà il Progetto Definitivo, che sarà seguito a settembre dello stesso anno dal Progetto Esecutivo, necessario per avviare le gare d’appalto e di conseguenza i lavori.
Da Ferrara giunge quindi un segno di speranza e la svolta nel processo di realizzazione di un progetto impegnativo. Ricordiamo qualche data: 17 aprile 2003, con la legge n. 91/2003 viene istituito il Museo Nazionale della Shoah, a Ferrara (e a Roma, presso Villa Torlonia); il 27 settembre 2006 un’altra legge, la n. 296/2006, amplia e modifica la precedente e sancisce la nascita del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS), superando la possibile concorrenza fra Ferrara e Roma ed affidando al MEIS il compito di far conoscere non solo la storia della Shoah ma la storia, il pensiero e la cultura dell’ebraismo italiano; il 23 gennaio 2007 viene costituita la Fondazione MEIS, per gestire, valorizzare, conservare e promuovere il museo. Alla Fondazione partecipano Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Comune di Ferrara, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI). Poi si passa ai fatti più concreti: bisogna trovare una casa per il MEIS, un luogo della memoria che sia organico alla storia della città e che sia contenuto all’interno della Cerchia Muraria di Ferrara. Viene individuata l’area dell’ex-casa circondariale, edificio in disuso da una quindicina d’anni e dichiarato area di interesse culturale nel 2003 (una curiosa coincidenza, tra l’altro: è lo stesso anno della ‘nascita’ del MEIS). Nel 2004 viene attivato un tavolo tecnico per stilare il bando di concorso per la progettazione del museo, una operazione difficile, che impone anche di trovare un equilibrio fra conservazione e trasformazione per recuperare un immobile tutelato, destinato però ad assumere una funzione sociale completamente diversa, passando da spazio chiuso, progettato per non lasciar uscire nessuno (le carceri), a spazio aperto, permeabile nei confronti dell’esterno (il museo). Si arriva così al 23 aprile 2010, quando viene emanato il Bando di Concorso, un bando complesso, che pone la massima attenzione al corpo centrale dell’edificio, che determina l’idea architettonica complessiva. Il team progettuale deve contenere figure molto diverse: un esperto di progettazione di musei multimediali e didattici, uno studioso di cultura ebraica, un esperto di restauro e uno di progettazione sostenibile. Altro vincolo è che l’accesso all’edificio sia affacciato sul lato delle mura in modo da diventare una vera e propria porta di ingresso alla città. Nonostante ciò al bando partecipano 56 progetti, che vedono coinvolti progettisti provenienti da diverse parti del mondo. Il 26 gennaio 2011 lo Studio Arco di Bologna viene dichiarato vincitore, con un progetto che sottolinea il passaggio da luogo chiuso a luogo aperto, permeabile e trasparente, in cui diversi elementi, il Tempo, la Storia, la Terra, l’Acqua e l’Aria si combinano con elementi progettuali concreti, come le fenditure di accesso previste nelle mura di recinzione, il giardino, la presenza dell’acqua che alleggerisce il complesso e riporta alla tradizione storica della città. L’edificio è concepito quasi come un organismo vivente, in rapporto con l’ambiente circostante e – nonostante la mole del progetto – autosufficiente sul piano energetico. Il corpo centrale dell’edificio, poi, viene sostituito da cinque volumi, cinque come i cinque libri della Torah, con possibilità di utilizzo autonome. Una grande flessibilità progettuale, insomma, che permette al museo di espandere man mano le proprie iniziative senza dover interrompere le attività.
La mostra sarà visitabile gratuitamente sino al 5 febbraio, per informazioni: www.meisweb.it

Ada Treves

Vertice confermato dall'Assemblea dei Rabbini d'Italia
L’Assemblea dei Rabbini d’Italia,convocata in seduta plenaria a Firenze, il 29 Novembre 2011/ 3 Kislev 5771, dopo aver ascoltato e discusso la relazione del presidente uscente rav Elia Richetti, ha proceduto alle votazioni per l’elezione del nuovo Consiglio. Il voto ha visto la riconferma del Consiglio uscente che, contestualmente riunitosi, ha rinnovato al proprio interno le stesse cariche già rivestite nel precedente mandato. Il Consiglio direttivo dell’A.R.I risulta pertanto così delineato:

Rav Elia Richetti – Presidente
Rav Alberto Sermoneta – Vice Presidente
Rav Giuseppe Momigliano – Segretario
Rav Alberto Funaro – Consigliere
Rav Adolfo Locci – Consigliere
Rav Giuseppe Laras – Presidente Emerito

