Libero, 22 Aprile 2007

Quell’assurda differenza di calcolo fra 5 e 8 per mille

di Vittorio Ravà

Ormai ci siamo. È iniziato il temuto periodo della dichiarazione dei redditi. I primi a dover dichiarare al fisco il proprio reddito del 2006 sono quei lavoratori dipendenti che hanno deciso di avvalersi dell’assistenza fiscale del sostituto d’imposta e lo hanno comunicato prima del 15 gennaio di quest’anno, dovranno presentare il proprio Cud entro il 30 aprile.
Per tutti gli altri che presentano il modello al Caf o ad un professionista, la scadenza è il 31 maggio.
Il rapporto tra Stato e cittadino è basato essenzialmente sui tanti onerosi doveri che lo Stato chiama ad ottemperare. In realtà esistono anche due importanti diritti dei cittadini: quello di decidere a chi destinare l’8 per mille e il 5 per mille delle proprie tasse versate.
Non si tratta di un aggravio del gettito fiscale, è lo Stato che rinuncia ad una quota delle imposte per destinarla a finalità religiose, sociali o culturali. Questi diritti valgono per tutti i cittadini, anche per quelli che percepiscono solo redditi pensionistici.
Ogni contribuente può scegliere la destinazione dell’8 per mille dell’Irpef tra sette opzioni: Stato, chiesa cattolica, avventisti, assemblee di Dio, valdesi, luterani e unione delle comunità ebraiche italiane. La scelta si compie mettendo la propria firma sul modello in corrispondenza dell’istituzione prescelta e non comporta alcun onere per il contribuente.
Per farlo non è necessario partecipare a una congregazione religiosa: chi è laico può supportare una cultura religiosa per la quale prova simpatia.
Quello che forse non tutti sanno è che la scelta espressa con la propria firma non determina la destinazione di una quota di gettito fiscale calcolato sulla propria dichiarazione, ma quella di una quota media uguale per tutti i cittadini. Lo Stato calcola l’importo totale
delle entrate dovute all’Irpef,daquesto importototale scorpora l’8 per mille, calcola le percentuali delle firme attribuite ai vari enti e ripartisce l’8 per mille tra questi in base alle percentuali delle firme espresse. In questo modo le firme di tutti i contribuenti hanno lo stesso peso, indipendentemente dal reddito. Inoltre non esiste la tracciabilità del contribuente: nessuno saprà mai chi ha scelto che cosa. Lo slogan perfetto per una campagnasull’8 per mille sarebbe: “Nellafirmadell’8 per mille contano le persone, non i redditi”.
Così non è per l’attribuzione del 5 per mille, che è il meccanismo con il quale i contribuenti possono decidere a chi destinare una quota pari ad esattamente il 5 per mille dell’imposta da loro dovuta allo Stato. La scelta questa volta ha valenza sociale e culturale: ognuno può decidere di destinare il 5 per mille ad una Onlus iscritta nell’elenco dei soggetti partecipanti, associazioni che possono essere raggruppate in tre grandi famiglie: organizzazioni non lucrative di utilità sociale, enti della ricerca scientifica e dell’università, enti
della ricerca sanitaria. Basta scrivere nell’apposito spazio il codice fiscale dell’ente scelto. L’anno scorso il meccanismo del 5 per mille ha avuto grande successo: il 71% dei contribuenti se ne è avvalso, le organizzazioni iscritte quest’anno all’elenco sono 24.259 onlus, 3.011 associazioni di promozione sociale, 4.503 associazioni riconosciute, 496 università ed enti di ricerca scientifica, 86 enti di ricerca sanitaria. Non ci sono più gli 8.102 comuni.
Tra le tante aree incomprensibili della legislazione fiscale italiana c’è anche la differenza di metodo di attribuzione tra l’8 per mille e il 5 per mille.
Destinare il proprio 8 e 5 per mille è un diritto e un dovere sociale, tanto più che in un’epoca di insoddisfazione per l’operato dello Stato, scegliere a chi destinare una parte delle imposte è un’occasione da non perdere.