Nella prima riunione, tenutasi a Bologna il 6 dicembre /10 Kislev, il Consiglio ha discusso le linee programmatiche per il nuovo mandato ricevuto, con l’obiettivo di rendere l’A.R.I. sempre più presente e coinvolta, con proposte ed interventi puntuali e concreti, nelle problematiche delle Comunità ebraiche in Italia. A tal fine ha definito, in via prioritaria, la nomina di alcune commissioni di lavoro, che affronteranno i principali temi all’ordine del giorno. In attuazione delle indicazioni formulate nel Congresso UCEI dello scorso anno, la commissione statuto dell’A.R.I. proseguirà, in dialogo costruttivo con i rappresentanti dell’UCEI, la definizione del nuovo ordinamento statutario, per quanto attiene al ruolo dei rabbini capi e al loro rapporto istituzionale con le Comunità; un altro argomento del Congresso oggetto di studio in apposita commissione è l’organizzazione dei Tribunali Rabbinici in Italia .Le altre commissioni sono strettamente legate alle attività e alle iniziative dei rabbini nei diversi settori della vita ebraica, anche indipendentemente dal fatto che essi rivestano, o meno,ruoli istituzionali nelle Comunità;saranno pertanto attivate commissioni per la kashruth, per l’educazione e la cultura,per i rapporti con le piccole comunità, per le pubblicazioni e per l’attivazione del sito internet dell’A.R.I.
Il Consiglio dell’A.R.I. si propone di rafforzare i legami con la Rabbanut Harashit d’Israele e con l’Assemblea dei Rabbini d’Europa, in naturale continuità con il ruolo delle comunità ebraiche italiane e del rabbinato all’interno dell’ebraismo ortodosso.
L’Assemblea dei Rabbini d’Italia desidera ricercare la collaborazione con tutte le persone e le istituzioni che operano nel solco della tradizione per il futuro delle Comunità ebraiche in Italia
L’A.R.I. rivolge a tutti gli ebrei in Italia calorosi auguri di Chanukkà Sameach ;formula l’auspicio che, così come di sera in sera, nel corso della festa,faremo aumentare il numero dei lumi accesi, secondo il principio di “ma’alin ba-kodesh”, per esprimere l’impegno a volgere sempre più in alto il livello di kedushà nella nostra esistenza, analogo proposito di crescita possa manifestarsi nelle nostre Comunità in tutti i campi della vita ebraica.


Shechità: il Senato olandese riafferma le libertà religiose
Si diffonde il sollievo fra ebrei e islamici dei Paesi Bassi
Una grave violazione del diritto costituzionalmente riconosciuto alla libertà religiosa. Su queste basi il prossimo 20 dicembre la maggioranza dei senatori olandesi voterà contro la proposta di vietare la macellazione rituale kasher e halal nei Paesi Bassi. Dopo un lungo esame e accesi dibattiti, dalle consultazioni dei giorni scorsi è emerso che il Partito Animalista olandese, promotore della controversa iniziativa proibizionista, non riuscirà ad ottenere la maggioranza dei voti alla Camera Alta (nell'immagine), ultimo scoglio per l’approvazione della legge.
Tirano un sospiro di sollievo le Comunità ebraiche e islamiche d’Olanda, unite in questi mesi per invertire il preoccupante risultato dello scorso 28 giugno quando 116 deputati votarono a favore della legge anti-shechitah e dhabihah a fronte di soli 30 contrari. Alla Camera bassa, infatti, vi era stato un sostanziale appoggio trasversale alla proposta di Marianne Thieme, leader del partito animalista, che invocava la proibizione di pratiche di macellazione che non prevedessero lo stordimento preventivo dell’animale (shechitah e dhabihah appunto). Liberali, socialdemocratici, il partito nazionalista di Geert Wilders, noto per posizioni xenofobe ma sempre dichiaratosi “amico degli ebrei e di Israele”, diedero il loro voto favorevole. Dei 30 contrari, il partito di ispirazione cattolica è stato fra i maggiori sostenitori delle ragioni della comunità ebraica.
Partita diversa quella giocata al Senato, con i rappresentanti del partito liberale a combattere per i diritti alla libertà religiosa, lavorando assiduamente per convincere gli altri partiti a votare contro il disegno di legge. Durante il dibattito in aula, senatori laburisti, della democrazia cristiana olandese e del partito cristiano ortodosso hanno sottolineato la pericolosità di un provvedimento gravemente restrittivo per la libertà religiosa. Non solo, è stato fatto notare come non vi siano prove accertate che lo stordimento preventivo provochi meno stress e dunque possa essere considerato una pratica più efficace per la tutela della dignità dell’animale.
“Siamo felici che la macellazione kosher, pratica millenaria della tradizione ebraica, non qualificabile come barbara o crudele, non sia più a rischio nei Paesi Bassi. Questa è una vittoria della ragione e della libertà religiosa sullo zelo politico” ha commentato il presidente del Congresso ebraico mondiale Ronald Lauder.
La oramai probabile bocciatura è stata possibile anche grazie alla mediazione di Henk Bleker, viceministro all’agricoltura olandese. Bleker ha proposto di avviare una discussione con i rappresentanti delle comunità ebraiche e musulmane, ipotizzando l’introduzione di eventuali miglioramenti nel processo di macellazione senza compromettere l’integrità della pratica kasher e halal.
Contraria a questa soluzione Marianne Thieme che ha respinto l’apertura del viceministro Bleker, sostenendo che lo stordimento preventivo è uno strumento fondamentale per alleviare la sofferenza dell’animale.
Il presidente della Comunità ebraica di Amsterdam, Ronnie Eisenmann ha dichiarato “come ebrei, siamo sollevati che il Senato presti attenzione ai diritti degli animali senza voler minare la libertà religiosa. Noi condividiamo le preoccupazioni sul benessere degli altri esseri viventi e in questo senso rispettiamo gli sforzi di Marianne Thieme. Il nostro invito a discutere con le di queste tematiche è sempre aperto ma il rifiuto categorico alla macellazione rituale ebraica è contrario, come Thieme sa, ai diritti costituzionalmente riconosciuti”.

Daniel Reichel 

Qui Firenze - Razzismo, lo sdegno della Comunità ebraica
Il Presidente della Comunità ebraica di Firenze Guidobaldo Passigli ha dichiarato: "La Comunità Ebraica di Firenze si associa al lutto della  comunità senegalese e della città tutta per l’uccisione di due suoi appartenenti e il grave ferimento di altri due, da parte di un neofascista noto per i suoi precedenti razzisti e antisemiti. Purtroppo è evidente che anche nella nostra Regione, anche nella nostra città, nonostante i continui sforzi, possono covare sentimenti di odio verso coloro che sono visti come diversi. La Comunità Ebraica di Firenze, particolarmente sensibile, condivide il messaggio del Presidente della Repubblica circa il barbaro assassinio ritenendo “urgente l’impegno di tutte le autorità politiche e della società civile per contrastare sul nascere ogni forma di intolleranza”. Il rabbino capo della comunità ebraica di Firenze, Joseph Levi, intervenendo al Consiglio comunale straordinario, ha inoltre elogiato la reazione della città di fronte “all’odio razzista e xenofobo” che ha insanguinato le strade fiorentine. “La città ha reagito subito e immediatamente. Questo e’ un fatto molto importante -ha detto Levi- ora e adesso, perché domani potrebbe essere troppo tardi”. Il rabbino capo di Firenze ha ricordato “i tragici avvertimenti fatti nei tempi giusti” subito dopo l’avvento del nazismo, ma che non furono purtroppo ascoltati, tanto che poi arrivò la catastrofe della Shoah.

Irit Sagi, le sfide di una ricercatrice donna
Una serata dai toni informali quella organizzata dall'Adei Wizo di Roma in collaborazione con l'ambasciata d'Israele e l'Istituto Weizmann di Rehovot ospiti di Giordana e Livio Tagliacozzo, per accogliere la scienziata israeliana Irit Sagi che ha raccontato al pubblico presente, fra cui il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici assieme ai consiglieri Livia Ottolenghi e Jack Luzon, l'addetto  dell'ambasciata d'Israele per gli affari pubblici e politici, Livia Link, Silvana Israel presidente dell'Adei nazionale e Silvana Hannuna e Viviana Levi presidentesse della sezione Adei di Roma, le sfide che quotidianamente affronta una ricercatrice donna.
Irit Sagi è presidente della Società israeliana di Biofisica, presidente del comitato della Wizo per la promozione delle giovani donne e scienziate e lavora nel dipartimento di Biologia strutturale all'Istituto Weizmann. Laureata in chimica, ha trasferito le proprie competenze nell'ambito biologico studiando i tessuti umani.
I progressi spettacolari nel campo della chimica delle proteine, la biologia, la biologia strutturale e biofisica nel secolo scorso hanno creato un'opportunità unica per unire questi campi, senza riguardo ai loro confini. - ha sottolineato la scienziata -  Il gruppo di ricerca diretto dalla Sagi al Weizmann  impiega tale approccio multidisciplinare per studiare gli eventi molecolari che regolano metalloenzimi durante le loro reazioni fisiologiche. In particolare, il potenziale terapeutico di questi agenti è esplorato in modelli di malattie infiammatorie e di cancro tra cui il morbo di Crohn, la sclerosi multipla, l'artrite e le metastasi del cancro.
La sfida che la squadra della Sagi ha affrontato è stata quella di acquisire, passo dopo passo, il complesso processo - (l'insieme delle quali si svolge in una piccola frazione di secondo) - attraverso cui una molecola di enzima svolge il suo lavoro.
Un lavoro affascinante e difficile, che la Sagi ha dovuto coniugare con il suo ruolo di donna e di mamma “è' ovvio che è difficilissimo svolgere questo doppio impegno – ha sottolineato la scienziata – vi sono dei percorsi professionali molto complessi e molto spesso le donne sono costrette a scegliere”. “Penso che nessuna donna possa svolgere le due funzioni senza un aiuto” ha poi aggiunto passando a parlare dell Centro per l'assistenza all'infanzia creato dalla Wizo, all'interno dell'Istituto Weizmann, per bambini dagli otto mesi ai 4-5- anni, che secondo la Sagi “è la risorsa più importante dell'Istituto”. “Vogliamo portare questa esperienza ad altre realtà universitarie  - ha poi concluso la professoressa Sagi – perché penso che questo possa essere un grande incentivo affinché le donne possano svolgere il proprio lavoro senza scendere a compromessi”.

Lucilla Efrati

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pilpul
Ma allora
Ma allora non si sa come sia possibile che due ragazzi che fanno gli ambulanti muoiano uccisi a pistolettate, ma allora la spiegazione risiederebbe nel fatto della pelle scura, ma allora neanche c'è bisogno di dirlo che avevano la pelle scura tanto è vero che sono morti implicitamente assassinati dato che erano implicitamente in pericolo, ma allora che non ci sia bisogno di dirlo è un fallimento, ma allora non si sa come la pelle scura possa giustificare un dissidio che sfoci in uccisione, ma allora poi la pelle nera, marrone, gialla e bianca, la religione-le religioni, le dicerie, l'ignoranza, la stupidità giustificano le uccisioni, ma allora questo mondo così grande si fa sempre più piccolo per via della stupidità, ma allora quando la stupidità più feroce viene accettata come se fosse un'opinione essere feroci, ma allora questa stupidità chiamata fascismo viene lasciata libera di armarsi, di dire in libertà cose schifose, ma allora la stupidità ha cittadinanza e si ritiene libera di agire - ma allora si muore innocenti.

Il Tizio della Sera

"Fermare le squadracce"
Non capisco proprio perché sull'Unione informa non ci sia nemmeno una parola a proposito dei fatti gravissimi che stanno accadendo in questi giorni qui in Israele. Le squadracce dei "giovani delle colline" si stanno facendo la legge da sé indisturbati: fanno irruzione a basi militari dando fuoco a veicoli dell'esercito e feriscono a sassate soldati e ufficiali, danno fuoco a moschee con lo scopo dichiarato di mettere in pericolo la convivenza fra collettività diverse, una convivenza che si tiene in piedi a stento. La situazione qui si sta avvicinando non alla temperatura di ebollizione ma a quella di esplosione. Queste cose stanno accadendo da tempo ma i politici, la polizia e l'esercito si stanno svegliando solo adesso, dopo che è stato ferito da un sasso un alto ufficiale. Ci sono stati alcuni arresti, ma niente di serio. Apro l'Unione Informa e che ci trovo? Cultura di qua e cultura di là, il sindaco Alemanno con Gilad Shalit (che ormai grazie a D. è  già a casa da due mesi) e i fattacci anti-rom e xenofobi a Firenze e a Milano. Ma niente sui fattacci che accadono in Israele col timbro di kasherut del governo di estrema destra. Sì, lo so che questo governo è stato eletto democraticamente, ma se le cose continueranno con la piega attuale la maggioranza parlamentare di destra che c'è oggi farà leggi che metteranno il bavaglio all'opposizione e così potrà continuare a governare in perpetuo. Senza contare che in base alle forze esistenti oggi alla Keneset, questo governo non è l'unico possibile: Kadima è  il partito più  grande e se si mettessero d'accordo Likud, Kadima e Maarach potrebbero fare insieme un ottimo governo di centro senza bisogno degli estremisti di entrambe le parti.

Daniel Haviv, alchimista

Qui Torino - Idealizzazioni negative
Anna Foa ci invita a considerare con la necessaria attenzione gli eventi accaduti a Torino in questi giorni, dove un campo nomadi è stato incendiato da una folla di tumultuosi astanti. La “gente”, tanto per intenderci. Riprendo la questione poiché mi pare rilevante anche per l’ebraismo italiano. Di passata, ricordo che l’accostamento tra zingaro ed ebreo è un elemento ricorrente negli atteggiamenti pregiudiziosi, almeno per come ce lo vanno confermando le inchieste sociologiche in materia. Riassumo quindi sinteticamente le dinamiche. Una ragazzina di sedici anni ha un rapporto intimo con il suo fidanzato. La famiglia le ha imposto una sorta di segregazione sessuale, sottoponendola a periodiche visite dal ginecologo per essere certi che la “verginità” fosse preservata. Dinanzi alla perdita di sangue, causata dal rapporto, si spaventa. Non conosce il suo corpo e non conosce neanche il mondo. Teme soprattutto la reazione e le sanzioni, prevedibilmente dure, dei genitori. Ha rotto un tabù, ne pagherà la colpa. Si inventa quindi quella che per lei è una “scusa” e che invece si rivela da subito una drammatica menzogna: è stata violentata da due nomadi, che da tempo, insieme ai loro pari, girano minacciosamente per il quartiere, ad alta densità popolare. Dell’identità dei due è certa anche perché “puzzano”. La voce di quanto sarebbe avvenuto fa in fretta a circolare e monta la rabbia popolare. Gira ben presto un volantino dal titolo: «Adesso basta, ripuliamo la Continassa dall’etnia rom». È il documento di convocazione di una “fiaccolata” che dovrebbe esprimere lo sdegno e la riprovazione collettiva. Entrano in gioco appartenenti alle tifoserie calcistiche, che sanno bene come militarizzare una manifestazione. Alcuni politici locali decidono di prendere parte all’iniziativa. Che ben presto si traduce in un vero e proprio pogrom, ai danni di uno degli insediamenti dei nomadi. Le fiaccole si trasformano in strumenti per alimentare un fuoco purificatore: quello degli oggetti degli “stranieri”, in attesa, chissà, di ardere anche qualche corpo. Qualcuno urla, nel mentre, che i nomadi non c’entrano con lo stupro. Ma poco importa. Polizia e politici sono sopraffatti delle circostanze: per così dire, la cosa gli è sfuggita di mano. Fine dell’“evento”, con la coda, non meno sgradevole, che la sedicenne ammette pubblicamente di essersi inventata tutto. Perché la cosa ci riguarda? Poche parole, per essere però chiari. La dinamica del capro espiatorio ha funzionato alla perfezione in tutta questa drammatica vicenda. Una comunità impoverita e impaurita ha dato forma alle sue angosce, in ciò assecondata - ancorché involontariamente - dai politici, identificandole nella presenza minacciosa di estranei che, per il fatto stesso di esistere, minerebbero la sicurezza collettiva. Il passaggio dalle idealizzazione negative (nomadi=nemici) alle vie di fatto (nemici=eliminazione) si è consumato in un battere di ciglia. La subcultura di riferimento delle nostre società è estremamente povera, infarcita com’è di merci e poverissima di saperi: al senso di pericolo si trasforma in un codice virale di aggregazione, dove il fare corrisponde al reagire violentemente. Si tratta di fare piazza pulita. Di chi sta sotto, l’underclass degli zingari/nomadi, che minaccia gli spazi fisici, contendendoli agli “autoctoni”. Ma anche di chi si pensa stia sopra, l’upperclass, degli “speculatori”. Basta che ci sia un soggetto politico che legittimi quest’ordine di pensieri, che sono parte integrante della nostra modernità. Le cose, poi, possono tranquillamente seguire, senza mettere in discussione la rispettabilità di una società che è sì povera ma “sana” (perché depurata dagli elementi di perturbazione). Almeno nell’autoconsiderazione che nutre per sé. La cosa non ci riguarda, ricordandoci qualcosa di un passato che non è trascorso fino in fondo perché si ripresenta sotto tante spoglie, tutte però minacciose?

Claudio Vercelli

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Fiumicino, preghiera a rischio
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Voleva solo pregare, ma ha rischiato di essere scambiato per un terrorista. Falso allarme al terminal ferroviario dell'aeroporto di Fiumicino, a Roma, per un uomo a bordo di un treno in arrivo dalla Capitale che aveva una scatoletta legata sulla fronte da cui fuoriuscivano alcuni fili. 


 
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